
Pagani. Nessuna rivisitazione del processo per il delitto di Antonio Venditti, ucciso a Pagani due giorni prima di Pasqua del 2007 e per il quale Luigi Fezza sta scontando 30 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Lo ha deciso la Corte di Cassazione respingendo il ricorso presentato dai legali dell’imputato Giuseppe Della Monica e Silvana D’Ambrosi. Resta quindi la sentenza dei giudici della Corte d’Assise d’Appello che avevano condannato il nipote del capo dell’omonimo clan, Tommaso, conosciuto come ‘o furmaggiar. I fatti risalgono al 6 aprile del 2007 a Pagani, quando due killer esplosero dieci colpi contro la vittima, Antonio Venditti, 24enne. Secondo le accuse, Fezza avrebbe fornito indicazioni ai due sicari (rimasti ignoti) sulla posizione della vittima. La difesa aveva chiesto una consulenza che analizzasse nuovamente le prove, sfruttando le metodologie attuali ma i giudici partenopei dopo mesi di camera di consiglio avevano bocciato l’istanza. Il processo era stato ripreso in secondo grado più volte per volere della Suprema Corte, che aveva chiesto maggiori chiarimenti su verifiche di tipo tecnico, quali perizie foniche e contenuto di intercettazioni ambientali e telefoniche. Nel giorno di Venerdì Santo a Pagani, Antonio Venditti, 24enne , fu trucidato da un commando che viaggiava a bordo di una moto di grossa cilindrata. I killer indossavano un casco integrale al volto. La posizione di Fezza fu localizzata attraverso l’attribuzione di alcuni frammenti vocali. Quel giorno, una persona avrebbe chiamato Francesco Fezza, fratello dell’imputato, senza ottenere risposta. Ma gli inquirenti avrebbero captato alcune frasi udite nelle vicinanze dell’apparecchio telefonico: «Non risponde» e «scende con un Sh». Parole pronunciate da una voce ritenuta compatibile a quella di Luigi Fezza. La difesa tuttavia aveva contestato proprio questa captazione attribuendo ad altri quella voce non certamente al proprio assistito. Venditti transitò a bordo di uno scooter in compagnia della nipotina, intorno alle 18.30, in viale Trieste. In quel momento, le strade si stavano riempiendo per la processione della Santa Pasqua. Dieci i proiettili esplosi contro il giovane, colpevole di aver provato a imporsi nella gestione delle piazze di spaccio a Pagani, oltre che per il ferimento di Francesco Vanacore nei pressi di un negozio di proprietà dei Fezza. Scrive la Cassazione rimarcando la decisione dei giudici d’appello partenopei: ” La richiesta di revisione è stata correttamente ritenuta nel provvedimento impugnato inammissibile, risolvendosi essa piuttosto nella domanda di un diverso apprezzamento critico di dati di fatto processualmente acquisiti in via definitiva ovvero di una loro lettura alternativa rispetto a quella contenuta nella sentenza di secondo grado, in assenza di un dato che potesse ritenersi effettivamente nuovo perché frutto di una innovata e più attendibile tecnica accertativa”, scrivono i giudici del palazzaccio capitolino nel motivare la decisione di respingere il ricorso presentato dai due legali..