di Peppe Rinaldi Non sappiamo chi, come, quando e -soprattutto- perché questi ragazzi disabili ospiti del centro “Ises” di Eboli si siano ritrovati con tumefazioni, lividi ed ematomi vari addosso. Se si sia trattato di aggressioni, maltrattamenti, incidenti, violenze casuali o volontarie neppure lo sappiamo, ma le foto parlano da sole, c’è poco da interrogarsi oltre perché una cosa appare certa: non doveva accadere, non poteva accadere, invece è accaduto chissà quando e, a quanto pare, diverse volte nel passato, nel presente e nel futuro. Sempre che ve ne sia ancora uno viste le condizioni del centro di riabilitazione già ribattezzato la «clinica di famiglia del Pd» per via della notevole concentrazione di familiari, parenti e affini dell’establishment di un partito che in una città come Eboli conta parecchio. A tal proposito sembra che le cose stiano cambiando anche sotto il profilo del «padrinato» politico, come proveremo a spiegare. Che le ustioni sui gomiti o sulla pancia, i lividi in faccia, le mazzate sull’arcata oculare, gli strani arrossamenti sull’addome o sulle natiche siano conseguenza di veri e propri maltrattamenti esercitati dal personale, non può dirlo nessuno (potrebbero essersi fatti male da soli, ma ciò non cancella la responsabilità della vigilanza) tranne le cosiddette autorità competenti dopo adeguato approfondimento: il punto è proprio qui, però, se si considera che queste foto sono note alla procura di Salerno da un pezzo. Non risultano attività consequenziali e, pertanto, c’è da supporre che nessuno abbia avuto il tempo di approfondire l’argomento oppure che l’argomento in quanto tale non esista e si tratti di una bufala, magari creata ad arte per infangare la struttura: il lettore, guardando le immagini e facendo un po’ di ricerche sul web, si farà la propria idea. Par di capire ora che un pm diverso da quello cui finirono in mano le fotografie tempo fa, abbia deciso di fronteggiare il problema e venire a capo di una faccenda che si fa sempre più complicata oltre che rischiosa per tanti, troppi, protagonisti della politica, delle istituzioni, del clero, della burocrazia locale e centrale. Senza escludere la stessa magistratura visto che stiamo parlando di una struttura platealmente illegale e inspiegabilmente ancora aperta, senza requisiti per esercitare un’attività per la quale ognuno di quei povericristi (poi ci sono le terapie quotidiane e il cosidetto semi-residenziale, tutto con tariffe prestabilite e su cui torneremo in seguito per spiegare meglio come si succhia il danaro pubblico in questi centri) «paga» 190 euro al giorno per poterci stare: tanto versa nelle casse dell’Ises l’Asl di Salerno come retta giornaliera per ognuno dei pazienti. Dovrebbero alloggiare in un albergo a 5 stelle, sembra che si vada in direzione opposta. Illegale perché non ha la certificazione di agibilità (che viene richiesta a tutti, senza eccezioni) requisito di base per poter discutere di qualsiasi cosa, non rispetta la normativa antincendio, non ha la destinazione d’uso urbanistica essendo la palazzina per uso abitativo civile, al punto da esser forse l’unico caso al mondo di convivenza tra famiglie «normali», disabili in trattamento, gente e personale vario, e via dicendo. Insomma un centro totalmente fuorilegge che tutti da anni fingono di non vedere e che addirittura l’Asl continua a finanziare imperterrita come se la cosa non la riguardasse e non ne dovesse prima o poi rispondere qualcuno. Certo, siamo pur sempre in Italia, dove si fanno indagini sui tesseramenti di partiti politici o addirittura processi su fantomatiche trattative tra lo stato e la mafia e quindi tutto può accadere ma quando i vari manager, direttori generali, direttori di distretto, medici di base e specialisti convenzionati, avvocati, commercialisti, responsabili di settore ed unità operative dell’Asl, sindaci e chi più ne ha più ne metta riusciranno a spiegare come abbiano fatto in tutti questi anni (circa 30) a dare il via libera all’erogazione di tanto danaro pubblico (circa 4 milioni di euro annui di rimesse, prelevate dalle tasse dei cittadini) sarà un giorno di festa per tutti. Antonio Squillante, direttore generale dell’Asl di Salerno, è informato bene della cosa e, pare, sia in attesa che la commissione preposta alla valutazione definitiva dei requisiti per esser accreditati alla Regione decida sul da farsi. Il punto è che i termini sono scaduti da un pezzo e pure su questo la legge pare si applichi ad intermittenza: qualcuno aveva pure provato a «salvarla» la struttura attraverso una comunicazione positiva dell’ispezione, addirittura pubblicata sull’albo pretorio dell’Asl, salvo poi far rocambolescamente dietro front quando le nuvole stavano per addensarsi all’orizzonte. Ora sembra non sappiano come fare per trovare la quadra (i recenti viaggi a Napoli di top manager sanitari per perorare questa ed altre cause impossibili, sembra non abbiano portato a granché) ma è una quadra che non si può trovare, né in quel posto né in altri che non abbiano i requisiti della legge. Voci di corridoio indicano l’ex sede del giudice di pace di Eboli come nuova location per l’Ises: ovviamente è una bufala, non è possibile farlo neppure lì a meno di un cambio della normativa urbanistica da farsi in un consiglio comunale che nessun consigliere voterà mai a meno che non abbia deciso di farsi sbattere in galera. La qual cosa, tragicamente, non appare più tanto peregrina allo stato, visto il guazzabuglio che, partendo dall’Asl e finendo alla Regione Campania, si è creato. Dipende solo dai magistrati ormai. In procura potrebbero infatti interrogarsi sul perché ci siano stati cambiamenti obliqui nell’amministrazione del centro, sostituendo alcuni membri del Cda con soggetti provenienti dall’hinterland napoletano su cui graverebbero ombre per via di vicende analoghe, oggetto già anni fa anche di interrogazioni parlamentari (Alessandra Mussolini in primis). Sembra pure che nel Cda vi sia un dirigente del ministero della sanità -è vietato dalla legge- ma è una notizia da verificare. Com’è da verificare anche il fatto che il nuovo presidente dell’Ises sia un medico dell’agro nocerino (e qui andiamo al cambio di «padrinato» politico cui accennavamo) vicino al fratello del presidente della commissione sanitaria per l’accreditamento, il dottor Rosario Capone da Angri. Ora, analizzando le prescrizioni che la commissione da questi presieduta ha inviato al comune di Eboli sul finire del febbraio scorso all’esito del sopralluogo sull’Ises, vien fuori ogni sorta di interrogativo: per non dire di quelle che il Comune ha poi «girato» al centro, come se si stesse parlando di un centro normale che non viva alcun problema. Gira che ti rigira, la domanda è sempre la stessa: come mai, dai carabinieri ai vigili urbani, dalla Gdf alla Polizia, dall’Asl al comune, dalla magistratura salernitana e non salernitana agli ispettorati vari competenti, nonostante sappiano continuino a girarsi dall’altra parte consentendo inspiegabili arricchimenti personali (da fonti certe, risulterebbero anche diverse definizioni ereditarie che renderebbero ormai inutili eventuali azioni risarcitorie nei confronti dei principali responsabili giuridici) oltre che insopportabili discriminazioni tra cittadini? Certo non è l’unica struttura con questi guai: il fatto è che per molto, molto meno la stessa Asl ha deliberato la chiusura di altri centri. Qui le cose non tornano. Facendosi sempre più avvicenti.
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