Paestum, morto Vito Romano - Le Cronache Cronaca
Cronaca Capaccio Paestum

Paestum, morto Vito Romano

Paestum, morto Vito Romano

di Oreste Mottola

Della Paestum libertaria, selvaggia e libera degli anni Settanta il simbolo, vera e propria icona, era Vito Romano, scomparso ieri ad 88 anni. Non solo pizzaiolo, ma personaggio picaresco ed iconico. Difficile capire dove ne cominciava la leggenda.  Forse da quella volta si trovò in un campo di calcio, che a Paestum contava tanto e conta ancora, quando di fronte al portiere della propria squadra infortunato non esita un attimo a sostituirlo egregiamente tra i pali. Eccellere nel calcio era una peculiarità di famiglia. Un nipote, diventato professionista,  arrivò in serie A. Più volte offrì allo zio la possibilità di seguirlo nei migliori stadi europei, ma Vito nicchiava perchè aveva paura dell’aereo. Di fronte all’invito a Parigi non riuscì a rifiutare e partì con un lungo viaggio in treno. Senza parlare una parola di francese riuscì a farsi capire miracolosamente dagli addetti allo stadio, rimediando l’entrata gratis poichè parente di un calciatore italiano. Nel frattempo continua ad animare il proscenio calcistico locale diventandone, con Salvatore Apadula, l’indiscusso simbolo. Travolgente era la carriera del nipote. Enzo Romano nato a Capaccio Scalo il 12/3/1956, calciatore professionista con 179 presenze in serie A e 4 gol, 68 presenze in serie B e 3 gol, nella sua lunga carriera ha indossato le maglie di Avellino, Roma, Genoa, Bologna, Rimini, Pro Salerno…Era soprannominato Tarzan per via dei lunghi capelli e del fisico possente, oltre al bel viso, che fece una strage di cuori di donne bellissime, (celebre per i gossip di allora Vincenzo Romano che aveva una storia con Ambra Orfei). Enzo giocava difensore e si adattava a tutti i ruoli difensivi, è stato un allievo del grande Salvatore Apadula nell’Herajon, prima di spiccare il grande salto tra i professionisti, il fratello Gianfranco che giocava a Rimini, raccontava come “pregai i dirigenti del Rimini di prendere mio fratello Enzo dalla Pro Salerno, all’inizio erano titubanti poi mi accontentarono, e fu la loro fortuna, visto poi il calciatore forte che diventò”… Con la maglia dell’Avellino Vincenzo Romano ha conquistato un personalissimo record. E’ l’unico calciatore, infatti, ad aver vissuto sia la prima stagione in serie A, quella storica del 1978, che l’ultima, la più drammatica della retrocessione, datata 1988. Intanto nelle pizzerie si consolidava la leggenda di zio Vito. Del settore Vito Romano fu il pioniere della professionalizzazione dei locali che sorgevano come funghi. Perfino nella lontana Piaggine animò un corso frequentato in massa dalle donne del paese. Si vantava di aver “preso per mano” un settore dominato dal dilettantismo ed improvvisazione e di averlo condotto ai migliori livelli. Tuttavia mai rinnegò l’origine popolare del settore, rifiutando gli approdi gourmet e sperimentali. “Non oltre la rucola”, era il suo motto. Chi si occupo’ molto della sua storia fu Sergio Vecchio, il pittore di Paestum, che lo trasformò in una vera e propria icona. Fior di professionisti e di intellettuali lo tennero sempre in grandissima considerazione e non c’era occasione nella quale rinunciassero ad ascoltare le sue riflessioni sulle varie situazioni: il pallone e la pizza furono il suo passepartout e la chiave di lettura verso un mondo che cominciava a non piacergli più. Eppure ne era stato il simbolo che tanti giovani europei e di tutto il mondo si riportavano nei loro paesi:era la loro idea di Italia.