Redazione nazionale Cronache
Quest’anno non ci saranno manovre correttive. Ed è esclusa in maniera tassativa la patrimoniale. Lo assicura il ministro dell’economia Giovanni Tria, che invece mette qualche paletto sulla realizzazione della flat tax, la “tassa piatta” fortemente voluta dalla Lega che con il vicepremier Matteo Salvini torna a ribadirne l’urgenza. Il titolare dell’Economia però, seppur favorevole all’appiattimento delle aliquote, sembra intenzionato ad andarci cauto, avvertendo la necessità che ci si arrivi gradualmente. La flat tax “per me concettualmente va bene. Prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore. Ovviamente si deve mantenere quella progressività che è un dettato anche costituzionale», spiega Tria in collegamento da New York a “1/2h in più”, sottolineando che «il problema è agire attraverso una riforma progressiva». Il ministro pensa ad esempio ad «una serie di deduzioni» e immagina «un’area no tax, un’area di reddito che non viene tassata se il livello è molto basso», garantendo così, anche se c’è una sola aliquota, di avere di fatto una progressività. Il punto, comunque, è diminuire «progressivamente il numero di aliquote», perché, secondo Tria, un’unica aliquota può essere un obiettivo, ma «attualmente per problemi di stabilità finanziaria dovrebbe essere posta ad un livello abbastanza elevato», e questo colpirebbe i redditi più bassi. Una cautela che non farà molto piacere al vicepremier leghista Salvini, tornato a difendere la sua riforma fiscale: «Non è un capriccio della Lega, ma una urgenza per gli italiani», spiega il ministro dell’Interno, stupito dei dubbi del M5s, visto che la riduzione delle tasse è «un dovere previsto nel contratto di governo». E tuona: «Se qualcuno rallenta la Flat Tax non danneggia Salvini o la Lega, ma danneggia il Governo e l’Italia intera. Flat Tax subito, già da quest’anno, gli italiani ci chiedono coraggio!». C’è però un’incognita con cui il Governo dovrà fare i conti nei prossimi mesi per decidere quali politiche attuare: uno dei fattori in campo non è solo la Ragioneria, spiega Tria, ma anche «vedere quale sarà effettivamente il tasso di crescita» del prossimo semestre. Entro questi “vincoli”, quindi, si deciderà quali obiettivi del programma di governo «andranno avanti più rapidamente o meno rapidamente». La crescita della seconda parte dell’anno sarà decisiva anche per centrare lo 0,2% fissato dal Def per il 2019: un livello che si può raggiungere solo con «una crescita sostenuta già nel secondo semestre». Comunque, i margini ci sono: «Non è che le risorse sono così limitate, il problema è dove si mettono», spiega il titolare del Tesoro, precisando che bisogna vedere nelle scelte politiche «se c’èanche la possibilità di rivedere più o meno profondamente la spesa pubblica». Quello che è certo è che non ci sarà manovra correttiva e nemmeno la patrimoniale:«Non c’è il rischio, io personalmente e concettualmente sono molto contrario», è categorico Tria, sostenendo che «avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi» e avvertendo che «solo parlarne crea una tale incertezza che fa un danno forte all’economia». Intanto dalle misure che il Governo sta attuando per la crescita ci si aspetta «un impatto positivo ma limitato sul tasso di crescita di quest’anno, anche se sarà ovviamente molto basso», spiega Tria, assicurando che sul Def «non c’è stato nessun confronto aspro», ma «ampio consenso fin dall’inizio sui numeri». Più in generale, per quanto riguarda l’economia mondiale, il ministro reduce dei lavori al Fmi, evidenzia come siamo «nel mezzo di un rallentamento importante» e prevale una situazione di «forte incertezza»: il messaggio di relativo ottimismo è che si spera in segnali di ripresa già dal secondo semestre, ma i rischi sono «negativi».