Parla padre Giovanni, storico parroco della chiesa di Maria SS. del Rosario di Pompei a Mariconda, ieri in festa patronale, con su lo spettro delle polemiche Sabato ricorreva il cinquantesimo anniversario dall’apertura di quella che è attualmente la Chiesa di Maria Santissima del Rosario di Pompei, a Mariconda. Un luogo che, nella memoria di tanti storici residenti nelle immediate vicinanze o dei fedeli appartenenti a quella parrocchia, rievoca tanti ricordi legati soprattutto alla vecchia sede parrocchiale, una piccola stanza dalla quale si è usciti soltanto dopo 7 anni di lunghi sacrifici da parte dello storico parroco, padre Giovanni, attualmente in pensione e costretto sulla sedia a rotelle. Da diversi anni, ormai, l’ex parroco in pensione è in combutta con l’attuale parroco della chiesa, don Angelo Barra, tanto che sembrerebbe abbia impedito addirittura a padre Giovanni di celebrare la Messa in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura della nuova sede parrocchiale. La storia della chiesa la conoscono in pochi. «50 anni fa eravamo in una grotta di Betlemme. Dopo 7 anni di sacrificio fatto come fanno le formiche con le molliche, siamo riusciti a fare una chiesa, un santuario meraviglioso inaugurato il 6 ottobre del 1968. Avrei voluto riprodurre la stessa funzione di 50 anni fa, partendo da quella chiesa dove eravamo stati 7 anni, che era un sottoscala, celebrando la messa lì per poi entrare in processione col crocifisso e con l’effigie della Madonna nella chiesa nuova». Ma non le è stato concesso. «Volevamo ripetere questa tradizione, senza disturbare niente e nessuno. Io avrei fatto la Messa nel circoletto, ma lui non voleva partecipare, non mi ha lasciato neanche la libertà di celebrare, dicendomi che non sarebbe stato opportuno. Io ho il diritto e il dovere di celebrare dove voglio, invece don Angelo mi priva di ogni libertà e mi ostacola su tutto, allontanando anche i fedeli da me. Prova un’invidia che fa crepare, è geloso e sputa nel piatto dove noi gli abbiamo preparato da mangiare. È geloso di quello che abbiamo fatto in 50 anni. Sabato mattina sono andato davanti alla chiesa, ma non mi hanno fatto entrare. C’erano le solite due o tre persone che stanno attorno a lui, i suoi “leccascarpe”, che mi hanno detto: “don Angelo non vuole che entrate in chiesa per ricordare i 50 anni della chiesa o celebrare». Alla Messa domenicale in occasione della festa patronale, come è stato accolto? «Non sono stato affatto accolto, ci siamo salutati. Mi è passato davanti, ci siamo salutati ed è finita lì. Anche i fedeli hanno paura di avvicinarsi a me, perché se lui lo sa sono guai per loro. Una decina di persone, in totale, si sono potute avvicinare a me, per il resto delle persone non era possibile. Io gli ho fatto sapere, non potendo andare sull’altare durante la Messa della supplica e della festa, mi sono messo in un angolo sulla sedia a rotelle e basta. A parte una Messa che ha fatto stancare tutti, io mi contorcevo perché non potevo stare 2 ore seduto sulla sedia a rotelle, perché mi fa male il sedere dopo mezz’ora e non riesco più a resistere. Lui invece si è prolungato nella funzione e soprattutto nella predica, andava piano piano proprio perché voleva farmi crepare. Io per due ore mi contorcevo a destra e sinistra, e lui non se n’è fregato assolutamente. Non potendo partecipare sull’altare, ho chiamato un uomo che mi ha portato sulla sedia a rotelle in chiesa, dicendo di avvertire don Angelo che avrei potuto e voluto partecipare anche io alla celebrazione, ma lui non se n’è proprio fregato». Questo astio a cosa è legato, e perché non si risolve? «Purtroppo c’è situazione di astio, ma dovreste domandare a lui perché. Da 5 o 6 anni mi ha isolato da tutto, ha gettato via quadri che erano in chiesa, mi ha isolato dalla gente, non posso esprimere alcun desiderio. Tutto quello che io potrei fare non me lo fa fare. Dovrei partecipare ai consigli pastorali come vicario pastorale, ma non sono mai stato invitato. Cani e porci possono andarci, ma io no. Nonostante ciò, il mio desiderio è quello di collaborare insieme. Eppure, ogni volta che si organizza la festa patronale, non mi ha mai consultato, né sul programma né su altro. Mai consultato e mai avuto informazioni su nulla. Alla processione ho partecipato stando tra i fedeli, come uno qualsiasi. Don Angelo non mi ha nemmeno invitato alla processione, quindi non potevo stare vicino a lui. Sono fatti miei, insomma, se voglio partecipare ad un evento simile ormai posso farlo solo stando da parte insieme a qualche fedele che mi spinge».
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