di Monica De Santis
Con il solenne pontificale celebrato ieri sera nella Cattedrale di Salerno si sono conclusi i tre giorni di celebrazione per la traslazione delle spoglie di San Matteo, che arrivano a Salerno il 6 maggio del 954. Una cerimonia officiata dal parroco della cattedrale don Michele Pecoraro e che si è conclusa con una breve processione che dalla Cattedrale è giunta fino alla Cripta, dove un gruppo di fedeli di Rutino ha offerto al Santo Patrono l’olio per la sua lampada. Le celebrazioni per solennizzare un momento chiave della storia della città sono iniziate mercoledì. Tre in tutto i momenti previsti nel programma per ricordare la traslazione delle reliquie di San Matteo patrono di Salerno avvenuta il 6 maggio dell’anno 954. Il primo appuntamento si è svolto mercoledì nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città alla presenza di don Michele Pecoraro, dell’assessore alle politiche sociali Paola De Roberto e del sindaco di Pellezzano Francesco Morra… “Come vorrei che questa data fosse incancellabile nell’animo e nel cuore dei salernitani. – ha detto più volte don Michele Pecoraro, che ha voluto fortemente le celebrazioni per la traslazione del San Matteo. Mentre il 21 settembre tutto il mondo celebra il nostro patrono, santo e apostolo, il 6 maggio invece è una data tutta della città di Salerno, è tutto nostro perché sono 1068 anni da quando lui ha scelto di abitare qui come primo concittadino, maestro meraviglio di fede, di grazia e di verità di comportamento, perchè poi il vangelo è la linea più bella della vita. Se seguissimo il vangelo sarebbe il paradiso la terra”. Le giornate celebrative sono state anche un’occasione anche per ricostruire la storia della Salerno del medioevo grazie alle due docenti dell’università degli studi di Salerno, Chiara Lambert che ha redatto un documento dal titolo “Le reliquie di San Matteo elementi archeologici e documenti epigrafici” e Amalia Galdi alla quale è stata affidata la ricostruzione del contesto storico in cui la traslazione è avvenuta “Non siamo ancora con la traslazione di San Matteo ai normanni non sono ancora arrivati, – ha spiegato la Galdi – arriveranno di lì a poco però è comunque un momento di transizione anche per la storia longobarda. Perchè con i longobardi arriva il corpo a Salerno ed inizia questa grande devozione per il Santo , ma in realtà il vero salto di qualità del culto si ha con i normanni e con Gregorio VII, Roberto il Guiscardo e Alfano I che era l’arcivescovo di salerno e ovviamente questo tangibilmente si vede in questo grandioso monumento che è la cattedrale. Secondo momento celebrativo, una veglia di preghiera che si è tenuta giovedì pomeriggio in cattedrale.