POLLA. Tragedia sfiorata, la notte scorsa, a Polla. Una coppia di coniugi, L.V. 41enne e S.C. 44enne, originari di Polla ma residenti a Nonio nel verbanese, a causa delle rigide temperature hanno deciso di accendere un braciere per riscaldarsi nella propria stanza da letto; ben presto, però, l’ambiente saturo del micidiale gas incolore ed inodore si è sprigionato per la scarsa aerazione dell’ambiente. La donna, svegliatasi a causa di una forte cefalea, con nausea e vomito, si è subito resa conto dello stato di coma del marito ed ha chiamato i soccorsi. Trasportati d’urgenza dal pronto intervento del 118 all’ospedale di Polla, con un rapido esame tossicologico sul sangue, è stato effettuata la diagnosi. Successivamente, i coniugi sono stati trasferiti presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno per il trattamento in camera iperbarica, con le cure dell’équipe costituita dal medico rianimatore Alberto Damiano, dal tecnico Fabio Viceconte e dall’infermiere Damiano Pisaturo. Dopo quattro ore intensive di trattamento, i due hanno potuto riabbracciare sani e salvi i loro cari. Fortunatamente il figlio della coppia, di soli otto anni, aveva trascorso la notte a casa dei nonni. La grande vulnerabilità tossicologica di un bambino al monossido di carbonio, infatti, non gli avrebbe consentito la sopravvivenza. “Ancora oggi siamo costretti a registrare molti casi sia per il cattivo funzionamento di caldaie o canne fumarie di camini o talvolta per l’uso sconsiderato dei bracieri” ha dichiarato Dante LoPardo, rianimatore e responsabile della struttura iperbarica.