Nocera Inferiore. Doveva essere il giorno della requisitoria ma le richieste della procura nocerina per la bancarotta Ipervigile slittano a ottobre, quando i giudici del collegio penale del Tribunale di Nocera Inferiore sono chiamati anche per decidere sulla prescrizione per 17 imputati accusati di aver concorso nel crac insieme al patron Fernando De Santis. La loro posizione è vincolata al capo di imputazione connesso al reato principale. Il processo (avviato nel 2016) riguarda la bancarotta fraudolenta e reati finanziari relativi a 22 società di vigilanza privata. Nell’indagine del pubblico ministero Roberto Lenza (ora reggente della procura nocerina) e dei finanzieri erano finite diverse società con accuse che toccavano anche l’evasione delle imposte sui redditi o dell’Iva per circa 300mila euro all’ipervigile. I coniugi De Santis erano finiti a processo anche per la bancarotta o reati finanziari relativi alla Bsk Service Srl, Working Srl e Ariete srl. Nel capo di imputazione del 2016 c’era anche la violenza privata nei confronti di tre dipendenti inducendoli ad assumere ed a mantenere contro la loro volontà cariche societarie. Nel corso delle indagini, effettuate dalla guardia di Finanza del nucleo di Polizia tributaria di Salerno, sono stati effettuati sequestri patrimoniali per oltre 8 milioni di euro. L’indagine era stata avviata a seguito della segnalazione della Banca d’Italia nell’ottobre 2013, per un ammanco di oltre 9,8 milioni di euro nel caveau della Ipervigile. Sempre secondo la pubblica accusa i coniugi De Santis avrebbe truffato l’Inps intascando circa 58mila euro per l’assunzione di 21 dipendenti di un’altra società del gruppo che sarebbero stati messi pretestuosamente in mobilità. Una “truffaldina fotocopia”, per un valore di 21mila euro, avrebbero fatto per l’anno precedente. Con la Bsk service ancora la stessa azione delittuosa per 11 dipendenti e per altri dieci l’anno successivo. Ed ancora stesso copione per quattro dipendenti de La Vigile srl . Fernando De Santis risponde anche della detenzione di banconote contraffatte. Tra le tante vicissitudini di uno dei più importanti gruppi della vigilanza privata in Italia certamente non era ipotizzabile che si arrivasse perfino a sostituire i soldi “buoni” con banconote false per farsele rimborsare dalla Banca d’Italia. Le fiamme gialle avevano ricostruito la tumultuosa vita di 21 società, tutte amministrate formalmente da prestanome- secondo la Procura- riconducibili ai De Santis. Dopo l’udienza di ieri mattina con due testi in aula, l’udienza è stata aggiornata a ottobre quando i giudici scioglieranno le riserve sulla prescrizione di 17 imputati e a quel punto rimarrebbe sul banco delle accuse il solo Fernando De Santis.





