Questo pomeriggio, nel Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile, a partire dalle 18 secondo appuntamento del cartellone l’Arte della Giustizia
Di OLGA CHIEFFI
Le massime istituzioni civile e religiose, accompagnano in questo secondo appuntamento, il Conservatorio di Musica “G. Martucci”, e la pittrice Olga Marciano, nell’indagine intorno alla donna. La rassegna l’Arte della Giustizia, proporrà questa sera, nel Salone degli Stemmi, a partire dalle ore 18, una serata intorno alle “Ombre” che possono offuscare l’anima e il corpo della donna. Dopo l’inaugurazione della mostra d’arte della prolifica art director della Biennale contemporanea salernitana dal titolo “Splitting”, si converserà sulla “violenza di genere e lo stalking”. Contro la violenza sulle donne c’è ancora tanto e troppo da fare, ma parlarne, scrivere, raccontare storie, organizzare iniziative, muoversi insieme con un pensiero anti – violenza, è un passo importante per capire, per non essere estranei, per non rimanere impassibili davanti al fenomeno, per aiutare anche le vittime a scuotersi e salvarsi. Con il senatore Angelica Saggese, segretario della Presidenza senato Commissione Agricoltura e semplificazione, il deputato Mara Carfagna, già ministro per le Pari Opportunità, nonché Donatella Caramia, Docente di Neurologia e Neuromusicologia, dell’Università Capitolina di Tor Vergata, moderate dalla giornalista salernitana Mariella Anziano, ripercorreremo un interessante excursus storico culturale sulla genesi di questo fenomeno e vedremo come la nascita del mondo occidentale abbia coinciso con un feroce processo di de-femminizzazione del potere. La violenza di genere non è un’emergenza ma un fenomeno strutturale in una società che pone uomini e donne ancora in una relazione di disparità. A seguire, intorno alle ore 19, il concerto degli allievi delle classi di canto del nostro Conservatorio. Il direttore artistico e accompagnatore al pianoforte Ernesto Pulignano, ha deciso di continuare la sua indagine sulle eroine del nostro melodramma. S’inizierà con l’Intermezzo dei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, opera che anticipa tematiche che saranno care all’espressionismo: l’abiezione morale, il delitto passionale, la deformazione fisica come segno di una perversione interiore, il mondo dei miserevoli teatranti ricorreranno nelle opere di Berg (Wozzeck e Lulu), del giovane Hindemith, fino a giungere a Brecht-Weill e alla loro Opera da tre soldi. Lord Enrico Ashton e Lucia di Lammermoor entreranno, quindi, in scena, ad opera del baritono Antonio Cappetta e del soprano Naomi Rivieccio, nel duetto “Appressati, Lucia…Il pallor funesto, orrendo” : Enrico, prossimo alla rovina perché la sua fazione è perdente, inganna Lucia facendole credere che Edgardo s’è legato a un’altra donna e la costringe a sposare il potente Lord Arturo Bucklaw, la follia di Lucia getta qui i suoi semi. E siamo a Suor Angelica di Giacomo Puccini, con “Il principe Gualtiero, vostro padre”: la zia Principessa, il mezzosoprano Michela Rago, fa firmare la pergamena della spartizione del padre Gualtiero a Suor Angelica, il soprano Genoveffa Volpicelli, protagonista di un’opera che pone a nudo una condizione psichica estatica, ovvero tutto ciò che può fare una povera madre in un piccolo convento. Il baritono Antonio Cappetta sarà Jago con l’aria “Credo in un Dio crudel”, e la sua enfatica esibizione vociante, capace di addormentare le coscienze altrui e portare al femminicidio dell’innocente Desdemona. Ed ecco Carmen, evocata dall’avvolgente voce di Luana Grieco che troverà il suo Don Josè, Salvatore Minopoli, nella piazza dinanzi all’arena, per l’ultimo incontro “C’est toi! C’est moi!”, una tragedia che si consuma sullo sfondo di una corrida, in pieno sole, dove la morte non ha dove nascondersi. Finale con Teresa Manna nel ruolo di Floria Tosca, convocata da Scarpia, Antonio Cappetta, con Cavaradossi torturato da Nicola Ciancio, Sciarrone. La crudeltà e l’ansia di Scarpia, mostro corrotto ma sincero, non avranno la meglio sulla capricciosa e gelosa ma, prima di tutto, amorosa eroina Tosca: il conflitto fra la voluttà e la carne martoriata di Cavaradossi, fra la sete vitale e l’oppressione, si eleva qui a monumento sepolcrale.