Vittoria schiacciante per il nuovo sindaco che ritorna dopo cinque anni ad amministrare Ravello. “Ricercherò in primo luogo la serenità e la concordia, poi al lavoro per cominciare a realizzare la manutenzione ordinaria curata in ogni minimo particolare, come questo gioiello merita, per farlo risplendere di luce propria”
di Olga Chieffi
Dopo l’interregno di Salvatore Di Martino, Paolo Vuilleumier, a cinque anni dal suo primo mandato, si prende la rivincita e ritorna a vestire la fascia tricolore. Classe ’60, laureato in Scienze Turistiche, Paolo Vuilleumier è stato primo cittadino della Città della Musica dal 2011 al 2016. La sua esperienza amministrativa è iniziata nel 1995 come consigliere comunale, per proseguire, fino al 2006 con l’incarico di vice sindaco. La dura battaglia elettorale che vedeva in campo tre compagini è stata vinta con il 44,3% dei voti della sua lista “Insieme per Ravello”. Lo abbiamo incontrato per un’anteprima dei progetti previsti per la sua cittadina, luogo d’arte che da sempre è meta del migliore turismo internazionale e deve puntare ad una ripresa economica basata sulla rispettosa valorizzazione del patrimonio culturale e naturale. Signor Sindaco si è ripreso Ravello con una percentuale “sonora”, ottenuta grazie alla validità del suo nuovo programma che vedrà un dialogo aperto con le forze giovani del territorio, che ben conosce attraverso la sua lunga militanza nell’ amministrazione. Quale il suo primo impegno? “Appena riprenderò in mano la macchina comunale, cercherò di intavolare un dialogo congruo con tutti i cittadini. Le elezioni in un piccolo comune, purtroppo, dividono e lasciano qualche strascico che deve essere eliminato nell’immediato per recuperare concordia e serenità e poter lavorare seriamente. Devo dire, però, che si respira una bell’aria, grazie al risultato netto e incontestabile. La mia opera inizierà in primis dall’ottimizzazione della manutenzione ordinaria, curandola nei minimi particolari. Abbiamo notato che il paese è stato un po’ abbandonato a se stesso e desideriamo ridonare nuova luce ad un gioiello quale è Ravello. Ripartirò dalla scuola. Il mio primo incontro da sindaco l’ho fatto coi bambini della primaria. Purtroppo, la precedente amministrazione ha rinunciato a realizzare un nuovo polo scolastico, con i lavori già appaltati nel 2010, che avrebbe dovuto ospitare la scuola media, apportando quale ragione la denatalità e ora ci si ritrova, con i tre ordini scolastici tutti nello stesso plesso con risultati disastrosi, come ad esempio, l’abolizione della mensa scolastica che è stata occupata da due aule. Metteremo a posto campetti e palestre, in modo che possano essere immediatamente organizzati corsi sportivi per i ragazzi che tanto hanno sofferto questi due anni di lockdown”. Lei è il Sindaco della Città della Musica, immagina un futuro non solo dedicato alla fruizione ma alla produzione, in particolare riguardo l’Auditorium Niemeyer, attrezzando e mettendolo a disposizione delle grandi major discografiche come sala di registrazione audio/video, e aggiungendovi la formazione per i tecnici, capitalizzando, così, la notorietà della location e la ricettività alberghiera? “Questa può essere certamente una delle funzioni dell’auditorium che anche noi, nella precedente amministrazione, avevamo già sperimentato attraverso qualche registrazione di concerti e prodotti multimediali. In questo momento è la Fondazione Ravello l’organismo deputato a gestire l’ auditorium Niemeyer, così come Villa Episcopio e Villa Rufolo. Ad oggi, non ho ancora avuto modo di interloquire con i dirigenti della Fondazione per capire quali siano i loro progetti futuri, non c’era ancora nulla di delineato con la precedente amministrazione, non c’è ancora un regolamento che stabilisca l’uso dell’auditorium, gli oneri e lo spazio per attività invernali, quali cinema e teatro, che vanno riservate anche nello specifico anche ai cittadini di Ravello. L’auditorium è di proprietà del comune e, anche questa gemma architettonica e acustica è stata, purtroppo, abbandonata, in particolare nei servizi d’accesso”. Lei è ravellese d’adozione, che ricordi ha del festival da ragazzo? “Il ricordo più intenso del festival di Ravello degli inizi era l’aria che si respirava. Aria d’antica eleganza. Il festival durava una settimana e gli habitué si trasferivano a Ravello per l’intera durata dei concerti, si commentava il giorno successivo la performance musicale. Erano altri tempi, d’intenso fascino. Le orchestre, poi, erano alloggiate in paese e la sera, al loro ritorno in albergo, erano accolte dagli applausi degli ospiti, c’era il dopo-spettacolo, magari si continuava anche a suonare. Oggi è impossibile, gli alberghi fortunatamente sono sempre pieni, ma quello scambio, quel dialogo tra un pubblico sicuramente d’élite, fatto di musicofili e i musicisti ospiti, non può avvenire più, almeno in quel modo. Inoltre, ricordo che alcuni strumentisti oltre cortina, scappavano e chiedevano asilo politico, rimanendo, così, in Italia”. Durante la pandemia abbiamo chiesto a tanti personaggi cosa fosse per loro la musica. Per il Sindaco di Ravello, Musica è….? “La musica è un momento di godimento e Ravello ha la fortuna di averla sempre, poiché gli eventi promossi sono tanti e punteggiano l’intero anno. La musica resta un istante infinito di diletto interiore e di crescita culturale, che si concilia con l’ampio spazio che essa dischiude all’immaginazione di chi ascolta”.