Da questa sera, alle ore 21, sino a domenica alle ore 18,30, il teatro Verdi di Salerno ospiterà lo show di un artista italiano dal volto pulito che ha timidamente mosso i primi passi nello spettacolo, in radio, a metà anni ’90, ed è giunto con il tempo in televisione, cinema e teatri di tutta la penisola, divenendo uno dei personaggi più apprezzati del momento. Giuseppe Fiorello, fratello di quel Rosario che ha scritto pagine importanti della storia della tv, sarà in scena al massimo cittadino con lo spettacolo “Penso che un sogno così…”. Scritto a quattro mani con Vittorio Moroni e diretto da Giampiero Solari, il monologo di Fiorello sarà un dialogo con se stesso bambino, oltre che un omaggio a un’icona della musica tricolore. «Si tratta di un viaggio nella vita di Domenico Modugno – spiega l’attore – e un ricordo personale e affettuoso a un ragazzo del Sud, che come me ha inseguito sogni e passioni. Ma si parlerà anche di fatti, personaggi e tempi felici che hanno fatto parte del mio passato». La Sicilia, il padre e la sua incredibile somiglianza con lo stesso Modugno e tanto altro nell’one man show di Beppe Fiorello. La storia è la stessa, di “Volare” la seguitissima fiction Rai, ma il punto di vista questa volta è completamente cambiato: l’occhio di bue non sarà più centrato sulla vita privata del cantante pugliese, bensì sul percorso canoro che lo ha reso celebre, indissolubilmente intrecciato con l’intera storia familiare di un Giuseppe Fiorello in erba. E’ incredibile pensare come quel “picciriddu”, che sarà lo sguardo silenzioso sull’intero racconto, quel bambino silenzioso ed attento, spesso schernito per la sua timidezza, sia oggi un uomo capace di sostenere due ore di spettacolo da solo, perfettamente padrone del palcoscenico teatrale, con una presenza scenica da vero professionista. Beppe Fiorello sarà questa sera in forma smagliante per raccontarci della sua storia familiare, accompagnata, oggi come allora, dalle note delle splendide canzoni di Domenico Modugno.
Prendendo spunto dalla forte somiglianza fisica ed artistica tra il famoso cantante pugliese ed il padre defunto, Fiorello ci trascina nella realtà siciliana di quarant’anni fa vista dagli occhi di un bambino: ben vengano quindi le feste di paese, durante le quali il momento topico era l’asta per aggiudicarsi il bastone di torrone del Santo, i lunghissimi viaggi in macchina per andare a casa della nonna, le padelle di cicoria continuamente rimescolate, le leggende metropolitane. Non mancano, tuttavia, sebbene sfumati e nei toni pastello tipici dei ricordi infantili, i fatti di cronaca, come i minatori che persero la vita negli anni Cinquanta o la costruzione dell’impianto petrolchimico dell’Ilva a Taranto, le cui lucine vengono romanticamente paragonate a quelle del panorama di Manhattan. E tra questi ricordi e racconti, a fare da trait d’union ci sono, da un lato, le splendide note di Domenico Modugno, spesso accompagnate da aneddoti sulla vita dell’artista e sulla storia compositiva delle canzoni – tra cui la casuale combinazione di ritardi e passeggiate solitarie che ha dato vita a “Nel blu dipinto di blu” -, dall’altro, la tanto amata figura paterna, idolo e modello del piccolo Giuseppe, che contagia anche noi con la sua voglia di vita e di risate, al punto da emozionarci fino alle lacrime nel momento della sua scomparsa, episodio che viene ricordato discretamente dall’attore, ‘lo spettacolo della vita aveva perso per me il suo primo attore’. Giuseppe Fiorello sarà solo sul palco, o meglio accompagnato dalle musiche dal vivo eseguite dai musicisti Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma: canta e recita con verve ed entusiasmo, interpretando a tempi alterni se stesso, il padre e Modugno. La scenografia è composta da dei pannelli mobili che nascondono e scoprono, che “viaggiano” sul palcoscenico, scandendo il ritmo della memoria, ricordando vagamente una tela cinematografica. Un dialogo appassionato da cui traspariranno di certo, assieme al carisma e al talento dell’interprete sul palco, la forza innovativa e coraggiosa di Modugno, la sua modernità, la generosità, il fascino travolgente e intramontabile del suo stile.
Olga Chieffi