Meloni, Renzi, orsi, occupati. Paradossi legati da un nesso - Le Cronache Ultimora
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Meloni, Renzi, orsi, occupati. Paradossi legati da un nesso

Meloni, Renzi, orsi, occupati. Paradossi legati da un nesso

di Aldo Primicerio

Sì. Non so se capita anche a voi. Ci sono fatti, eventi, notizie assolutamente diverse, ma che poi convergono, si ritrovano, quasi unite da un nesso: quello del dubbio, anzi dell’ossimoro: cioè, affermano una cosa ma poi sembrano significarne il loro contrario.

Partiamo dal nostro presidente Giorgia Meloni. Cinque giorni fa è riapparsa su X, l’ex-Twitter, con sotto il titolo virgolettato: “Eccomi qua, sono ricomparsa”. E poi lei aggiunge dell’altro, con la sua usuale ironia e la rituale teatralità. Lei pensa di essere naturale, di essere divertente, di apparire come una di noi, ma non ci riesce. Anzi, è l’ossimoro di sé, penso faccia arrivare al pubblico l’immagine dell’esatto opposto di quello che lei spera. Dirò di più. Questo suo ridicolizzare chi era rimasto perplesso dal suo lungo silenzio non è consono al ruolo di un Presidente del Consiglio. Ecco perché ci sforziamo di crederle, ma lei fa di tutto per non piacerci. Con le sua apparizioni quotidiane, il suo viso sorridente, ci sembra più una influencer di se stessa che un politico di alto profilo come dovrebbe, come scriveargutamente Alessio Andreoli. Ed i suoi sorrisi sembrano tradire palesemente una sorta di cattiveria e di rancore. Gli avversari l’attaccano? Ma è nel gioco delle parti, e lei dovrebbe reagire con serietà e compostezza e non con l’ironia di un’attrice da teatro.

 

Matteo Renzi. A volte ritornano. E’ il passato, non gradevole, che si rifà vivo

E’ come l’assassino che nella letteratura giallista torna sul luogo del delitto. Ma perché lo fa? Perché tutti sappiano riconoscere con certezza l’autore del misfatto. Il saudita di Rignano sull’Arno parla alle Feste dell’Unità in pubblico, ma non sempre è gradito. Come a Modena ad esempio. Perché molti ex-Pd ed ex-Pc se lo ricordano come una sciagura, come scrive Paolo Farinella, prete di Genova. Lui vuole tornare nel Pd. Ma come? Dopo aver fatto cadere i governi Letta e Conte 2, avere spinto quello Draghi, aver manifestato ammirazione per Silvio, essersi alleato con le destre di Meloni e Salvini nel Comune di Genova, avere appoggiato la falsa riforma della giustizia di Nordio, aver passeggiato avanti e indietro lungo l’arco costituzionale da sinistra a destra, ora vuol tornare all’ovile primordiale? Evidentemente per spingere al suicidio quel che resta del Pd. Ecco l’ossimoro, il secondo paradosso. E qui Farinella tocca l’apice della sua grande ironia quando, forzando personaggi e similitudini, cita un passo della Bibbia. Dove Dio (Matteo) si presenta a Mosè (il popolo dem) per la prima volta. E questi gli chiede quale sia il suo nome, per sapere con chi interloquiva e per riferire al popolo chi lo mandava. E Dio risponde con una frase misteriosa “‘eheyeh ‘ashèr ‘eheyeh”, con cui vuole probabilmente dire “Io sarò chi sono stato”, cioè se vuoi sapere adesso chi sarò in futuro, interroga il mio passato. Un insegnamento che vale per sempre, e cioè che la credibilità di uno passa solo per la credibilità della sua storia e dei suoi comportamenti passati. Intelligenti pauca, motto latino che s’ispira ad un passaggio del grande Plauto,  Dictum sapienti sat est, “A chi capisce basta poco”. Renzi propone un accordo con Schlein? Bene. Matteo le porterà il suo scarso 2 per cento, ma Schlein perderà il 20 per cento di chi ora vota il Pd.

 

Trentino, Regione di reintroduzione di orsi. Di cui poi il suo Presidente ordina l’uccisione. Perché ci sia un “turismo tranquillo”

“Ci siamo pentiti, l’orso non lo vogliamo più”, avrebbe detto il Presidente Fugatti. Perché il turista si addentri nei boschi senza pericolo. Ma il turista – chiediamo a Fugatti – abita nei boschi o in città? E l’orso vive in un attico del centro o in un bosco? Insomma, siamo al terzo ossimoro, legato agli altri due. Secondo noi il presidente della Regione ha perso la bussola. Pensa e dice una cosa, ma lo fa innescando l’imppressione opposta. E non è l’unico. L’hanno smarrita anche in Abruzzo, dove pensano di sopprimere orsi e lupi. E mettiamoci dentro anche la Liguria, dove, pensate, è stata ripristinata la caccia con arco e frecce. Perché, si pensi un pò, è legale secondo una legge del 1992, governo Andreotti VII. A Giulio il Grande questa idiozia pura gli sarà sfuggita, tra tante cose importanti da fare. Poiché la gestione della caccia è stata deregolata alla Regioni, la legge nazionale resta, ma la giunta regionale l’ha ripescata quasi all’unanimità. Insomma, con tante gravi incompiutezze in questo Paese si ha il tempo di riammettere una opzione che si aggiunge a tutte le crudeltà oggi legalizzate contro gli animali selvatici. Che, udite, sono patrimonio dello Stato, perché molte specie sono protette in quanto a rischio estinzione. E quindi lo Stato dovrebbe vietarne l’uccisione e, se accade, disporne l’indennizzo a noi cittadini che ne siamo legittimi proprietari. Da parte nostra, per carità, il massimo rispetto per tutti. Ma noi abbiamo le nostre convinzioni, abbiamo un’idea diversa della natura e del mondo animale. Cosa pensare di uno Stato democratico dove si spara ad un uccellino di pochi grammi per cibo? Ed è pensabile sparare a scopo ricreativo? E’ proprio un piacere, è proprio un gioco uccidere? E quando molte specie si saranno estinte, i 350mila cacciatori italiani a chi spareranno?

 

Occupati record. Mai accaduto negli ultimi decenni, strilla la naggioranza di governo. Ma, attenzione, non è proprio così

Siamo all’ultimo paradosso di questa società piena di dubbi e di interrogativi. Parliamo degli occupati record e della disoccupazione. Che – scrive Il Fatto -scende lievemente nell’area euro a luglio, passando dal 6,5% di giugno al 6,4%, il livello più basso dal 2008. Italia lievemente sopra la media (6,5%) ma con una flessione più marcata rispetto a giugno. L’Istat rileva anche un massimo storico di occupati, sono poco più di 24 milioni, il 62,3% del totale delle persone in età lavorativa e con un incremento dello 0,2% rispetto a giugno. Significa che lavorano 490mila persone in più di un anno fa e 56mila in più rispetto allo scorso giugno. Nell’ultimo mese monitorato, quello di luglio scorso, l’aumento è stato quasi esclusivamente femminile (+ 54mila). Ma, attenzione. l’Istat aggiunge che si tratta, nella totalità, di lavoratori autonomi, non di assunzioni. I dipendenti, anzi, sono 18mila in meno di giugno. Dato preoccupante è il deciso incremento degli inattivi, ossia persone che non hanno e non cercano un lavoro, soprattutto tra i più giovani. Sono 73mila in più in un mese e questo dato contribuisce a ridurre la disoccupazione. Chi non cerca un impiego non viene infatti incluso tra i disoccupati. L’incremento degli inattivi riflette di solito un aumento degli scoraggiati, persone che rinunciano a cercare lavoro perché non non trovano offerte soddisfacenti. Più occhio, e più avvedutezza quindi nell’osservare e raccontare ai cittadini di come gira questo strano mondo in cui viviamo.