Morì al porto di Salerno In nove rischiano il processo - Le Cronache
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Morì al porto di Salerno In nove rischiano il processo

di red.cro.

Per la morte del 34enne Lino Trezza, avvenuta nello scalo portuale di Salerno, in 9, il prossimo 13 dicembre, compariranno dinanzi al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno. Il sostituto procuratore Roberto Penna ha chiesto il rinvio a giudizio per Emanuele Grimaldi, Diego Pacella rappresentanti della Grimaldi Deep Sea spa; il presidente della Cooperativa unica lavoratori porto (Culp) Antonio Autuori; il legale rappresentante della Sca – “Salerno Continentale terminal spa” Agostino Gallozzi e Ermanno Freda, il comandande della motonave “Repubblica Argentina” (di proprietà della Grimaldi Deep Sea spa) Gioacchino Turdo; il primo e il terzo ufficiale di coperta Aniello Zabatta e Cristopher Cansancio e l’addetto alla collocazione e posizionamento dei container e Alessandro Scarfò. Agli stessi nello scorso mese di aprile è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. L’avviso di conclusione indagine giunse al termine di una serie di perizie che il magistrato titolare del fascicolo ha disposto sia sul mezzo meccanico che sull’area portuale in
cui si muoveva Lino Trezza a bordo del muletto. Secondo le accuse Autuori, quale presidente della Culp avrebbe assunto Trezza come addetto al rizzaggio e derizzaggio senza formazione e addestramento adeguato per la conduzione dei trattori portuali. Gallozzi a sua volta non si sarebbe sincerato che l’operaio avesse ricevuto la necessaria formazione per il lavoro che andava a svolgere. Inoltre, secondo l’accusa, la Salerno Container Terminal attraverso condotte finalizzate a velocizzare le operazioni di carico dei container, ad evitare controlli di carattere burocratico e ad evitare di assumere direttamente ulteriore personale specializzato addetto alla conduzione dei trattori ed anche grazie alla redazione di un semplicistico documento di valutazione dei rischi per la salute e sicurezza sul lavoro in cui veniva previsto l’utilizzo soltanto di personale adeguatamente formato per la mansione senza che venisse previsto uno specifico obbligo di verifica diretta dell’avvenuta formazione. Turda Zabatta e Cansancio unitamente a Scarfò hanno avuto un comportamento negligente e imprudente facendo collocare sul ponte un container senza rispettare i limiti imposti e riducendo in tal modo lo spazio di manovra del trattore portuale oltre a non aver accertato che i container venissero fissati. Nell’avviso di conclusione indagini il Sostituto procuratore Roberto Penna scrive che le imperizie poste in atto consentivano che, Lino Trezza, autista della Culp, dopo essersi messo alla guida di un trattore portuale di proprietà della Sct, a cui era stato agganciato un semirimorchio con due container contenenti lastroni di marmo ed altro materiale per un peso complessivo di di 64 tonnellate, salisse a bordo della motonave “Repubblica Argentina” per poi dirigersi verso il ponte sottostante dove avrebbe dovuto scaricare la merce. Durante tale tragitto Trezza, a bordo del carrellone, ha percorso una rampa di 87 metri ad una velocità compresa tra i 25 ed i 40 chilometri orari nonostante il limite fosse di 6 e senza che l’addetto alla sicurezza intervenisse. Trezza non avrebbe neppure azionato la trazione integrale e le marce ridotte così da andare ad impattare con lo spigolo sinistro del paraurti contro lo spigolo esterno di un container sul quale era soltanto appoggiato e non bloccato un ulteriore container che a seguito dell’urto precipitò sulla cabina del carrellone facendo accartocciare le lamiere che recisero l’arteria femorale dell’operaio che spirò nel giro di pochi minuti a seguito di una copiosa emorragia. La tragedia si consumò nel novembre del 2016