Pillole per una nuova storia letteraria 061 di Federico Sanguineti - Le Cronache
Editoriale

Pillole per una nuova storia letteraria 061 di Federico Sanguineti

Pillole per una nuova storia letteraria 061 di Federico Sanguineti

                                                  Tema. Vago fanciullo. Svolgimento

 

Di Federico Sanguineti

Nel 2019 una ventottenne dell’Arizona fa sesso con un giovane tredicenne, e si giustifica dicendo che lui è troppo aggressivo. Nel 2022 una dirigente scolastica viene accusata di avere una relazione con lo studente di un liceo romano. Del resto, si sa, nella Genesi la moglie di Putifarre si innamora di Giuseppe, e non finisce bene. Però la Bibbia si ispira al Padreterno, e si può ipotizzare che le cose sarebbero andate diversamente se, a guidare la mano di chi scrive il testo sacro, invece di un Dio, fosse stata una Dea. Analoghi esempi comunque non mancano in pagine profane: Fedra, regina di Atene, si innamora di Ippolito e, ancora una volta, è dramma. Ma a scrivere tragedie a lei intitolate sono Seneca, Racine o D’Annunzio: tutti maschi. Phaedra’s Love (1996), opera viceversa di Sarah Kane, è dall’autrice definita, pour cause, commedia, non tragedia. Sarà casuale ma, cinque anni più tardi, la leader del femminismo anglosassone, Germaine Greer, pubblica un libro (The boy), tradotto nel 2004 (Il ragazzo), in cui rivendica per le donne il diritto di apprezzare la bellezza di un giovane imberbe. Venendo quindi alla storia della letteratura, ci si pone la domanda: quale scrittrice in Italia ha per prima dedicato una poesia d’amore a un ragazzo in “età imperfetta”? Responso al quesito è dato da Serena Porpora, studentessa dell’Università di Salerno, che addita a conclusione del corso triennale di Filologia italiana l’opera di una scrittrice, Caterina degli Obizzi, la quale, unita in matrimonio nel 1716 a Cesare Felice Calcagnini di Fusignano, non solo partorisce cinque figli (Francesco, Tommaso, Guido, Teresa e Placido), ma dà alla luce una poesia in cui confessa di essersi innamorata, con “giusto ardore”, di “vago fanciullo”. È chiaro che il sentire espresso dalla poetessa non ha nulla a che vedere con gli stereotipi del romanticismo borghese, ma è lusso aristocratico di una marchesa legata al petrarchismo. Da questa tradizione tuttavia si allontana, non solo prendendone le distanze, ma rovesciandone i presupposti. Senza dubbio il punto di partenza è infatti il secondo componimento dei Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca: “Per fare una leggiadra sua vendetta / et punire in un dí ben mille offese, / celatamente Amor l’arco riprese, /come huom ch’a nocer luogo et tempo aspetta. // Era la mia virtute al cor ristretta / per far ivi et ne gli occhi sue difese, / quando ’l colpo mortal là giú discese / ove solea spuntarsi ogni saetta. // Però, turbata nel primiero assalto, / non ebbe tanto né vigor né spazio / che potesse al bisogno prender l’arme, // overo al poggio faticoso et alto / ritrarmi accortamente da lo strazio / del quale oggi vorrebbe, et non pò, aitarme”. Nel sonetto di lei, da Giovanni Battista Recanati inserito nella raccolta di Poesie italiane di rimatrici viventi (1716) e, dieci anni dopo, da Luisa Bergalli Gozzi posto fra i Componimenti poetici delle più illustri rimatrici di ogni secolo, finalmente si legge, rivivendo al femminile (con explicit di inaudito garbo) l’odi et amo catulliano: “Il mio nemico Amor vuota di strali / Avea già la faretra, e a poco a poco / Alla face mortal mancava il foco, / E cadevangli al suol spennate l’ali. // Ed io, vedendo allor tanti suoi mali, / Andava altrui narrando in ogni loco, / Come io lo vinsi, e mi prendeva a gioco / Le sconfitte di lui gravi, e fatali. // Quando ei per far di me qualche vendetta, / Investe gli occhi di un fanciullo, e il core / Ad amare l’innocente invita, e alletta. // Io che l’arte conobbi, il giusto ardore / Non ricusai, e in quell’età imperfetta / Amo il vago fanciullo, e odio Amore”.