di Andrea Pellegrino
Mi manda papà. In politica i casi si sprecano, fin dai tempi della prima Repubblica. Ma ogni passaggio di testimone ha avuto il suo percorso. Di padre in figlio ma sancito sempre attraverso il consenso popolare. Del Mese, Valiante, Scarlato, Barbirotti, Caldoro, i casi sono numerosi anche nella nostra città. Tutti discendenti eletti dal popolo che hanno fatto carriera seguendo le orme e i consigli del papà ma conquistando le loro posizioni politiche passando sempre per le urne. E’ il caso di Paolo Del Mese, ancora oggi uno dei protagonisti politici cittadini. Il papà è stato sindaco di Pontecagnano Faiano ed è stato punto di riferimento della Democrazia Cristiana ma Paolo Del Mese ha costruito la sua storia passo dopo passo conquistando consenso. Certamente l’ex deputato e sottosegretario ammette: «Mio padre Mario è stato il mio maestro politico. Gli devo tutto». Ma la scalata politica è frutto del suo lavoro, afferma Paolo Del Mese: «Mettendomi in discussione e con i voti ho realizzato tutto. Penso che così debba essere fatto. Le cose si conquistano sul campo e se parliamo di politica con il consenso». E quanto alla nomina di De Luca jr nella giunta Napoli, l’ex deputato democristiano dice: «Non deve essere un vantaggio e non deve essere neppure un danno essere figlio d’arte. Valutiamo la persona e le sue capacità. Nulla toglie che Roberto possa essere migliore del padre. Certo è, ripeto, che queste cose vanno conquistate sul campo». Figlio e nipote d’arte è anche Gianfranco Valiante. L’attuale sindaco di Baronissi può dire di essere nato in uno degli ambienti politici più importanti della città di Salerno. Papà vicesindaco ed assessore al Comune di Salerno, zio potentissimo parlamentare per più legislature, membro della commissione d’inchiesta sul caso Moro e sottosegretario. Ma Gianfranco Valiante ammette che il suo desiderio di scendere in campo in prima persona c’è stato solo nel 2001, quando fu tra i più votati della Margherita per il Consiglio comunale di Salerno, nell’epoca De Biase. Prima di allora, dice, «non ero neppure iscritto al partito. Sostenevo le campagna elettorali di mio padre e mio zio ma nulla di più. Poi nel 2001 la svolta – prosegue Valiante – con la decisione di candidarmi. Devo dire che da allora ho superato tutti gli appuntamenti politici con successo, fino ad arrivare in consiglio regionale ed ora al Comune di Baronissi». E tra i figli d’arte ci sono sicuramente i fratelli Caldoro. Il più noto Stefano, già governatore della Campania, e l’emergente Alessandra, responsabile regionale di Italia Unica di Corrado Passera. Entrambi figli di Tonino Caldoro, storico esponente del partito socialista. «Essere figli d’arte è un valore – spiega Alessandra Caldoro – significa aver avuto la possibilità di imparare dall’esperienza vissuta in casa. Questo vale per moltissimi mestieri. Come tutto nella vita, però, non è quello che si fa, ma come lo si fa. Nel 1985 mio padre Antonio si dimise dal parlamento quando mio fratello Stefano aveva deciso di partecipare alle elezioni regionali, candidandosi al Consiglio regionale. Stefano ha incominciato un percorso autonomo noto a tutti. Io ho deciso di impegnarmi in politica aderendo ad Italia Unica, il movimento fondato da Corrado Passera, solo dopo la fine del mandato istituzionale di presidente della regione di Stefano. Ho scelto un progetto in un partito diverso da quello di Stefano. Nel suo partito mi sarebbe stato più facile, ma una scelta politica deve essere sui valori e i contenuti e non sulla convenienza. Di Forza Italia non condivido la politica basata su logiche vecchie, e, vista la debacle alla ultime amministrative, non sono la sola. Di Italia Unica condivido tutto: valori, programma e politica. Siamo stati noi a mettere in campo il modello Milano e i fatti ci hanno dato ragione. Nelle democrazie del mondo figli d’arte ce ne sono tanti, e anche, purtroppo, nelle dittature». Ma nell’elenco c’è anche Dario Barbirotti, figlio d’arte di Galileo, già consigliere comunale di Salerno e primo presidente del consiglio regionale della Campania. «L’impegno in politica è dettato in parte anche dalla passione tramandata in famiglia – spiega Dario Barbirotti, già consigliere regionale – Io credo nello strumento politico e nella continuità sul territorio. Chi respira politica sin da bambino e soprattutto all’interno della propria famiglia ha più possibilità sicuramente poi di impegnarsi in maniera diretta sul campo. Io ho respirato aria di politica sin da bambino, conoscendo anche personaggi e politici illustri ed importanti e così, insieme a mio padre, è nata anche la mia passione». Infine, il commento di un papà autorevole, Antonio Valiante, già vicepresidente della giunta regionale della Campania e padre del deputato Simone: «Generalmente ai figli si richiede qualcosa di meglio di quanto hanno fatto i genitori».