Nocera Inferiore. Ricorso respinto in Appello, dopo il ritorno dalla Cassazione: resta il sequestro beni riconducibili all’imprenditore 53enne di Nocera Inferiore Mario Adiletta attivo da oltre circa 25 anni nel settore dei trasporti e della logistica. Ricorso davanti ai giudici della Suprema Corte da parte della difesa, rappresentata dagli avvocati Nobile Viviano e Agostino De Caro, al fine di evitare la confisca. La prima misura era stata adottata nel 2022 da parte dello Sco della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Salerno che avevano agito nelle province di Salerno, Reggio Emilia, Bari, Napoli e Mantova. Il provvedimento per oltre 150milioni di euro era stato disposto dal Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ed emesso all’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine, che aveva riguardato i beni in questione, provento, secondo gli inquirenti, di una pluralità di reati fiscali, consumati, per circa 25 anni, grazie al concorso di familiari e terzi compiacenti e mediante il ricorso a innumerevoli condotte illecite quali la fraudolenta sottrazione al pagamento delle imposte, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’appropriazione indebita, la bancarotta fraudolenta e l’intestazione fittizia di beni a terzi prestanome. Le indagini sarebbero nate 9 anni anni e relative ai Serino di Sarno avrebbero evidenziato- secondo la Dda- spiccata pericolosità sociale del titolare dei beni che sarebbe perno di un complesso sistema economico finanziario di natura criminale basato su un meccanismo seriale, fraudolento ed articolato finalizzato alla pedissequa distrazione ed evasione fiscale di enormi somme di denaro. Le sue condotte, nel corso degli anni, avrebbero consentito all’imprenditore di arricchirsi oltremodo attraverso un enorme risparmio di spesa ottenuto mediante l’omesso pagamento di debiti erariali. Era stato quindi appurato da parte degli inquirenti, da approfondimenti patrimoniali, come il nucleo familiare dell’uomo a fronte di una situazione reddituale esigua, avrebbe avuto la disponibilità ed il dominio di fatto dei beni relativi al sequestro odierno. Tra i mezzi sequestrati anche 1500 camion, uno yacht e una Ferrari. Inoltre, fabbricati, terreni, 3 ville di lusso e 9 appartamenti e 11 società presenti in più province italiane. Attraverso il mancato pagamento dei tributi, per milioni di euro, l’imprenditore avrebbe dapprima finanziato le società in bonis del gruppo, in grado di offrire le loro prestazioni (logistica e trasporto dei rifiuti) a prezzi estremamente concorrenziali e, nel contempo, avrebbe costituito una fitta rete aziendale operante attraverso meccanismi di frode al fisco e società da avviare al dissesto sulle quali scaricare i debiti derivanti dal mancato pagamento delle imposte delle società attive del gruppo. Successivamente le società sarebbero state svuotate. Dopo il primo accoglimento da parte della Cassazione che aveva disposto un nuovo giudizio davanti a un collegio diverso, ora è arrivata la conferma della decisione. Si torna quindi davanti ai giudici del Palazzaccio.





