di Alfonso Malangone*
Pur nuotando in un mondo liquido, sono certamente motivo di grande sconforto le tante notizie su comportamenti impropri di coloro ai quali, per il ruolo ricoperto, viene generalmente assegnato un elevato livello di fiducia, fossero Politici, Magistrati, Medici e altro ancora. In verità, se da essi dipendono le fortune di ciascuno di noi, non è incoraggiante leggere di irregolarità amministrative, di decisioni scorrette, di sentenze ingiuste, di faziosità sfacciate, di cure negate. Eppure, per preservare l’integrità morale e la terzietà di chi è chiamato a esprimere il meglio, si è scelto da molto tempo di riconoscere emolumenti e vantaggi aggiuntivi idonei a soddisfare i bisogni primari, e pure i voluttuari. Purtroppo, il metodo non sembra sia riuscito ad evitare, per tutti, le tentazioni devianti. In realtà, la qualità e la quantità dei privilegi non possono costituire un argine contro gli eccessi quando sono insufficienti i ‘nutrimenti’ essenziali, come la coscienza, la sensibilità, l’umiltà e, ancor più, quando danaro e potere sono inseguiti oltre ogni limite. In tutto questo, capita anche che ad alcuni siano assegnate grandi responsabilità, con il conseguente ‘privilegio’ di avere i ‘privilegi’, benché si esprimano per sentito dire, trascrivano gli appunti di altri, elaborino con il ‘copia-incolla’, non avendo la capacità di farlo da soli. E’ evidente che, in queste condizioni, non deve stupire se, poi, cade un ponte, frana una strada, i conti non tornano, un paziente resta sotto i ferri e se, ad esempio, nella Valle del Calore Salernitano sono in attesa da circa quarant’anni di una strada. Per non morire. Ma, forse, è già successo, e nessuno se n’è accorto. Poi, magari, ci sarà pure un filosofo a spiegare che la vita è sofferenza per tutti. Per i Cilentani centrali, però, è di più! Alcuni giorni fa, la stampa ha diffuso i risultati dell’indagine sulla qualità della vita che, come ogni anno, il quotidiano economico ‘Il Sole 24 Ore’ elabora sulla base di 90 parametri di misurazione, divisi in sei classi: Ricchezza e Consumi, Ambiente e Servizi, Giustizia e Sicurezza, Affari e Lavoro, Demografia e Società, Cultura e Tempo Libero, confrontandoli su base nazionale. Siamo al 92’ posto su 107. Rispetto allo scorso anno, abbiamo perso 4 posizioni. Non sembra un dato lusinghiero, nonostante ogni diversa opinione e narrazione. Anzi, in verità, è un risultato davvero vergognoso. Certo, poiché è calcolato con riferimento all’intera area Provinciale, può essere che i numeri siano stati influenzati dai valori del territorio che, a parte la Costiera Amalfitana, è senza alcun dubbio in condizioni ben peggiori di quelle della Città. Del resto, l’Ente Provinciale è in riequilibrio finanziario dal 2017 per evitare il dissesto e, quindi: “senza soldi non si cantano messe”. In ogni caso, non sarebbe corretto scansare le responsabilità politiche e amministrative giacché, come Capoluogo, ci competono funzioni che coinvolgono il futuro di tutti. Tra gli indicatori peggiori della classifica, primeggia quello che misura la Ricchezza e i Consumi: 106° posto. Penultimi in Italia! Benché sia un dato pessimo, non costituisce certo una sorpresa visto che è ben nota la generale situazione economica di un territorio ‘sfrantumato’ privo di visione, di coesione e di progettualità, con problemi complessi che coinvolgono ogni aspetto della vita quotidiana. Pur quel che riguarda la nostra Città, preoccupanti indicatori statistici, collaterali a quelli della qualità della vita, confermano la decadente condizione di molti comparti produttivi accompagnata da un progressivo deterioramento dell’ambiente urbano, da una forte decrescita demografica (siamo al di sotto dei 126.000 residenti), da un insopportabile disordine generale. Un vortice di inefficienze, di approssimazioni, di ‘chissenefrega’, sembra soffocare gran parte delle componenti, compromettendone la vitalità. Così, come accade in tutte le realtà declinanti, le lacerazioni sociali sono fonte di inqualificabili aggressioni a danno dei beni pubblici e privati. Da un paio di anni, poi, le difficoltà sono aggravate dall’inasprimento del carico impositivo per l’assorbimento dell’elevatissimo Disavanzo di Amministrazione presente in Bilancio. Siamo partiti da ben € 169,9milioni ‘sotto’, per arrivare a € 152,4 a fine 2023. Di questo, possiamo vantarci di essere i primi in Italia, pro-capite. Così, dovremo tutti fare sacrifici fino al 2044, pagando gabelle tra le più alte del Paese. Un altro primato. E, diverremo tutti più poveri per la vendita ai privati dei ‘beni comuni’, cioè delle memorie realizzate, custodite e tramandate nei secoli perché fossero onorate e utilizzate a beneficio della Comunità. Sono definite operazioni di ‘valorizzazione’, ma sono solo delle volgari cessioni. E’ fermo convincimento che tutto questo sia l’esito, molto infausto, di una programmazione inadeguata e incoerente, se non dell’assenza di un qualsiasi orientamento strategico, pure di medio periodo, che ha causato la disgregazione di ogni legame tra Città, ambiente, territorio, identità e vocazione. Eppure, altrove si investe proprio sul recupero delle specificità per sostenere lo sviluppo. Non è necessario andare lontano. Città come Benevento, Bacoli, Castellammare di Stabia, stanno dando prova di una grande capacità di recupero. Con criticità ‘parlanti’, la Città si è adesso illuminata a festa, pure a macchia di leopardo, e spenderà un ‘botto’ per le baldorie di fine anno, mettendo il farfallino su un abito liso e senza avere neppure l’intimo. In verità, senza ricorrere al parere di illustri economisti, non sono queste le cose da fare per migliorare la classifica della qualità, come neppure lo sono le opere stratosferiche programmate, che non apporteranno punti ai 90 indicatori di vita. Apportano altro, ad altri. Forse, ci sono state congiunture avverse, forse, ci sono stati comportamenti ostativi, forse, ci sono stati impedimenti ‘impedienti’ o ‘dirimenti’. Tutto, può essere che ci sia stato. E, chissà che non ci siano state anche improvvisazioni da parte di alcuni di coloro che si sono offerti di dare un contributo alla crescita della Comunità e che hanno probabilmente accresciuto solo la loro posizione sociale ed economica. E’ una ipotesi, non certo un’accusa. Ma, quando sono i cittadini a dover restituire interessi e capitale di debiti stratosferici, qualche dubbio pure viene. E, meno male che tutto questo è l’esito di scelte dichiarate assunte nell’interesse della Comunità e con amore. Figuriamoci, se non fosse stato così. Siamo nel periodo di Natale o, per chi non crede, del ‘Sole invitto’. Non si festeggia un compleanno. Si esprime la gioia per l’inizio della nuova vita, o del nuovo Sole, che accende la speranza nel cuore di tutti. C’è da augurarsi che, nel prossimo anno, logiche di indirizzo ‘a misura dei bisogni veri e reali’ possano guidare un progetto urbanistico-economico-sociale in grado di concretizzare, finalmente, il ‘fondamentale diritto alla qualità della vita’ nel rispetto dei principi di libertà, di democrazia, di equità, di giustizia, di solidarietà, di civiltà. E’ necessario fare della Città un luogo in grado di offrire tutte le opportunità che rendono la vita meritevole di essere vissuta. Qui. Non altrove. AUGURI. *Ali per la Città