Pina Ferro
Induzione indebita a dare o promettere utilità. Con questa accusa, ieri mattina, è finito agli arresti domiciliari l’ex vice sindaco del Comune di Capaccio Paestum, Nicola Ragni. L’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari Renata Sessa su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Vincenzo Senatore, è stata eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno unitamente ai colleghi di Caserta. Con la stessa ordinanza è stato disposto l’obbligo di dimora per Rodolfo Sabelli, dipendente del Comune di Capaccio Paestum, dirigente dell’area IV in quanto gravemente indiziato di abuso d’ufficio. Al centro dell’indagine che ha portato all’arresto dell’ex amministratore i lavori di ampliamento del cimitero comunale della cittadina dei Templi. lavori che presero il via alla fine del 2014. Le indagini hanno avuto inizio in seguito ad una interrogazione consiliare e sono andate avanti per ben due anni attraverso l’acquisizione di documenti pubblici, intercettazioni telefoniche, accertamenti tecnici, dichiarazioni rese dall’imprenditore incaricati di eseguire i lavori. Alle dichiarazioni rese da quest’ultimo sono stati acquisiti importanti e decisivi riscontri. Sin dai primi accertamenti era emerso che l’incarico dei lavori di l’ampliamento del cimitero era stato affidato in concessione ad una associazione temporanea di imprese composta da Ktesis, Navab costruzioni srl e Tekno Eko sas di Gaetano Pisciotta e commpany. Dopo la costituzione di una ulteriore società, la l’intervento fu ad essa trasferito. Le indagini hanno consentito di verificare che amministratore di “Progetto Le Ceneri Paestum” era Rossella Marino, moglie di Giacomo Caterino, titolare della maggioranza delle quote della Ktesis. Amministratore della Nabav, invece, era Arturo Noviello, zio di Paolo Caterino (figlio di Giacomo). La Navab era stata attinta da interdittiva antimafia, con decreto del Prefetto di Caserta emesso il 19 luglio del 2013, mentre l’altrapartecipante all’Ati, la Ktesis aveva subito un sequestro di quote, disposto dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Dda. Giacomo Caterino, è figlio dell’imprenditore Paolo Caterino, cugino di Antonio Iovine, condannato più volte per 416 bis in quanto esponente del clan dei Casalesi. Secondo gli inquirenti, pur in presenza di tali provvedimenti Sabelli avrebbe omesso di acquisire la richiesta di documentazione antimafia. Anzi, Sabelli nel maggio del del 2014, adottando una determinazione avrebbe agevolato il passaggio societario dalla originaria Ati al cui interno erano presenti con quote predominanti le società attinte da interdittiva antimafia r da sequestro delle delle quote da parte della Dda do Salerno, alla società formalmemente amministrata dalla moglie di Giacomo Caterino. Le intercettazioni successivamente consentivano di accertare l’esistenza di relazioni confidenziali tra gli esponenti della società incaricata di eseguire l’opera e il funzionario pubblico, confermando la natura dolosa delle violazioni di legge pre- senti all’interno dei provvedimenti adottati. Proprio su tali violazioni si fondava l’iniziativa assunta presso il “Lido Mediterraneo dall’allora capogruppo di maggioranza Roberto Ciuccio che interloquendo a nome di Ragni e di Leopoldo Marrandino (consigliere comunale) intimava al- l’imprenditore Giacomo Caterino di versare 2500 euro come tangente per ogni cappella da realizzare. minacciando di creare ostruzionismo nel caso di mancato accoglimento della richiesta in modo da non consentire la realizzazione dei lavori.