di Pina Ferro
Notte in carcere per il vice sindaco di Cava De Tirreni, Enrico Polichetti. Ieri mattina gli uomini della Direzione investigativa antimafia hanno eseguito il provvedimento di custodia cautelate in carcere emesso da Tribunale del Riesame di Salerno. Il provvedimento è stato eseguito dopo che la Cassazione ha rigettato il ricorso, presentato dallo stesso indagato attraverso l’avvocato Marco Salerno, contro la detenzione in carcere di Enrico Polichetti. Espletate le formalità di rito l’ex amministratore è stato trasferito nel carcere di Poggioreale. La misura cautelare era stata disposta nello scorso mese di novembre dal Tribunale del Riesame di Salerno. I giudici non avevano ritenuto sussistenti le prove fornite da Polichetti – che si era dimesso dal suo incarico a settembre 2018 – considerando necessaria l’applicazione della misura cautelare in carcere. Enrico Polichetti è accusato di aver ottenuto, grazie al sostegno di esponenti apicali del locale clan Zullo, un rilevamnte successo elettorale, risultando il primo eletto, alle consultazioni amministrative del 2015 per il rinnovo del consiglio comunale di Cava de Tirreni. Le indagini hanno dimostrato, inoltre, la presenza dei legami che Polichetti ha mantenuto nonostate le formali dimissioni da tutte le cariche pubbliche, con persone direttamente collegate al gruppo camorristico e con esponenti politico – amministrativi e dipendenti dell’Ente locale. Al termine delle attività investigative, nell’ottobre del 2019, il tribunale del Riesame, accogliendo l’appello del pubblico Ministero della Dda Vincenzo Senatore, aveva emesso l’ordinanza cautelare divenuta esecutiva nella giornata di ieri a seguito del pronunciamento degli ermellini. Enrico Polichetti è accusato di scambio politico elettorale mafioso. «All’inizio la proposta del sodalizio di Zullo per l’allestimento della festa della pizza era stata rigettata; fu il vicesindaco Enrico Polichetti ad aiutarli, spiegando come dovevano fare per ottenere l’appalto attraverso la costituzione di una nuova società». Ad affermarlo in aula, nel novembre del 2018, era stato il collaboratore di giustizia Giovanni Sorrentino, nell’ambito del procedimento penale per un giro di usura ed estorsioni a carico di Dante Zullo, il figlio Vincenzo, la sorella Lucia e Vincenzo Porpora. Nel ricostruire i legami, il collaboratore di giustizia spiegò che il filo che univa gli Zullo e l’esponente della giunta comunale, era Porpora il quale aveva lasciato l’esecutivo dopo la diffusione delle indiscrezioni su un’indagine della Direzione distrettuale antimafia. In quella stessa udienza Sorrentino parlò anche degli incontri tra Polichetti e Dante Zullo e del supporto che gli interessi del sodalizio avrebbero trovato in qualche funzionario comunale. L’intera vicenda ruotava intorno alla Festa della pizza, e ai controlli della polizia municipale che, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbero stati messi a tacere. «I vigili rilevarono una serie di irregolarità, relative alla quantità di spazio occupato e ad alcune autorizzazioni, poi però Porpora andò da quel funzionario e lui mise le carte a posto». Affermò Sorrentino il quale sottolineò anche che “le carte non erano a posto per niente”. Addirittura, agli organizzatori sarebbe stato permesso di pagare una tassa di occupazione del suolo pubblico calcolata all’incirca sulla metà dell’area realmente utilizzata, e le facilitazioni avrebbero riguardato anche altre attività.
Stamane in Aula per l’accusa Servalli e Galdi
Clan Zullo e l’aiuto fornito all’ex vicesindaco di Cava de’- Tirreni Enrico Polichetti: questa mattina nell’ambito del processo in corso presso il tribunale di Nocera Inferiore, saliranno sul banco dei testimoni, chiamati dal pubblico ministero Vincenzo Senatore, titolare dell’inchiesta, il sindaco di Cava de’Tirreni Vincenzo Servalli, l’ex primo cittadino Marco Galdi, il dipendente comunale Antonino Attanasio, il vigile urbano Ferrara, il funzionario comunale Angelo Trapanese ed il militare che ha effettuato l’attività investigativa Fermentino. Secondo l’impianto accusatorio del pubblico ministero Vincenzo Senatore, l’ex vice sindaco avrebbe ottenuto l’appoggio di Dante Zullo in occasione delle elezioni comunali, in cambio dell’affidamento ad una cooperativa di ex detenuti di tutti i lavori necessari per il Municipio. Si ipotizza anche, che nel 2016 in occasione della Festa della pizza,avrebbe favorito una società degli Zullo con la complicità del funzionario Angelo Trapanese (responsabile del servizio Tributi). La manifestazione fu gestita dall’associazione “Promo Cava”, riferibile a uomini del sodalizio, e secondo le indagini, l’autorizzazione fu data nonostante carenze istruttorie e violazioni regolamentari che assessore e funzionario avrebbero taciuto al sindaco Servalli. Gli illeciti sarebbero continuati nel corso dell’evento, applicando sull’occupazione di suolo pubblico una tariffa agevolata e chiudendo un occhio sulle sanzioni per un’estensione più che doppia rispetto a quella autorizzata.
Infiltrazione camorristica al Comune Ora si rischia il commissario
All’ultima curva, dopo aver subito una serie di sentenze contrarie, la Procura ottiene il via libera della Cassazione per l’arresto di Polichetti. Procura convinta che quel gruppo criminale che s’imponeva con il pizzo e l’usura sia un vero e proprio clan, come confermano le dichiarazioni del “pentito” Giovanni Sorrentino. C’è un particolare, che pure emerse nel corso della prima conferenza stampa, che è passato sotto silenzio. Se riconosciuta l’infiltrazione camorristica all’interno del Comune di Cava si rischia il commissariamento, come successo a Scafati. Un’ipotesi che la pubblica accusa ha sempre maneggiato con cautela ma è forte della convinzione che ci sarebbe dell’altro tra i rapporti politica e malavita. Per questo il Pm Senatore si attende molto anche dall’interrogatorio di Polichetti, la cui posizione si è aggravata con il carcere. Se verranno provati ulteriori episodi di collusione tra camorra e palazzo di Città la bomba è pronta ad esplodere a pochi mesi dalle elezioni.