di Red.Cro.
“Pasquale disse: ‘Per qualsiasi cosa, se non ci sono io, c’è mio fratello e puoi parlare tranquillamente con lui'”: ‘Pasquale’ è Pasquale Aliberti, ex consigliere e sindaco di Scafati, e a rivelare quel particolare è Massimo Fattoruso, il neo pentito del clan AquinoAnnunziata che a partire dai mesi scorsi ha iniziato a raccontare dei rapporti tra il politico scafatese e la cosca che opera tra Boscoreale e Scafati. Fattoruso, 41 anni, rivela gli affari e gli aiuti che Aliberti gli ha assicurato nel corso di un decennio, in cambio di appoggio elettorale, per diverse elezioni: comunali, provinciali, regionali. Il collaboratore di giustizia riferisce di aver avuto con Pasquale Aliberti e il fratello Nello stretti rapporti di collaborazione, spesso interrotti dai lunghi periodi di detenzione che Massimo Fattoruso ha sofferto proprio per la sua appartenenza al clan Aquino-Annunziata. In quel caso, il referente della famiglia era suo fratello Davide, giovane fuori dal contesto criminale, nel quale vivevano sia Massimo che il fratello Francesco ‘Spalluzzella’, ucciso nel marzo del 2014 e ritrovato bruciato nella sua auto nel territorio di Boscoreale. Massimo Fattoruso spiega che quando era detenuto a mantenere i rapporti con Pasquale Aliberti erano i fratelli, in particolare Davide: “Mio fratello Davide non c’entrava niente con la nostra vita. Siccome però lui conosceva bene Pasquale e quindi aveva dato una mano, sempre sotto mia indicazione, nella campagna elettorale, se dovevo mandare un’ambasciata a Pasquale o viceversa, c’era mio fratello Davide, in quanto si conoscevano erano amici”. Poi racconta: “Gli abbiamo dato una mano sia a livello comunale e sia a livello provinciale, la prima volta che si candidò Pasquale Aliberti alla Provincia, come ci ha chiesto aiuto quando si è candidata la moglie diciamo, Monica Paolino”. Fattoruso parla degli appetiti criminali sul territorio di Scafati nel verbale del 5 ottobre scorso, interrogato dal pm Vincenzo Montemurro che ha depositato gli atti nel processo in corso al tribunale di Nocera Inferiore, nel quale l’ex sindaco Aliberti è imputato insieme al fratello Nello, alla moglie Monica Paolino, a Giovanni Cozzolino, Roberto Barchiesi, Andrea Ridosso e Ciro Petrucci per scambio di voto politico mafioso. “Già prima che era sindaco Pasquale Aliberti, mi sembra che all’epoca era consigliere, c’era già stata un’infiltrazione per quanto riguarda i lavori di pulizia del fiume di Scafati: le ditte erano già ditte appartenenti al clan dei Casalesi e ci fu un episodio che ce lo confermò”. Fattoruso racconta che Generoso Di Lauro che all’epoca ‘era un’unica cosa con Saverio Tammaro e Antonio ‘o chiappacane’, referenti del clan Matrone andò a chiedere un’estorsione ad una ditta e intervennero i Casalesi. Fattoruso spiega al magistrato che Di Lauro appiccò il fuoco ad un macchinario della ditta e questo provocò la reazione del clan casertano con il quale gli Aquino-Annunziata mantenevano ottimi rapporti. “Intervennero i Casalesi in quanto quella era una ditta che faceva capo a loro – spiega Massimo Fattoruso – e Di Lauro si rivolse anche ad Aquino Raffaele (ritenuto uno dei capi del clan Aquino-Annunziata) perchè noi comunque avevano un buon rapporto con i Casalesi. Io c’ho fatto la latitanza a Casal di Principe, e quindi si cercò di sistemare la cosa”. Anni dopo quando Pasquale Aliberti divenne sindaco, Fattoruso – attraverso i suoi contatti criminali con i Casalesi viene a sapere che il referente politico della potente cosca casertana a Scafati è proprio Aliberti. “Successivamente quando Pasquale Aliberti era sindaco che continuavano ad esserci infiltrazioni – racconta Fattoruso – che le ditte operanti erano appartenenti al gruppo dei Casalesi mi fu detto da Oreste Caterina, uno dei Casalesi. Era lui che aveva appoggiato la mia latitanza a Casal di Principe e ci tenevamo in contatto tramite altri Casalesi che erano detenuti con me a Rossano”. Le ambasciate su cosa stesse accadendo fuori Fattoruso sostiene gli venissero direttamente da Caserta: “Gli mandai a dire (ad Oreste Caterina, ndr) ‘chi è il vostro appoggio politico, come siete entrati voi in queste gare a Scafati? il nostro appoggio è proprio il sindaco Aliberti'”. Massimo Fattoruso spiega poi che la metodologia utilizzata dalla cosca dei Casalesi per ringraziare il referente politico locale era sempre la stessa: il 3% dell’importo del lavoro ottenuto. “Se il loro referente era Pasquale Aliberti – spiega il pentito – sicuramente non è che Pasquale Aliberti lo faceva gratis, loro davano una percentuale, un compenso a Pasquale ALiberti che gli faceva prendere appalti. Solitamente c’erano degli standard, un po’ come le estorsioni, all’epoca le estorsioni per i lavori pubblici era del 3% dell’importo dei lavori. Ma poteva cambiare, poteva essere più alto come più basso, però funzionava così chi faceva prendere l’appalto aveva come compenso una percentuale che andava calcolata in base anche all’importo dell’appalto”.