di Monica De Santis
“Possiamo parlare di tante cose, di tutto ciò che è cultura a Salerno. Ma senza un piano culturale e senza un assessore alla cultura è tutto tempo sprecato”. Il professor Nicola Oddati intervenendo sulla vicenda del degrado in cui versa la chiesa di Santa Maria de Alimundo e tantissimi altri beni storici della città, non manca dunque di lanciare una stoccata al sindaco…
“Conosco bene Napoli, persona intelligente, preparata e onesta. Solo che dovrebbe avere più coraggio e nominare, anche contro il parere di qualcuno, nuovamente un assessore alla cultura, proprio come aveva fatto due anni e mezzo fa. Aveva aperto una strada che ora non può e non deve chiudere”. Oddati spiega che senza un piano culturale di recupero della storia e della memoria di questa città, non si potrà mai andare avanti… “Sono stato di recente a vedere la Villa Romana che si trova di fronte all’ex Vicolo della Neve. Sono rimasto esterrefatto, perché è un posto bellissimo, dove sapevo di fossero degli affreschi romani, ma purtroppo non standoci un impianto adeguato di areazioni, questi se ne stanno cadendo e si rischia di perderli. E la situazione non è diversa in altre location. Ma se non c’è un piano culturale di recupero, se non c’è un assessore alla cultura, tutto quello che diciamo, tutte le proposte, le idee, etc resteranno nell’aria”. Oddati coglie anche l’occasione per difendere in parte anche la sovrintendenza ai beni comunali… “Mi si dica quali fondi ha la sovrintendenza per poter fare qualsiasi cosa. Non ha fondi per poter recuperare beni come Santa Maria de Alimundo. E’ inutile scaricargli delle colpe, quando dall’altra parte c’è il nulla. Nel Comune di Salerno c’è il nulla. Noi abbiamo avuto nella nostra storia recente, vado all’Unità d’Italia ad oggi, per non andare troppo indietro, una serie di sindaci, e parlo dei più importanti a cominciare da Luciani, a Menna a De Luca, ognuno dei quali ha pensato di costruire una città, a loro immagine, dimenticando la storia, dimenticando la memoria storia. Ho dedicato, purtroppo, la mia vita a cercare di dare memoria a questa città e mi reputo un fallito. Quindi noi possiamo parlare all’infinito, ma Salerno è tutto un degrado. Le persone si lamentano che centro storico quando c’è la movida si trova spazzatura ovunque, ma nessuno dice che nel centro storico nessuno dice che i cestini per i rifiuti sono pochissimi per non dire nulli e soprattutto che quando questi si riempiono non c’è nessuno che li va a svuotare. E’ una città ormai alla sbando. Il Comune che ha opere d’arte, che raccontano un secolo di quella che è stata la pittura salernitana e maiorese. Ebbene queste sono custodite in stanze umide e non controllate. Nessuno si preoccupa che queste si stanno degradando e soprattutto che qualcuna è stata anche trafugata. Ma perchè non esporle, perchè perderle”.
“La pandemia ci ha messi in ginocchio rischiamo lo sfratto”
La pandemia e le restrizioni, soprattutto in ambito scolastico, hanno causato molte perdite economiche al Museo dello Sbarco… “Purtroppo la nostra principale entrata economica derivava dalle visite delle scolaresche, che prima del Covid sempre più numerose venivano a vedere il nostro Museo – spiega Oddati – Ora sono due anni in cui scolaresche non se ne vede. Ultimamente stiamo avendo qualche visita di turisti, ma nulla che ci porta a recuperare la cifra che ci serve per poter pagare le bollette ed il fitto”. Dunque danni economici che hanno costretto Oddati ed i suoi collaboratori a dover rinunciare momentaneamente al pagamento del fitto… “Non abbiamo i soldi e per questo temiamo un possibile sfratto da parte della Regione. Se così dovesse essere, mi vedrò costretto a trasferire il Museo in un’altra città”.
Quella targa sbagliata davanti all’Aula Consiliare
Vi è una targa a Palazzo di Città, davanti all’aula consiliare, che ricorda la presenza del Governo italiano a Salerno nel 1944. “Una targa che purtroppo però è sbagliata. Perchè c’è scritto che il Governo va via da Salerno il 30 giugno. – precisa Oddati – Ma non è così, perchè l’8 di luglio viene pubblicata una Gazzetta Ufficiale, serie speciale, con su scritto Salerno e nella quale annuncia che con la fine della guerra si terrà un’assemblea costituente, per scrivere la nuova Costituzione. Questo a testimonianza che il Governo era ancora in città e che ha lasciato la nostra città tra il 15 luglio ed i primi di agosto. Perchè Bonomi senza alcun dubbio il 30 luglio era seduto su quella sedia che oggi occupa il sindaco Napoli. Quindi 30 giugno non esiste”. Oddati spiega di aver fatto presente questo grave errore, ma che ad oggi nessuno vi ha posto rimedio.
Da Largo XXV Aprile al Molo 3 gennaio 1925
“Salerno ha bisogno di una commissione per la toponomastica”. Il professor Oddati, non ha dubbi, sulla necessità di una commissione che riveda i nomi delle strade partendo proprio dalla battaglia dell’Anpi per far dedicare il largo alla fine di via Velia al XXV Aprile. “In questo tipo di situazione la cosa più tragica che noi abbiamo un molo che si chiama “Molo 3 gennaio” e questa è la cosa più grave in assoluto. Perchè in quel giorno Mussolini pronuncio il famoso discorso alla Camera dei deputati del Regno d’Italia, ed è considerato uno dei principali momenti di svolta che ha portato alla trasformazione del regime in una dittatura. Ma non solo Mussolini diede il nome di 3 gennaio ad una divisione della milizia che si preparò a Salerno e nel novembre del ‘35 partì per l’Africa. Ora non sarebbe giusto intervenire per i modificare i nomi di queste strade e location che ricordano il fascismo?”