Alberto Cuomo
Il dottore Massimiliano Natella, assessore alla “politiche ambientali”, probabilmente non è del tutto partecipe del sistema De Luca se, in una città che è stata votata al cemento, gli è stata conferita la delega riguardante la cura del verde. Oltretutto le sue competenze, essendo un informatico, legato quindi al mondo del virtuale, opposto di fatto a quello della natura, sono molto distanti dalla materia che gli è stata data da amministrare. Un tale incarico gli deve essere stato offerto, forse, perché appartenente al partito socialista, spesso legato a quello dei verdi, e anche perché è stato il primo eletto nelle frazioni alte, in parte ancora agricole. Ma purtroppo non gliene va bene una. Dopo il primo temporale autunnale, che ha sradicato molti alberi, dopo il crollo di un albero non potato dalle parti del teatro Verdi, si pone ora il taglio dei pini della villa comunale. C’è da dire che il vecchio giardino della città che fu rinnovato con grande enfasi, di fatto fu mal restaurato. Si ricorderà che, appunto, era caratterizzato dagli alti pini che lo ombreggiavano, cui si univano gli eucalipti, profumati ma non proprio belli, ed i salici che contornavano il laghetto. Il progettista, un architetto paesaggista (a rigore per progettare un giardino non serve un tecnico specializzato, dal momento basta essere architetti e scegliere le essenze, con l’ausilio di un botanico, in ragione del ruolo urbano che possono assumere, descrivendo cioè una passeggiata o elevando una quinta etc.) pensò di estirpare gli eucalipti e chi sa perché i salici, piantando in sostituzione incongrui banani e modificando i viali onde inserire un percorso lineare, mai esistito, tra la scuola Barra e la chiesa dell’Annunziata. Anche il fondo di calpestio, in listelli in cotto, sebbene piacevole e resistente, non è analogo a quello originario né è nell’uso della nostra regione che vede l’impiego del battuto di tufo giallo o, come era a Salerno, di un acciottolato chiaro. C’erano poi le “paparelle” che, poco dopo l’insediamento di De Luca sindaco, furono tutte abbattute di notte a bastonate, senza che qualcuno si prendesse la briga di indagare su chi fosse stato l’autore di tale delitto. Del resto l’amministrazione non sembrava e non sembra tenere agli animali, tant’è che all’atto dell’esproprio delle cosiddette “chiancarelle” le ruspe demolirono le catapecchie senza tenere conto che vi fossero almeno tre gatte puerpere con molti cuccioli che andarono tutti uccisi tanto che in quell’area, che era luogo di frequentazione delle colonie di felini, ormai non c’è più alcun gatto. D’altro canto, nella scarsa cura del randagismo, che richiede la sterilizzazione ad opera dell’amministrazione, in giro per Salerno sembra siano scomparsi cani e gatti vagabondi, in passato persino allevati dagli abitanti dei quartieri. Con il taglio dei pini la villa comunale, che li ha quasi persi tutti, sembra essere diventata un cimitero mediorientale con cippi costituiti dai tronchi tagliati invaso da ingombranti banani continuamente in crescita malgrado i tagli alle radici. Uno dei tronchi, in passato, è stato oggetto di un intervento artistico, ovvero di una scultura raffigurante una mamma con bimbo al seno. Senza considerare la qualità della scultura, questa potrebbe ispirare un possibile uso degli altri tronchi decapitati, e raffigurare tutto il ciclo della nascita, dal concepimento, mediante figure da kamasutra, sino a quella dell’allettamento già esistente. Sai che bello poi se le varie figure erotiche fossero addobbate con le luci d’artista? Se la villa comunale piange il lungomare non ride. Ci si è abituati allo sconcio della eliminazione delle aiuole di fronte al palazzo della Provincia (nel merito, è possibile non vi sia un giudice, contabile, amministrativo, penale, uno con la toga insomma, che si interroghi sul danno arrecato ai cittadini?) e però lo scorso maltempo ha spezzato diversi alberi, in realtà poco più che arbusti, già privi di ogni appeal. In questo caso, tra le lantane che crescono a dismisura e gli alberi in gran parte caduti, le palme con il ciuffo delle fronde più piccolo delle barbe sfiorite, la frequentazione del lungomare porta a fare una esperienza da giungla africana. Resta per fortuna il mare a rendere piacevole la passeggiata. Ma niente paura il “sistema” già ha progettato il suo interramento, che da noi viene detto ripascimento, con tonnellate di inerti per cemento proprio sotto l’attuale percorso, in luogo dello specchio d’acqua dove spesso è dato vedere i canottieri. Sia quindi consentito un consiglio al dottore Natella: se gli assessorati si assumono per acquisire nuovi voti nel suo caso, dal momento gli è stata fatta una “sola”, come dicono a Roma, offrendogli una delega in una materia che l’amministrazione ritiene secondaria e ricca di impicci, non chieda l’assessorato al cemento che fu dell’architetto Mimmo De Maio, ma rinunci solo al mandato di assessore all’ambiente prima di divenire ancor più impopolare.





