di Michelangelo Russo
Gli articoli dei giorni scorsi di Erika Noschese hanno il merito di aver centrato ancora una volta le criticità del servizio essenziale del Pronto Soccorso, già venuto alla ribalta in gennaio per lo scandalo dei pazienti legati ai letti di contenzione. La Procura, a seguito delle impressionanti immagini riportate nel servizio televisivo La Sette, aprì una inchiesta dei cui esiti non si ha, al momento, alcuna notizia. Certo, la complessità e serietà degli accertamenti hanno i loro tempi, ma purtroppo nel frattempo c’è stato un morto, nei giorni scorsi, su cui si è aperto un altro giallo. Quello dei registri infermieristici e dei codici di accesso: il giovane deceduto, come riportato da Erika Noschese, è stato ricoverato in codice giallo (nessun pericolo imminente), poco dopo in codice verde (urgenza di intervento) e poi, dopo che è morto, in codice rosso (urgenza massima). Insomma, se non ci fosse un dramma dietro, c’è da mettersi a ridere. Quando i casi dei pazienti legati al letto esplosero mediaticamente, scrivemmo subito in queste colonne che era opportuno sequestrare le cartelle cliniche immediatamente, e, soprattutto, i registri interni infermieristici. Questo per impedire possibili inquinamenti e confusione dei dati dopo che la cosa era diventata di dominio pubblico. Insomma, per impedire che si combinassero pasticci soprattutto nei registri infermieristici, che riportano la cronologia più minuta di tutti gli interventi. Da essi si possono ricavare, sovente, indizi che possono non apparire dalla cartella clinica, di norma più sintetica. Ora, gli articoli di Noschese hanno focalizzato delle discrasie vistose che appaiono proprio dal registro infermieristico di pronto soccorso. C’è da ricordare che i registri infermieristici non sono dei meri appunti privati, interni all’istituzione ospedaliera. Fanno parte integrante della cartella clinica, che è un atto pubblico. La falsificazione della cartella clinica costituisce un grave reato di falsità, materiale e ideologica, di atto pubblico. Pertanto, lo stesso tipo di sanzione colpisce anche la cartella infermieristica. Detto ciò, è da presumersi che dopo gli articoli di Noschese ci sarà un qualche interessamento della Procura della Repubblica alla vicenda. E’ bene comunque che i Sostituti Procuratori che stanno, con grande segretezza, portando avanti gli accertamenti sulla vicenda dei pazienti legati ai letti, abbiano notizia di quanto scritto da questo giornale sul giallo ultimo dei codici circa il decesso del giovane. E’ sperabile che le indagini abbiano una accelerazione, visto il dramma e il caos del servizio di pronto soccorso che continua purtroppo. Di qui l’importanza vitale di questa indagine, per le aspettative dell’intera comunità salernitana sul miglioramento di un servizio vitale per tutti. Non è di buon gusto citare se stessi, ma gli esempi storici possono essere di qualche utilità comunque. Nel gennaio del 2001 ci fu la tragedia del rogo di San Gregorio Magno, in cui persero la vita 19 pazienti arsi vivi nella struttura ospedaliera che li ospitava. Fu un caso nazionale di malasanità che scosse le coscienze. Intervenni come Procuratore Aggiunto, coadiuvato dalla bravissima collega Maria Carmela Polito. Il Procuratore Generale Verderosa chiese ufficialmente la massima rapidità delle indagini. Dopo pochi giorni, sulla base degli accertamenti di P.G. e di una preziosa consulenza peritale inossidabile, arrivammo alle prime misure cautelari, confermate, con imputazioni che arrivarono alla condanna. L’istruttoria, come assicurato al Procuratore Generale, si concluse in meno di un anno, con altre dieci imputazioni; il processo che ne seguì vide condannati quasi tutti gli imputati. Voglio dire, con questo, che ci sono urgenze, tra le urgenze, che a volte meritano risposte possibilmente celeri, nonostante le difficoltà comprensibili.