di Gennaro D’Amico
Fin dalla presentazione del nuovo piano ospedaliero a cura dell’Asl Salerno, avvenuto lo scorso mese di marzo, erano emerse numerose criticità circa la pianificazione del funzionamento delle strutture ospedaliere poste a sud di Salerno.
Al cospetto di una gestione che, nel corso degli anni, ha penalizzato alcune città come Agropoli, ancora oggi non si conoscono quali siano le reali motivazioni che hanno spinto e spingono il direttore dell’Asl Salerno a percorrere strade contrarie all’implementazione dei servizi all’interno del fu Ospedale civile di Agropoli, smantellato e depauperato delle sue funzionalità sin dal lontano 2013.
La riattivazione del Pronto Soccorso avutasi nel 2017, voluta dall’attuale Presidente della Regione De Luca e dall’attuale Presidente della Provincia di Salerno Alfieri, doveva rappresentare il primo passo verso un obiettivo di lungo termine al fine di potenziare man mano i reparti e avviare così un percorso che avrebbe fornito ad un intero territorio una struttura all’avanguardia. Ma così non è stato. Attualmente – è giusto ricordarlo -, la struttura è declassata a semplice Presidio Ospedaliero da 20 posti letto in lungodegenza, 60 per recupero e riabilitazione, 20 posti letto in medicina generale.
Un dato che fa alquanto riflettere. Siamo in estate e, come ogni anno, il Cilento vede le sue città riempirsi di turisti che vengono a spendere del tempo nelle località balneari. Il tasso di popolazione presente nelle città cilentane – Agropoli, Capaccio Paestum, ma anche realtà più piccole – aumenta a dismisura con un notevole impatto sulla gestione dei servizi. Naturale è che, anche in ambito sanitario, aumenti la domanda. Dai sinistri di lieve o grande entità che, quotidianamente, si verificano su strade affollate e che mettono in serio repentaglio la vita delle persone agli anziani che richiedono l’urgente intervento dei sanitari in casa.
A tutte queste persone viene offerta, attualmente, la sola possibilità di recarsi al presidio ospedaliero di Agropoli per un trattamento di primo soccorso, mentre in caso di urgenze che richiedono prestazioni più complesse, ci si dirige immediatamente presso altre strutture dotate di pronto soccorso o di appositi reparti attrezzati per il trattamento di patologie o urgenze. La domanda che è lecito porsi è se possa mai una città come Agropoli, con un bacino di utenza talmente ampio e snodo turistico posto a Sud di Salerno, essere non considerata come una realtà con un impellente bisogno di concreto rafforzamento dei servizi all’interno di una struttura quale l’Ex ospedale Civile.
Seppur il nuovo piano ospedaliero del marzo scorso non avesse apportato modifiche di grande impatto sul funzionamento delle strutture ospedaliere salernitane – tranne casi come Roccadaspide, ormai accorpato al DEA di Vallo della Lucania -, risultò alquanto singolare che non ci fosse stata alcuna novità circa il Presidio Ospedaliero di Agropoli, se non per la conferma dei posti letto disponibili e per l’attivazione del servizio di terapia iperbarica – che oggi ancora non vede la luce -.
In tutti questi mesi, il comitato territoriale dei sindaci, dinanzi ad un atto aziendale sproporzionato e non attento alle concrete richieste sanitarie del nostro territorio, ha avanzato una sola richiesta di chiarimenti cui non ha avuto seguito alcuna risposta da parte dell’Asl Salerno. Ciò si traduce in un alquanto tacita accettazione delle direttive aziendali Pare evidente come non sia questa la reale risposta che si attende dalle istituzioni locali, in modo particolare in una materia come la sanità che dovrebbe essere un terreno dove il color politico non vale. Se le numerose richieste fatte a voce alta non sono state sufficienti a iniziare un percorso volto ad una completa riattivazione della struttura, quel che sconcerta e lascia perplessi è la continua reticenza da parte della politica ad alzare la voce su un argomento come la sanità, l’Ospedale, che a maggior ragione avvalora quel ruolo di rappresentanza dei cittadini.
Soprattutto in queste dinamiche il compito delle istituzioni politiche dovrebbe essere quello di farsi davvero portavoce dell’interesse generale che è il fulcro dell’attività istituzionale. La verità è che da più di dieci anni la popolazione chiede risposte alle istituzioni, ma queste vengono completamente disattese. Recuperare un decennio di scelte discutibili, unito all’attivazione di servizi già finanziati come la camera iperbarica ma anche la creazione all’interno del Presidio Ospedaliero di Agropoli della Casa di Comunità, dovrebbe essere una priorità della politica. Bisognerebbe partire da un serio potenziamento della rete territoriale degli ospedali esistenti, migliorando così la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari sul territorio. Investire in strutture più piccole e specializzate puntando a favorire una distribuzione più equa delle risorse e garantire una maggiore copertura sanitaria per la popolazione.
L’attivazione di una rete territoriale è utile e allo stesso tempo necessaria, ma quel che preme affermare con forza è che questo territorio ha bisogno di risposte. Le persone sono stanche di promesse cadute nel vuoto.
Non solo la città di Agropoli, ma un intero territorio, attende e chiede sempre più a voce alta la presenza di un Ospedale nel pieno delle sue funzionalità.