Trionfa “L’Opera da tre soldi” allestita dal Conservatorio Martucci nel doppio appuntamento di Salerno e Roma
Di MARINA PELLEGRINO
Il Teatro Augusteo di Salerno ha ospitato l’Opera da Tre Soldi di Bertold Brecht e Kurt Weill, nella versione italiana di Giorgio Strehler, eseguita dall’ensemble del Dipartimento di Musica d’insieme del Conservatorio Martucci di Salerno, in onore di Peppe Natella, noto organizzatore di fiere, mostre, spettacoli teatrali, manifestazioni culturali, attento ai giovani talenti del luogo, nonché parte integrante dell’organizzazione e dell’allestimento di questo divertente spettacolo. L’opera da Tre Soldi rappresenta una svolta fondamentale del teatro musicale del 900, ambientata nella Londra vittoriana, mostra gli aspetti più disparati di un gruppo di miserabili e criminali, in lotta tra loro per la sopravvivenza in un mondo dedito alla perdizione, al gioco d’azzardo e alla prostituzione. I giovani studenti del Conservatorio hanno degnamente dato vita ai meravigliosi personaggi del poeta tedesco Brecht, ognuno introdotto dall’esperta voce recitante di Yari Gugliucci, attore salernitano noto al grande pubblico per aver interpretato numerosi ruoli in serie tv targate Rai e Mediaset. E’ proprio Gugliucci ad aprire la scena, con il suo fare spontaneo ed incisivo, con cui ha coinvolto l’attenta platea nel cuore della storia, insieme ad un intenso Enzo Esposito, un vero animale da palcoscenico, che ha elevato la famosa e sprezzante ballata del criminale Macheath Messer (Mackie), nell’occasione interpretato da Daniele Lettieri, giovane tenore che con la sua voce fresca e limpida ha caratterizzato al meglio la personalità frizzante ed imprevedibile del rapinatore, affiancato da una talentuosa Francesca Manzo, soprano dall’impatto drammatico e sofisticato, che ha ricoperto i panni della sua giovane sposa, Polly Peachum. Di grande effetto musicale la sua performance de Barbarasong, brano attraverso il quale il soprano informa i genitori, ovvero il padre, l’usuraio Herr Peachum interpretato da Rocco Paolillo, e la madre, Frau Peachum, il mezzosoprano Luana Grieco, delle sue imminenti nozze con Macheath. Sgradevolmente sorpresi dalla scelta di Polly, il vecchio Peachum e consorte cercheranno di dissuadere la figlia con il brano Dreigroschenfinale (Il primo finale da tre soldi), trio canoro molto forte, che porterà a galla le vere intenzioni dello strozzino: far arrestare ed impiccare lo scomodo genero. A coprire però le spalle del fascinoso delinquente, c’è il suo compagno di gioventù, nonché capo della polizia, Tiger Brown, interpretato dal tenore Raffaele Scocozza, spiritoso esecutore de Kanonen-Song (Canzone dei cannoni), una canzone molto ritmata, ricca di interventi in forte degli ottoni e delle percussioni. Innumerevoli sono i colpi di scena che speziano la trama, come ad esempio la relazione tra Mackie e la prostituta Jenny, il giovane soprano Colette Manciero, oppure l’amore non corrisposto della figlia di Brown, Lucy, interpretata da Maria Infranzi (che immaginiamo già spettacolare Musetta!) che la vedrà addirittura protagonista di un Duetto della Gelosia (Eifersuchtsduett) con Polly, per stabilire chi sarà la fortunata proprietaria del cuore di Messer. Al termine di numerose e rocambolesche avventure, Peachum riesce finalmente a far condannare Mackie all’impiccagione, ma poco prima dell’esecuzione, Brecht fa apparire un messaggero mandato dalla “Regina”, che grazia Macheath e gli conferisce il titolo di baronetto, nella parodia di un lieto fine. Minuzioso il lavoro dedicato alla parte orchestrale, totalmente adattata per ensemble da camera dal giovane violoncellista Matteo Parisi, che nell’occasione ha rivestito il ruolo di direttore e con maestria ha guidato questi giovani musicisti e dietro le quinte, l’esperienza del grande maestro di teatro Lello Arena. Un delicatissimo equilibrio tra cabaret e jazz, nonché una fantastica alchimia tra direttore, attori/cantanti e musicisti, i quali hanno regalato momenti musicali molto incisivi e sempre opportuni al contesto dell’opera. Opera introdotta magnificamente dai cabaret song di Arnold Schonberg e del binomio Brecht-Weill eseguiti da Francesca Manzo e Luana Grieco accompagnate al pianoforte dalla Lidia Fittipaldi. Applausi per l’intero cast e per l’ensemble con al pianoforte Francesco Saggiomo, dal tocco delicato in stile prettamente jazz, dal flauto di Valeria Iannone, dalla clarinettista Martina Aprea e dai sax di Michele D’Auria e Vincenzo Varriale, protagonisti di assoli tecnicamente molto impegnativi. Gli stornelli di intermezzo sono invece stati affidati alla fisarmonica di Carmine Mandia e alla chitarra/banjo di Gaetano Pomposelli, armonicamente sostenuti da Francesco Mosca al contrabbasso. Infine, la sezione degli ottoni ha visto Salvatore D’Ambrosio al trombone e Michele Barbella alla tromba, quest’ultimo figura principale della Canzone dei cannoni, brano trascinante e musicalmente esaltante, tant’è, che dopo numerosi applausi, il direttore Parisi ha omaggiato la platea con un bis “improvvisato”, riproponendo appunto la Kanonen-Song, questa volta però interpretata da tutti i protagonisti.