E’ lui il nuovo Maestro della Banda Musicale Nazionale dell’Aeronautica Militare. Splendido esordio al Parco della Musica di Roma, che va a coronare la tradizione musicale di famiglia e dell’intero comune di Camerota
Di OLGA CHIEFFI
E’ Pantaleo Leonfranco Cammarano il nuovo Maestro direttore della Banda Musicale Nazionale dell’Aeronautica Militare. Un debutto da standing ovation il suo, dinanzi ad un vero parterre de roi, nella Sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma, che va a coronare anni di sacrifici e impreziosisce la grande tradizione musicale che riguarda il magistero degli strumenti a fiati, la composizione e la strumentazione di questo genere, nonché la direzione. Abbiamo incontrato il Maestro a caldo, ancora in frac, dopo la emozionante performance.
Maestro, proviene da una famiglia musicale, figlio di papà Vincenzo, direttore d’orchestra e di prestigiose bande, del quale ha inteso seguire le orme e fratello di un’eccellenza del violinismo italiano, Daniela: quando è nato il desiderio di impugnare la bacchetta, ci racconti la sua prima volta, nonché il desiderio a salire sul podio di una formazione militare?
Il contesto musicale familiare è stato fondamentale per la mia scelta di vita. La musica fa parte della mia quotidianità, non c’è giorno in cui io non mi dedichi allo studio. È indispensabile lavorare costantemente per perfezionarsi, crescere e rendere sempre al meglio. Ovviamente a muovermi è la passione, un motore invisibile ma estremamente potente. Ricordo i primi giorni di formazione musicale, assieme a mia sorella, sotto la guida di mio padre: per memorizzare le note sul pentagramma escogitò l’espediente di associare ad ogni nota un colore. O le ancora più entusiasmanti prove di ascolto per il riconoscimento delle note o degli accordi suonati al pianoforte. Ho varcato la soglia del conservatorio a dieci anni con la volontà di seguire l’esempio di mio padre. Nel mio paese di origine, Camerota, si respira “aria di banda” da sempre. Vedere mio padre alla guida di queste formazioni nelle diverse città in cui era chiamato ad esibirsi, osservare la passione che lega persone di tutte le età, ha reso facile la mia scelta. La direzione è il coronamento di un percorso formativo di diversi anni i cui primi sviluppi sono avvenuti in due città che porto nel cuore, Salerno e Napoli. Ricordo con particolare gioia le giornate trascorse in aula a carpire i “segreti della scrittura” del mio Maestro di composizione Giancarlo Turaccio o degli studenti più anziani. Ho sempre desiderato dirigere una banda militare. Sono formazioni di altissima valenza musicale che rappresentano al contempo il nostro Paese nel mondo. Vestire l’uniforme dell’Aeronautica Militare per rappresentare gli ideali della nostra Forza Armata e della nostra Nazione è un sogno che si realizza.
Come intende Lei la banda o l’orchestra di fiati? Che suono ricerca?
La banda è una formazione che reca in sé potenzialità timbrico-espressive ricchissime, sfumature sonore dotate di una profonda peculiarità che la rendono estremamente riconoscibile. Far confluire queste diverse voci in un’esecuzione coesa è quanto mi sono proposto ogni volta che ho avuto modo di dirigere una formazione bandistica.
Studio a tutto tondo dalla composizione tradizionale alla musica contemporanea ed elettronica, come innoverà, se lo farà, il repertorio della Banda Musicale Nazionale dell’Aeronautica?
Penso che il bagaglio di esperienze acquisite nel suo complesso possa essere una guida nel ruolo di direttore della Banda dell’Aeronautica Militare, consapevole dell’importante tradizione musicale in cui mi inserisco. La nostra Forza Armata è fin dalla sua nascita propositiva, innovativa, coraggiosa e la banda ha sempre accompagnato tutti momenti più significativi della sua storia.
Nella creazione del nostro repertorio cercherò di guidare il mio sguardo verso il futuro, così come ha fatto e fa l’Aeronautica, ma con la consapevolezza del terreno in cui affondano le radici della nostra tradizione. Questo binomio penso possa coinvolgere sempre di più tutti coloro che avranno la possibilità di ascoltarci.
Ha un organico d’eccezione, nonché ritrova tra le prime parti strumentisti di scuola salernitana, darà spazio anche a concerti solistici?
La Banda dell’Aeronautica è composta da musicisti straordinari, professionisti incredibili. Alcuni si sono formati nella scuola salernitana e questo è per me motivo di orgoglio. È un piacere lavorare con tutti loro, riescono ad esprimersi sempre ai massimi livelli. Che si tratti della banda al completo o di formazioni cameristiche, l’impegno è sempre assoluto. Ove possibile cercheremo di evidenziare anche le individualità presenti, la banda è un corpo unico ma capace anche di esaltare, di volta in volta, i suoi componenti singoli in concerti solistici.
A quali direttori si ispira nel gesto e nell’interpretazione della partitura?
Per quanto riguarda il gesto, credo che ogni direttore debba creare il proprio modo di dirigere in base alla propria fisicità. La sfida più grande è comunicare con il solo gesto la propria intenzione musicale. I direttori a cui cerco di ispirarmi sono F. Ferrara, L. Bernstein, ma anche Paavo Järvi, Antonio Pappano, Carlos Kleiber, Kirill Petrenko, Fabio Luisi, John Axelrod; tutti loro mostrano una grande consapevolezza della “via della musica” che si traduce in un’immediata rispondenza nel suono delle formazioni che dirigono o hanno diretto. La ricerca del suono ritengo sia un elemento indispensabile per un direttore.
Che compositori aspira a proporre alla sua formazione, che sarà protagonista degli eventi del Centenario dell’Arma dei cieli?
Penso che il repertorio debba essere funzionale alle diverse occasioni in cui sarà chiamata ad intervenire la banda. Sicuramente, in questo centenario, mi piacerebbe proporre/riproporre alcune composizioni del primo maestro della banda dell’Aeronautica, il Maestro Alberto Di Miniello. Sarebbe interessante proporre anche alcune composizioni di autori che hanno vissuto l’anno della fondazione, o composizioni legate all’esperienza del volo. Essere il direttore della Banda dell’Aeronautica Militare ed esserlo diventato prorpio mentre si sta per celebrare il suo centenario, mi riempie di orgoglio.
Di maestri nel corso della vita se ne incontrano pochi. Chi sente di ringraziare per questo traguardo?
Ringrazio tutti i miei Maestri, nessuno escluso, perché hanno contribuito a formarmi fin dai primi anni di Conservatorio donandomi il loro sapere musicale ma soprattutto il loro amore per la musica. Ognuno di loro mi ha permesso di aggiungere un nuovo tassello al mio percorso. Last but not least un ringraziamento a mio padre Vincenzo che mi ha iniziato alla musica e guidato professionalmente, ma soprattutto umanamente. Cerco di seguire il suo esempio sul podio e nella vita di tutti i giorni.