NAPOLI. E’ il primo studio al mondo sul Dna degli atleti. Innovativo, dunque, e destinato ad aprire scenari tutti da scoprire. E’ così che si presenta la ricerca cui si presta da un anno il team di Antonio Giordano (nella foto) di concerto con i medici della SSC Napoli. Giordano è un oncologo di fama mondiale; originario di Corbara (SA), ma naturalizzato statunitense, direttore dello “Sbarro Institute” per la ricerca sul cancro (Philadelphia). Da sempre sensibile alle problematiche della propria terra natìa, ha anche scritto con Paolo Chiariello un libro dedicato alla “Terra dei fuochi” dal titolo forte: “Monnezza di Stato”. E’, tra le altre cose, tifoso del Napoli. Ed in tale veste sta monitorando le condizioni dei calciatori azzurri, avendo prelevato dei loro campioni di DNA lo scorso anno a Dimaro (sede del ritiro ), all’inizio della preparazione atletica. Lo studio-monitoraggio dovrebbe durare due anni e prevede, in prima battuta, l’individuazione di quei geni con funzione legata all’attività agonistica, in particolare quelli che codificano per fattori fisiologici (quali la circolazione sanguigna). I geni vanno poi analizzati per identificarne “variazioni” che rendano un individuo maggiormente esposto a rischio se soggetto a particolari stimoli, stress psico-fisici o infortuni. Fine precipuo del lavoro è quello di dimostrare che ogni atleta ha una diversa predisposizione naturale-genetica all’attività sportiva e necessita, quindi, di un regime nutrizionale e d’allenamento personalizzato; ciò per ridurre al minimo il rischio infortuni e salvaguardare in ultima istanza lo stato di salute dei giocatori. Il tutto comparando i dati sul corredo genetico con quelli atletici in possesso del Napoli. Determinante la collaborazione di Giordano e dei suoi colleghi Raffaele La Montagna e Luigi Alfano con l’impeccabile staff medico dei partenopei, composto dal responsabile Alfonso De Nicola e dai dottori Raffaele Canonico ed Enrico De Andrea. Una squadra che è da anni (dal 2005!) prima in Italia e ai vertici in Europa; e questo non sono i tifosi a dirlo, ma i numeri: 0,32 infortunati a partita per il Napoli solo nell’ultima stagione. Ciò grazie all’intelligente opera di prevenzione dei sinistri e di diagnosi in tempo reale. Particolarmente fruttuosa si è rivelata la terapia nello spogliatoio e sul campo da gioco: le aree motorie responsabili dei movimenti di un gesto tecnico complesso disattivate con l’infortunio vengono riattivate più rapidamente guardando eseguire quel gesto dal vivo dai compagni di squadra, in un contesto familiare e congeniale. Salvatore Giordano
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