Nuovo Arechi: De Luca e la vendita di elisir di lunga vita - Le Cronache
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Nuovo Arechi: De Luca e la vendita di elisir di lunga vita

Nuovo Arechi: De Luca e la vendita di elisir di lunga vita

di Alberto Cuomo
Non si comprende come i salernitani si facciano infinocchiare dalle parole e dalle promesse di De Luca. Basti pensare all’ultimo pistolotto del venerdi nella sua telekabul per comprendere come il presidente sia un produttore di “pippe e palle”, ad usare una sua definizione delle vanterie, secondo modalità tipiche degli imbonitori di paese che sfruttano l’ingenuità dei paesani per vendere prodotti scadenti vantandone invece la preziosità (e non a caso oggi tali imbonitori si sono trasferiti negli studi delle televisioni locali). Il dispositivo usato è semplice, tra il rilancio con bluff tipico del poker e la vendita di elisir di lunga vita. A fronte di una lagnanza, cioè, De Luca raccoglie la richiesta dei cittadini ma, invece di soddisfarla, invita a un sacrificio in vista, grazie a lui, di un appagamento più grande. Così è ad esempio a proposito dello stadio Arechi e delle doglianze della tifoseria e della società a proposito della non agibilità della curva nord la cui apertura consentirebbe un maggior numero di biglietti popolari e di tifosi. Invece di affrontare la questione, che è urgente, De Luca nella sua arringa settimanale ha promesso un nuovo stadio bello come quello della Juve da realizzare entro il 2025. Come si sa le patacche sono sempre una brutta imitazione di oggetti di valore. E infatti il nuovo stadio promesso, di cui ha presentato il progetto, recuperando gli angoli dell’attuale Arechi e arrotondandone il lato esteriore con un rivestimento che imita una facciata fasulla si presenta simile nella forma a quello iuventino essendone tuttavia la caricatura. Già, dal momento il nuovo stadio conterrà meno posti di quello attuale e più di 10mila meno del Delle Alpi. Inoltre la copertura prevista è molto più limitata rispetto a quella realizzata con la tensostruttura iuventina, per non dire dei servizi del tutto inferiori. Del resto la società di ingegneria che ha progettato il nuovo stadio ha come sigla BuroMilan che è una brutta imitazione della sigla dello studio internazionale Buro Happold che lavora con i più bei nomi dell’architettura sebbene anche BuroMilan abbia lavorato a qualche progetto con buone firme internazionali, offrendo, quando si è misurato in proprio, architetture modeste. Oltretutto lo stesso De Luca ha candidamente confessato che l’Arechi non sarà utilizzabile per più un intero anno (500 giorni) essendo possibile per la Salernitana utilizzare il vecchio Vestuti cui la Regione ha concesso 15 milioni di euro per la ristrutturazione, del tutto insufficienti per renderlo da serie A, quasi ad augurarsi che la Bersagliera torni in B o persino in C. Il progetto dello stadio è stato illustrato con disegni-render comprensivi dei volumi del palazzetto dello sport e del nuovo ospedale, anche questi progettati da società di ingegneria con superficialità nell’organizzazione funzionale e con immagini scadenti nell’architettura. E a proposito della sanità, non sapendo come giustificare i lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, ha declinato ogni responsabilità della Regione chiamando in causa i medici di base. Il governatore ha sostenuto infatti che per le prestazioni urgenti non vi siano tempi di attesa e, allorchè una visita specialistica o un esame importante venga ai pazienti rinviata, ciò accade perché i medici di base richiederebbero senza ragione l’urgenza per tutti gli ammalati anche quando non ve ne sia bisogno. A De Luca non viene in mente che il ricorso a tale espediente da parte di qualche medico di base è proprio dovuto alle lunghe file di attesa che si determinano per rutti, sia in urgenza che in non urgenza, e ciò a causa delle carenze, nel campo dei dispositivi e degli uomini, messi a disposizione del servizio regionale di cui egli è responsabile. Dopo essersela presa con il governo per aver tagliato alla Campania i fondi per la realizzazione delle strutture sanitarie territoriali, case e ospedali di Comunità, il presidente della Regione, ergendosi a leader nazionale paladino del Mezzogiorno ha puntato il dito contro il ministro Fitto colpevole a suo dire di aver tagliato per 16 miliardi i fondi dello sviluppo e coesione destinati al Sud, in Campania particolarmente rivolti alla sanità, per mettere una pezza alla variazione del Pnrr dove è previsto il miglioramento delle infrastrutture. Ed è proprio per l’inaugurazione dei lavori per una infrastruttura, ovvero al cantiere per il raddoppio della tratta ferroviaria Bari-Noicattaro e l’interramento della stazione di Capurso che il governatore della Puglia, Michele Emiliano, si è rivolto a Salvini, con le medesime doglianze circa i Fsc, non con la stessa aggressività, chiedendo al ministro delle infrastrutture di mettere una buona parola con Fitto perché sblocchi i fondi tagliati, consapevole che essi comunque andranno alle regioni meridionali, sia pure in altre opere pure previste dalle Regioni. Insomma, De Luca, oltre a non dire cose esatte ai cittadini assume in maniera teatrale sia l’aria suadente di chi vuole convincerli a prestargli fede sul futuro, sia il piglio di accusatore violento di altri politici che, a suo avviso, vorrebbero toglierci quel futuro. Colpi di teatro, dettati forse da colpi di sole, che gli fanno ritenere i cittadini abbiano l’anello al naso, sì da poter dire loro fandonie rivolte a coprire i danni alle loro tasche determinati dalla sua amministrazione regionale e comunale, mediante l’aumento delle imposte sui redditi, con l’irpef comunale e regionale, e di quelle sui diversi servizi.