di Andrea Bignardi
La tradizione lascia spazio all’innovazione. Con l’arrivo del nuovo anno e la ripresa delle attività, è tempo di bilanci per i commercianti salernitani, nonostante sulle tavole siano ancora presenti avanzi dei cenoni e dei pranzi tenutisi nei giorni scorsi, tra Natale e Capodanno. La tradizione, dunque, sembra lasciar spazio sempre più all’innovazione soprattutto nell’ultimo giorno dell’anno appena trascorso: 6,3 milioni di italiani, secondo i dati della Fipe – Confcommercio, hanno trascorso il cenone di San Silvestro in un ristorante: un dato in notevole aumento – di oltre 100 mila unità – rispetto all’anno scorso. Se da un lato i ristoratori gongolano, e almeno la parte più “commerciale” della categoria sia stata avvantaggiata, nella città di Salerno, nonostante la kermesse Luci d’Artista “piangono”, per cosí dire, gli esercenti a cui tradizionalmente hanno fatto ricorso i salernitani per gli acquisti di prodotti alimentari, prima voce di spesa nel bilancio natalizio delle famiglie. La città capoluogo non ha a disposizione dati statistici su questo fenomeno cosí specifico, ma ascoltando le testimonianze dei commercianti del mercato di via Piave si nota un univoco senso di insoddisfazione sulle vendite di prodotti alimentari realizzate durante le feste natalizie appena trascorse. Quanto all’ortofrutta, nello storico mercato salernitano operano da anni i fratelli Della Rocca, che dicono senza mezze misure: «Non ce la passiamo bene. Da dieci anni a questa parte le cose sono cambiate radicalmente. Si consumano sempre più cenoni al ristorante e non cucinando in casa, ovviamente si acquistano sempre meno prodotti ortofrutticoli».
Sul fronte del pescato, forse va leggermente meglio, in quanto i prodotti ittici sono ancora molto consumati nelle case. Lo storico rivenditore Ciro ammette: «A Capodanno si vende meno che a Natale e per via dei cenoni si tende ad acquistare meno prodotti freschi». Eppure ci sono evergreen che non passano di moda: i più venduti sono senz’altro, a detta del commerciante, i calamari e le vongole veraci. Meno entusiasta è il “baccalaiuolo” Francesco Memoli, nonostante la sua bancarella sia davvero affollata di potenziali clienti desiderosi di acquistare i prodotti in salamoia esposti, su tutti il baccalà che resta a sua detta il più venduto come ogni anno. «Il calo che avvertiamo non è semplicemente legato ad un cambiamento nelle tradizioni, ma a un qualcosa di più generale», afferma.Si lascia invece andare ad una riflessione più generica sul cambiamento della dinamica del commercio la signora Ardia, titolare dello storico negozio di coloniali in via Nizza, non distante dal mercato centrale. La sua più grande preoccupazione per il 2019 è data dal predominio della grande distribuzione. «I grossi centri commerciali ci svantaggiano perchè offrono prodotti di bassa lega, approfittando della loro posizione dominante. Sfruttano il vantaggio competitivo su di noi, potendo acquistare lotti di prodotti a prezzo molto più basso ed in quantitá ovviamente maggiori». A salvare un Natale di sostanziale magra, secondo la signora Ardia, sono state le ditte storiche ed i clienti fidelizzati.
«Con aziende che non cedono alla moda dei negozi monomarca lavoriamo sicuramente meglio: i nostri storici clienti apprezzano questa tipologia di prodotti». Anche in questo settore, non mancano gli evergreen che offrono una magra consolazione per i commercianti che resistono alla crisi ed all’onda lunga della grande distribuzione: spumanti e panettoni artigianali hanno dominato le vendite durante le feste appena trascorse, con le calze a far capolino per l’approssimarsi dell’Epifania che ne regalerà una dolce conclusione. Andrea Bignardi