di Erika Noschese
Uscito nel 2012, l’album “Black Tarantella” di Enzo Avitabile continua a sconvolgere le piazze, le radio e le cuffie di chiunque abbia a cuore la cultura musicale popolare del nostro territorio unita a una visione globale delle principali questioni sociali che, 13 anni dopo, risultano ancora tremendamente attuali. Nell’album il pezzo “Aizamm’ na mana” è stato così introdotto al pubblico dall’artista: “È un canto molto semplice. “Aizamm’ na mana” perché non bisogna abbassare la guardia. Ogni giorno c’è da lavorare. Noi siamo abituati più a criticare che ad operare, a lavorare. Diciamo pure la verità, è importante la sanità, è importante la monnezza, ma noi che dobbiamo fare? Aspettare che si risolvano queste cose per poi scrivere le canzoni? Non credo, perché abbiamo scritto le canzoni anche sotto le dominazioni. Quindi nel nostro piccolo cerchiamo di incentivare sempre la cultura attraverso il nostro umile operato”. Nel caso di Salerno, in particolare all’interno delle stanze istituzionali che determinano il modus vivendi di una comunità di oltre 130mila anime, si può dire che siamo ormai abituati, per non dire assuefatti a certe dinamiche che nulla hanno di politico, poco o nulla hanno di meritocratico e nulla hanno di condivisibile. Eppure la prassi consolidata, come dicevamo, è che se sei figlio di, amico di, parente di… insomma, se hai l’amo giusto, il pesce abbocca. Lodevole, quindi, l’iniziativa dell’assessorato alle politiche sociali che si è mobilitato per l’assunzione di assistenti sociali, così come specificato ieri mattina in conferenza stampa proprio dall’assessore Paola De Roberto, con la piena consapevolezza che quest’azione rappresenta solo un primo step e non un punto d’arrivo: “Non basterà – ha commentato l’assessore riferendosi ai tre assistenti sociali neo-assunti –, quindi dovremo trovare modo di recuperare altre risorse, perché anche per tutto quello che si è messo in campo con i fondi Pnrr e con le varie indicazioni che ci chiedono di realizzare, come ad esempio le porte uniche di accesso insieme all’Asl, abbiamo bisogno di figure professionali quali assistenti sociali competenti”. E sicuramente competente è il figlio di un consigliere comunale che, pur avendo deciso di uscire allo scoperto, continuerà a non essere nominato da questa testata perché non ha senso creare una polemica su un singolo elemento di un puzzle ben più grande e con pezzi sempre più piccoli da incastrare. La difesa del diretto interessato dagli attacchi è strenua, con tanto di copia e incolla su vari commenti apparsi sul gruppo Facebook Figli delle Chiancarelle in cui si manifestava la fortuita coincidenza che il primo in graduatoria per un concorso riservato agli assistenti sociali fosse figlio di un consigliere comunale. Basta saper leggere, ma soprattutto basta evitare le interpretazioni: il dato è che la persona finita sotto i riflettori (per suo volere, non nostro visto che non è stato e non sarà nominato a meno di una smentita pubblica in esclusiva su queste colonne) è figlio di un consigliere comunale. Non si sono messe in discussione le competenze né le attività pregresse di cui la persona è stata/è protagonista. Per Roberto De Luca, persona preparatissima e brillante su quanto di sua stretta competenza professionale, è servita un’inchiesta di Fanpage, finita poi nel dimenticatoio, per palesare che un “figlio d’arte” non potesse avere vita facile in contesti in cui il suo curriculum inizia con il proprio cognome e il proprio cognome coincide con quello di una carica istituzionale. Parliamo del figlio del Governatore De Luca, che fu (anche giustamente) scelto come assessore al bilancio (tema di sua stretta competenza) all’interno di una giunta comunale che aveva espresso perplessità circa la candidatura dello stesso De Luca jr poiché si temeva avrebbe tolto voti a troppi candidati. A pensarci oggi che, come assessori tecnici, ci ritroviamo chi ha soltanto la pellicola del proprio smartphone a testimoniare la trasparenza di cui ha la delega, viene quasi da rimpiangere il passato. Senza il quasi. Eppure, ci ritroviamo a leggere smentite su una pagina Facebook, a difesa del proprio curriculum, quando di quest’ultimo non si è proprio parlato. Non perché non sia importante, anzi: tanto di cappello per quanto fatto e per quanto si farà, rispetto a quanto abbiamo avuto modo di leggere dai social. Resta il “dubbio”, magari malizioso e nulla più, sul fatto che la validità del curriculum e della persona sia stata realmente sufficiente a chiudere la partita con un primo posto in graduatoria per un concorso pubblico. Ed è questo il punto: di corsi e ricorsi ne è piena la storia così come le scrivanie del Tar. Nel frattempo, il dubbio resta, non per la singola persona ma per l’intero puzzle di cui lui, consapevolmente, rappresenta soltanto un piccolo pezzo. Siamo pronti a ospitare chiarimenti su queste colonne, con la piena consapevolezza di aver dato spazio a una notizia che è sotto gli occhi di tutti, e non solo sulla bocca di qualcuno. E se il popolo parla, fa rumore. Ce lo dice Avitabile, con il ritmo giusto: “voce di un uomo, voce mia; voce di popolo, voce di Dio”. Mentre per qualcuno, però, sarebbe stato preferibile metterci una bella pietra tombale sopra, per noi è risultato più giusto parlare di ciò che – come dimostrano i commenti della giornata di ieri all’articolo – era già ben noto a tutti. O quasi.





