Mons Raimo e l'incontro con il Papa - Le Cronache Attualità
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Mons Raimo e l’incontro con il Papa

Mons Raimo e l’incontro con il Papa

di Mario Rinaldi E’ passato quasi un anno da quel 30 aprile 2024, quando proprio Papa Francesco lo ha nominato vescovo ausiliare di Salerno-Campagna-Acerno e vescovo titolare di Termini Imerese. Una nomina, cui è seguita l’ordinazione episcopale nella cattedrale di Salerno, dall’arcivescovo Andrea Bellandi e che in un certo modo lega a doppio filo la figura del Sommo Pontefice a quella di Sua Eccellenza Monsignor Alfonso Raimo, anche lui, come tutto il mondo cattolico, rimasto profondamente rattristato dalla notizia della scomparsa del Papa argentino. Sono diversi gli incontri avuti con Papa Francesco che hanno segnato il cammino spirituale di Mons. Raimo, come lui stesso ha raccontato. Monsignor Raimo, quante volte ha incontrato Papa Francesco? E che ricordo conserva di lui? “Sono diverse le circostanze in cui ho avuto il piacere e l’onore di incontrare sua Santità. Ma gli incontri che porto nel cuore sono due, avvenuti a distanza di un anno l’uno dall’altro, nel 2013 e nel 2014, quando nella mia qualità di Cappellano del carcere di Eboli ho portato un gruppo di detenuti a far visita a Papa Francesco. Quello che mi ha colpito in questi incontri è stato il senso di grande familiarità e affetto e la straordinaria sensibilità mostrati nei confronti di persone detenute per colpe da loro stessi riconosciute. Bergoglio, che ha fatto della misericordia uno dei tratti distintivi del suo ministero, in quelle circostanze ha saputo manifestare una immensa misericordia verso i detenuti, perché lui riteneva che la misericordia di Dio potesse diventare motivo di riscatto sociale per queste persone”. Cosa lo ha colpito di più in questi incontri con i detenuti? “Tengo impresso nella mente e nel cuore il forte abbraccio che Papa Francesco rivolse al gruppo di detenuti venuti dal carcere di Eboli insieme al personale della casa circondariale. Quell’abbraccio credo sia stato il gesto più significativo, nel corso del quale il Pontefice ha mostrato il suo volto paterno, gioioso, di un Papa che non si risparmia con nessuno. E ricordo anche il gioioso imbarazzo dei detenuti quando in quell’abbraccio, per loro insolito, in un misto tra incredulità e contentezza, riuscirono a cogliere il tratto di umanità di uomo, che pur essendo il Papa in persona, non si sottraeva a far sentire il suo affetto attraverso un contatto fisico e spirituale”. Può raccontarci di altri incontri avuti con il Papa e il modo in cui sono stati vissuti? “Ci sono stati anche momenti comunitari vissuti in presenza del Pontefice. Quello che mi rimane impresso di Papa Francesco è il suo sorriso, capace di sciogliere anche i cuori più algidi. Un sorriso misto a severità soprattutto quando si parlava delle situazioni del mondo e dei conflitti in essere, evidenziando come il dramma dell’umanità, secondo il suo punto di vista, derivava dalla durezza del cuore umano, che si ritrova non solo nel mondo, ma anche nella Chiesa”. Ecco secondo lei, Papa Francesco è stato un Pontefice che ha rivoluzionato la Chiesa? Uno che, nei modi di agire ha rotto gli schemi e i paradigmi che per secoli hanno accompagnato la storia della Chiesa? “Papa Francesco si inserisce in un percorso della storia della chiesa nella quale i Pontefici hanno contribuito a renderla più vicina al mondo. Gli ultimi Pontefici hanno contribuito ad attualizzare le novità del Concilio. La novità che questo Papa ha portato la si può riscontare già nell’espressione utilizzata quando si è presentato al mondo. E’ stato un esempio di creatività dello Spirito Santo in un tempo come quello attuale che stiamo vivendo, così travagliato. Lui stesso disse che stiamo vivendo un cambiamento d’epoca. Attenzione a questa espressione. Non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca, inteso nel senso più radicale del termine, dove anche la Chiesa è chiamata a mettere in campo una capacità creativa e di reinterpretazione di se stessa in questo tempo”. Uno dei gesti più significativi per lei fatto da Papa Francesco. “Lavare i piedi ai detenuti, che per molti è stato ritenuto un gesto scandaloso, nel senso buono del termine. Un gesto che richiama quello di Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Papa Francesco è riuscito a metterlo in evidenza in modo quasi scandaloso”. Il suo ricordo personale di Papa Francesco. “Per me questo Papa è stato un segno di contraddizione perché ci ha stimolati e provocati. Ha esercitato il suo ministero profetico. Un Papa semplice, soprattutto nei gesti. Anche quando saliva sull’aereo con la valigetta, rispondendo a chi gli chiedeva cosa ci fosse al suo interno, lui con estrema scioltezza diceva: “la Bibbia e un rasoio per fare la barba”. Come a chiedersi, ma perché anche il Papa si fa la barba? Ebbene sì, lui faceva apparire tutto più umano, un uomo tra gli altri uomini, con tutte le fragilità che accompagnano la condizione dell’essere umano. E, in ultimo, a lui va il mio più sentito ringraziamento per avermi conferito la nomina di Vescovo ausiliare Salerno-Campagna-Acerno e vescovo titolare di Termini Imerese, incarico che spero di assolvere accompagnato dalla grazia di Dio”. Un ricordo, quello di Monsignor Raimo, frutto di dinamiche e incontri che hanno portato anche un cambiamento in coloro che attraverso il Vescovo ausiliare hanno avuto la fortuna di incontrare il Pontefice venuto dalla fine del mondo.