di Erika Noschese
Un’alternativa al centrodestra di Edmondo Cirielli e il centrosinistra di Roberto Fico. Per le persone e le comunità oggi si impone come «proposta originale», una «una terza via rispetto a due poli che, pur sembrando opposti, sono in realtà due facce della stessa medaglia». A rimarcare questo concetto è Nicola Campanile, candidato alla presidenza della giunta regionale della Campania con Per che, ieri sera, ha chiuso la sua campagna elettorale a Salerno, presso la stazione Marittima, proprio per rimarcare il legame tra la città capoluogo e il movimento politico. Per Campanile, tanto a destra quanto a sinistra, ci sono «grandi ammucchiate senza un programma, senza un’identità, senza una prospettiva. Quei due poli sono nati più per esigenze di equilibri nazionali che per una reale attenzione alla Campania. Per questo abbiamo ritenuto giusto offrire ai cittadini campani una terza strada: la nostra proposta, che nasce da persone che hanno dedicato la vita all’associazionismo, al volontariato — ecclesiale e non — e che da cinque anni fanno politica insieme con Per le persone e la comunità. Non ci ha mai attratto una proposta scadente». Inizialmente, Per era una costola della coalizione di centrosinistra, come avvenuto alle scorse elezioni comunali a sostegno con il movimento politico a sostegno del candidato sindaco Vincenzo Napoli, poi il distacco e l’avvio di un progetto politico autonomo. «Normalmente cerchiamo il dialogo con il centrosinistra, quando è possibile: lo abbiamo fatto cinque anni fa con De Luca e lo abbiamo fatto qui a Salerno con il candidato Napoli. In altre situazioni, invece, ci siamo rifiutati di stringere alleanze con un centrosinistra che talvolta avanza proposte indecenti – ha aggiunto Campanile – Siamo quindi molto selettivi: non cerchiamo posti o poltrone, cerchiamo di offrire un servizio politico da cristiani in quanto cittadini. Il nostro obiettivo è entrare in Consiglio regionale: nessuno pensa che io possa essere eletto presidente, io per primo. A noi interessa portare una pattuglia di consiglieri regionali, perché in Consiglio potremmo essere centrali e baricentrici, soprattutto sui grandi temi: famiglia, disabilità, trasparenza, legalità. Il nostro obiettivo è superare abbondantemente la soglia minima del 2,5% per entrare in Consiglio. Abbiamo buone sensazioni e ci stiamo impegnando». L’obiettivo, dunque, è molto più concreto e realizzabile: avere una rappresentanza in consiglio regionale per affrontare le tante problematiche che oggi caratterizzano la Campania, a partire dalla sanità che, ha aggiunto il candidato presidente, «ha sicuramente bisogno di una svolta. De Luca ha gestito la sanità per dieci anni, amministrando tra salute, sport e cultura quasi l’80% del bilancio regionale. Quali sono i risultati? Non particolarmente brillanti. Siamo usciti dal dissesto e abbiamo superato il piano di rientro, ma se guardiamo i dati non sono affatto buoni. Dieci anni fa, dei 23 miliardi destinati alla sanità, il 60% andava al Servizio sanitario nazionale, quindi alle strutture pubbliche, e il restante 40% al privato convenzionato». Dopo dieci anni, ha sottolineato il leader del movimento politico, «il rapporto si è completamente invertito: il 60% delle risorse va al privato convenzionato e il 40% al pubblico. Noi vogliamo invertire questa rotta. C’è un dato clamoroso sulla riabilitazione: il 97% dei fondi che la Regione investe in questo settore è gestito dal privato convenzionato, solo il 3% dal pubblico. Non condividiamo questo indirizzo politico: per noi la sanità deve essere pubblica, universale, gratuita, soprattutto per le fasce sociali più fragili. E poi crediamo che, nella nomina del management, De Luca non abbia brillato nel premiare competenza e professionalità: troppo spesso è stata premiata la fedeltà. Per esempio, c’è la Soresa, la società regionale che gestisce 10 miliardi dei 23 miliardi del bilancio regionale destinati alla sanità. È sempre stata affidata a candidati delle sue liste non eletti. Fare politica non è una colpa, ma quando si scelgono manager chiamati a gestire risorse così ingenti occorre puntare soprattutto sulla competenza, a prescindere dalla tessera, dalla residenza o dalla cittadinanza». Tra gli obiettivi principali di Per restituire dignità alla figura del caregiver, attraverso una legge regionale ad hoc e fondi a disposizione: «Credo che sostenere le famiglie in situazioni così pesanti e impegnative sia fondamentale. Occorre finanziare con risorse vere non solo aiuti economici, ma anche servizi di supporto: perché il rischio è che queste persone restino chiuse in casa, senza tempo per sé, senza possibilità di confronto – ha aggiunto Campanile- Penso inoltre a un’assistenza psicologica specifica, a un sostegno di counseling per i caregiver: perché devono sostenere anziani e familiari fragili, ma nessuno si preoccupa di sostenere loro. Serve attenzione, ascolto e un intervento concreto per queste persone». Presente all’ultimo appuntamento in piazza con gli elettori anche Carlo Verna, ex presidente del Consiglio dell’ordine dei giornalisti ed ex segretario Usigra, candidato al consiglio regionale della Campania con Per e capolista a Napoli e Salerno. «: È stata una campagna elettorale caratterizzata da una forte polarizzazione. La nostra difficoltà principale è stata farci conoscere. Per esiste da cinque anni: allora fu piantato quel granellino di senape, e io sono stato chiamato a farlo crescere, candidandomi come capolista a Napoli e a Salerno. A me fa piacere tenere assieme queste due città, perché negli ultimi tempi si è profilata una rivalità che non ha alcun senso. Dico spesso, scherzando, che l’unico Campanile che conta è il nostro candidato presidente. Mi piacerebbe che questa fase fosse invece caratterizzata dalla sinergia: altrimenti si rischia di vedere il Napoli arrivare decimo e la Salernitana retrocedere in Serie B, quando la rivalità diventa sterile. Pensate che bello: due città unite dallo stesso mare, due città portuali, due città meridionali», ha detto, sottolineando la necessità di «favorire il nostro territorio, che è stato spesso penalizzato da politiche pensate per il Nord. Penso al Banco di Napoli, che ci è stato sottratto; penso all’AGCOM. Da presidente dell’Ordine ho sempre trattato a Roma questioni come quella dell’hate speech, del linguaggio d’odio, che andava regolato in dialogo con l’Autorità, perché riguardava competenze specifiche del lavoro giornalistico ma anche questioni più generali — sempre a Roma, nonostante la sede per legge fosse a Napoli. Dobbiamo invertire questa tendenza, e possiamo farlo attraverso le competenze, aprendo ragionamenti sui temi. Ecco perché noi siamo Per: la nostra è la politica del “per”, non del “contro”. Cercheremo di utilizzare il metodo costituzionale». E poi l’appello: «un voto a Per significa dare forza a un soggetto che entra in Consiglio e che prova a far sedere tutti attorno a un tavolo per ragionare, dialogare, costruire. Penso allo sport: la Costituzione è stata emendata all’articolo 33, tutti insieme, all’unanimità. Vogliamo fare un passo avanti, almeno in Campania, per rendere effettivo il diritto allo sport? Noi saremo certamente in minoranza, perché non pensiamo di poter vincere queste elezioni. Nicola Campanile farà certamente una bella figura, come merita, ma vincerà Fico — molto probabilmente — o vincerà Cirielli. Non noi. Ma noi saremo lì: controlleremo tutto, faremo una sorta di report dalla Regione e proveremo a trovare unità su quei temi sui quali l’unità è possibile.





