«O c’è un nuovo processo di cambiamento o è inutile andare avanti».
Già in Consiglio comunale, Enrico Polacco, consigliere comunale del Pdl, era stato chiaro ed aveva strappato al sindaco Marco Galdi la promessa (mantenuta nella stessa serata) di un azzeramento dell’esecutivo cittadino. Polacco, quasi tentato a voler mollare tutto per le ultime vicende che hanno travolto il?Palazzo di Città metelliano, ora chiede chiarezza al primo cittadino. «S’inizi con un esecutivo di alto profilo ma poi l’azzeramento deve riguardare tutte le cariche politiche». Un cambio di passo notevole e deciso, quello che in sostanza chiede l’esponente del gruppo di Italia Protagonista (corrente del Pdl che fa capo al senatore Maurizio Gasparri). Ed ecco l’analisi e le proposte di Enrico Polacco.
Nell’ultima seduta del Consiglio comunale non ha nascosto i suoi sentimenti, le sue emozioni per l’inchiesta che ha travolto l’Amministrazione Galdi…
«Inutile nascondere che quel che è accaduto è molto grave. Sei arresti e decine di perquisizioni non sono una cosa di poco conto, anzi. E vi lascio immaginare qualche sia il mio stato d’animo, così come quello dei miei colleghi consiglieri coinvolti in una vicenda giudiziaria. Certo, le indagini sono in corso e non bisogna affatto trarre conclusioni affrettate. Tuttavia, l’opinione pubblica cittadina è scossa, così come l’apparato comunale e la classe politica».
Insomma, lei è preoccupato?
«Come non esserlo. Da un punto di visto politico e per i riflessi negativi che possono riverberarsi sulla vita amministrativa. Sul piano giudiziario, al contrario, anche se amareggiato, sono personalmente sereno e convinto che io così come gli altri consiglieri comunali abbiamo operato sempre nel pieno rispetto delle legge, con onestà e nel sincero interesse della comunità che rappresentiamo. Per quanto mi riguarda, ma penso che ciò sia comune alla stragrande maggioranza se non a tutti i colleghi consiglieri, ho da sempre inteso la politica come servizio da rendere e non certo come uno strumento di arricchimento o di promozione sociale».
Quindi tutto bene?
«No, per nulla. Sgombriamo il campo dagli equivoci: sono altrettanto convinto che la magistratura faccia bene a svolgere il suo lavoro e sono più che fiducioso sul suo operato. Proprio per questo, alla magistratura inquirente chiedo di far chiarezza sulle vicende che riguardano il Comune di Cava de’ Tirreni in tempi ragionevolmente brevi, individuando le eventuali responsabilità e facendoci così venir fuori da questo limbo, anzi, se mi e’ consentito, da questo pantano fangoso e melmoso in cui molti di noi, nostro malgrado, sono stati gettati».
L’opposizione ha chiesto le dimissioni e il ritorno alle urne…
«Confesso, in tutta onestà, che l’idea di rassegnare le dimissioni da consigliere comunale, anche se per un attimo fugace, l’ho avuta. E’ stato solo un attimo di umana debolezza, però. Noi abbiamo il dovere di continuare. Almeno di tentare. I cittadini ci hanno conferito la responsabilità di assicurare un governo alla città e questo dobbiamo, fin quando è possibile, garantire. Dimettersi ora equivale ad un gesto di viltà, ad una fuga dalle responsabilità, all’ammissione di una responsabilità, anche politica, che al contrario respingiamo con convinzione. Tuttavia, neanche possiamo far finta che non sia successo nulla. All’opinione pubblica cavese, e non solo, dobbiamo pure dare un segnale chiaro ed inequivocabile che dia il senso della nostra coerenza e responsabilità, ma nel contempo della nostra capacità politica di leggere le situazioni e dare delle risposte adeguate».
E allora?
«Per questo abbiamo convenuto su un gesto politico forte da parte della nostra amministrazione comunale, ovvero una nuova giunta. Per quanto mi riguarda, io andrei oltre. Innanzi tutto, partirei senz’altro da una nuova giunta, ridotta nel numero, non più di quattro-cinque componenti, totalmente rinnovata nelle persone, che, a mio avviso, dovrebbe essere composta da personalità provenienti dalla società politica e civile cittadina, rigorosamente esterne a questo Consiglio comunale. Insomma, pescare fuori dai partiti e a prescindere dagli schieramenti, privilegiando le competenze e lo spessore etico. Quello di un nuovo governo municipale, ripeto, deve essere solo l’inizio di un processo di cambiamento che alla fine dovrà risultare ancor più incisivo e radicale e riguardare i vari ambiti e livelli: politico, istituzionale, gestionale».
Vale a dire?
«Iniziamo dalla giunta, il resto viene dopo».
Per ora, quindi, ci fermiamo ad un governo di tecnici?
«Per carità, di tecnico abbiamo già il Governo Monti che basta ed avanza. Diciamo, una giunta di decantazione, capace di dare credibilità alla politica e alla vita amministrativa purtroppo oggi perduta. In altre parole, assicuriamo un governo politico-amministrativo prestigioso e qualificato alla città, dando un inequivocabile segnale di forte cambiamento e discontinuità, soprattutto fino a quando la magistratura non avrà fatto chiarezza sulle vicende oggetto di indagine».
Pieni poteri quindi al sindaco Galdi?
«Abbiamo il dovere di dare al nostro sindaco l’opportunità di volare alto, assicurandogli di poter agire quanto più possibile in piena autonomia e libertà. Per quel che mi riguarda, al sindaco Galdi chiedo solo di cogliere questa opportunità, sebbene in un momento così drammatico. Il mio timore è che la montagna partorisca il topolino. Sarebbe disastroso se da questo ricambio ne venisse fuori un esecutivo municipale rabberciato, debole e di scarso spessore. Meglio, allora, con qualche necessaria modifica, la giunta appena azzerata, in larga misura composta da esponenti politici legittimati dal voto popolare. In altre parole, o viene varata una giunta di grossa qualità oppure meglio rassegnarsi al voto anticipato. Morire per consunzione, sarebbe la peggiore delle iatture per la nostra maggioranza ma anche per la nostra città».