PONTECAGNANO FAIANO. Le modalità del delitto, come riportate correttamente da Cronache, sono ormai delle certezze per gli investigatori. Nastri stava rientrando a casa, qui lo aspettava il suo assassino che gli ha sparato al petto e concluso il suo mandato di morte con una pistolettata alla testa. La madre Caterina, sentiti i colpi si è affacciata alla finestra ed ha riconosciuto il figlio riverso per terra ed è scesa in strada. Il buio, intanto, favoriva la fuga dell’assassino e come anticipato ieri, ha trovato appoggio in un complice che lo attendeva poco lontano. Auto o moto questo non è stato ancora accertato. Nessuna citofonata, nessuna chiamata amichevole per attirare Nastri in una trappola. Una ricostruzione dell’omicidio che lascia aperta ogni ipotesi. Partendo dalla considerazione che l’assassino ha agito con freddezza e determinazione, non lasciando alla vittima nemmeno il tempo di abbozzare una difesa o una fuga. Elementi, come nel caso dell’omicidio Autuori, che lasciano pensare ad una professionista che ha agito rapidamente e senza lasciare tracce con la sua calibro 38. C’è un nesso tra i due omicidi? Apparentemente no, in pratica non è stata la stessa arma a fare fuoco. La stessa perquisizione all’auto della vittima, parcheggiata poco lontano da casa, non avrebbe dato elementi utili alle indagini. Del resto Nastri sapeva bene di essere nel mirino delle Forze dell’Ordine per i suoi precedenti. L’uomo che ha sparato è sparito nel nulla, segno che il piano era stato studiato nei minimi particolari nei giorni precedenti. Qui gli investigatori stanno tentando, attraverso qualche telecamera piazzata nella zona di capire se c’è stato qualche movimento sospetto di auto. Compito complicato perchè quelle a disposizione sono poche e non coprono la zona di via Pertini dove è avvenuto l’omicidio. Sono stati ascoltati per tutta la notte la mamma, i vicini di casa, perquisizioni di rito: nulla al momento che lascia qualche indizio. Resta il movente: quello della droga è il più evidente per i suoi precedenti. Legato al clan Boccalupo, Nastri subì una pesante condanna dopo il blitz del 2005. Voleva mettersi in proprio e scalzare qualcuno nella gestione degli stupefacenti? Una risposta potrebbe arrivare dal suo cellulare che è stato sequestrato per verificare le telefonate e il giro di amicizie. E verificare, come si sussura in giro, i rapporti con i clan dell’area torrese dove avrebbe potuto acquistare la nerce e mettersi in proprio. Toccando gli interessi di qualcuno che non ha esitato a commissionare la sua morte. Ovviamente si seguono anche altre piste. Non è sfuggito agli inquirenti l’incidente che avvenne in carcere: il suo nome era venuto fuori in una delle udienze del processo Stellato: a lui e a Moreno De Simone, era stata data la “paternità” del pestaggio avvenuto lo scorso febbraio all’interno della casa circondariale di Fuorni ai danni di Ugo Corsini, accusato di aver guidato un’organizzazione criminale che si era imposta nello spaccio di stupefacenti in città e in provincia. Dalle prime risultanze della polizia penitenziaria il presunto mandante dell’aggressione sarebbe stato Ivan Del Giusto, anch’egli in carcere e coiunvolto in numerosi procedimenti penali. Un’amicizia pericolosa che avrebbe pagato a caro prezzo.
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