di Marco De Martino
SALERNO. A fine mese, probabilmente anche prima, si consumerà il secondo addio, ancora una volta da vincente, di Leonardo Menichini.
Al tecnico non verrà prolungato l’accordo scadente il prossimo 30 giugno e stavolta non ci saranno clausole che ne faranno scattare il rinnovo automatico come un anno fa. Il rapporto tra la Salernitana e l’allenatore di Ponsacco si esaurirà naturalmente, con buona pace di entrambe le parti. Per il club, che ha in mente un programma differente dopo il naufragio a cui si è rimediato in extremis in questa stagione più per demerito delle altre compagini (arrivare a quota 45 punti negli anni passati equivaleva ad una retrocessione certa) che per meriti propri. Per Menichini, che ha somatizzato la grande tensione vissuta in questi cinque mesi negli ultimi 180’ di questa stagione rischiando lo svenimento, e che tornerà nella sua Toscana in attesa di una chiamata da parte di una piazza ambiziosa ma con pressioni diverse. D’altronde il curriculum delle ultime due stagioni parla chiaro per il tecnico, spesso contestato e criticato ma che ha ottenuto due risultati significativi in un ambiente e con una società non facili. Per la Salernitana dunque si aprono scenari differenti. Lotito e Mezzaroma, al di là delle dichiarazioni dettate dall’orgoglio, non hanno intenzione di commettere gli stessi errori della passata stagione. Un po’ come accaduto tre anni fa dopo il primo campionato in Prima Divisione con i tre cambi in panchina e la delusione finale a Frosinone. L’anno dopo fu costruita una squadra da primato. E su questa stessa falsariga i due patron cominceranno subito a lavorare. Innanzitutto scegliendo il nome del nuovo allenatore. Da più parti giungono conferme su quello di Simone Inzaghi. Dopo il buon rodaggio alla Lazio che però non gli è valso la riconferma, Lotito ha la necessità di svezzare il suo pupillo. Quale migliore trampolino di lancio se non quello di Salerno, magari con una squadra che possa puntare ai play off? Le resistenze nell’accettare la piazza, fatte qualche anno fa dall’ex attaccante del Piacenza, sembrano essere cadute, dal momento che per lui la prospettiva di allenare a Salerno con determinate rassicurazioni tecniche e con la prospettiva, in caso di campionato positivo, di rientrare a Roma dalla porta principale, sono elementi che al momento sembrano contare di più rispetto alla possibilità di restare a spasso o di mettersi alla ricerca di una sistemazione, dopo aver abbandonato la casa madre Lazio. La scelta di puntare su Inzaghi sembra mettere d’accordo tutti (anche perché è già a busta paga…) ma il suo arrivo sullo scranno granata potrebbe essere il preludio all’addio di Fabiani. Il direttore sportivo è allettato dalla prospettiva di una nuova avventura al timone tecnico di un club ambizioso come la Sambenedettese. Una sfida che potrebbe portare l’operatore di mercato romano, che vanta un altro anno di contratto, lontano da Salerno. Al suo posto potrebbe accomodarsi sulla poltrona di responsabile dell’area tecnica un’altra vecchia conoscenza di Salerno e di Lotito, quel Pasqualino Foggia che ha da poco intrapreso la carriera di direttore sportivo. In piedi anche la possibilità di ingaggiare Antonello Preiti, amico proprio di Fabiani ed ex diesse del Parma. Dopo l’esperienza fugace a Pagani, Preiti ha però firmato un pluriennale col Catanzaro. Dopo aver sistemato questi due tasselli la Salernitana aprirà le danze sul mercato. Priorità assoluta saranno i rinnovi e le conferme (di cui parleremo a parte), oltre alla ricerca di elementi giovani e di prospettiva. Se dovesse essere Inzaghi il tecnico, dalla Lazio potrebbero arrivare diversi calciatori. Non più le seconde scelte, come Prce, Tounkara o Strakosha, ma i veri gioielli svezzati a Formello. Come ad esempio, il regista Murgia e l’esterno Palombi. Anche Oikonomidis potrebbe restare mentre potrebbero approdare a Salerno Crecco e Minala, reduci da stagioni non esaltanti rispettivamente a Modena (fino a gennaio a Lanciano) ed a Bari (dopo i primi sei mesi a Latina).