Patrizia Tortoriello
Ha scansato il tarlo della nostalgia politica raccontando, con realismo, la vita politica che ha vissuto e dato fruttuosi consigli per chi ancora la fa o intendesse farla. “Io – dice subito Mastella – sono stato vittima della malagiustizia italiana come capitò all’allora ministro Luigi Gui quando fu ingiustamente investito dello scandalo Loockeed”. Un fendente nel ricordo politico di uno scandalo della Prima Repubblica che potrebbe spianargli la strada nell’attacco alla magistratura che agli inizi del Duemila lo colpì da innocente. Lui va avanti con il racconto della politica. Clemente Mastella arriva a Salerno all’Hotel Mediterraneo per incontrare i rotariani per raccontare “Una vita da Onorevole” da ex parlamentare democristiano ed ex ministro fino a sindaco di Benevento. La serata è stata organizzata dal Rotary Club Salerno Picentia presieduto da Raffaele Brescia Morra ed ha visto la partecipazione contemporanea dei Rotary Club Eboli, Rotary Club Nocera Apudmontem e Rotary Club di Battipaglia, inserendosi nell’ambito del ricco calendario di eventi artistici e culturali organizzati dal Rotary in Provincia di Salerno. È stata una serata ricca di spunti, con rievocazioni di un passato combattuto e travolgente, senza risparmiare, sul filo dell’ironia, i colpi di scena a cui la politica italiana ci ha abituati. Mastella, protagonista sulla scena, cattura l’attenzione fin da subito attraverso i suoi racconti funambolici, che si alternano su due registri: uno spaccato esistenziale che prende vita da una piccola frazione di Ceppaloni, proseguendo con la laurea in Filosofia su Antonio Gramsci, il matrimonio riuscito con Sandra e la formazione cattolica e giornalistica, e l’intreccio con il volto storico e politico del nostro Paese, attraverso 50 anni ininterrotti di giochi di potere e di alleanze strategiche che hanno determinato il ruolo dell’Italia sulla scacchiera europea. Un detentore di record, il sindaco di Benevento che è stato tifoso del Benevento, ma anche vicepresidente del Napoli ai tempi di Maradona e di calciopoli, segretario di partito, otto volte deputato, una senatore, due volte parlamentare europeo, nonché unico politico ad aver ricoperto la carica di Ministro sia in un governo guidato da Silvio Berlusconi che in uno guidato da Romano Prodi. Come ha fatto? Lui dice: “mi sono sempre spostato all’arrivo di ogni macigno per rimettermi sul mio cammino centrista”. Mentre si delineano nuove prospettive, senza mai dare diktat al futuro quanto mai imprevedibile della Campania, lo sguardo corre a personaggi del calibro di Pertini, Papa Woytila, Zaccagnini e Moro. Travalica con divagazioni curiose e non conosciute, come quella di essere stato un lettore dell’Espresso, malgrado il “divieto” di farlo da parte dell’Assistente Ecclesiastico dell’Azione Cattolica, in anni in cui si considerava perfino il teologo Joseph Ratzinger con gli scritti sulla rivista Concilium, veniva impropriamente catalogato come teologo di sinistra. Ancora studente, comprende che la politica ha una dialettica basata sull’alternanza, ma pur sempre su principi inderogabili e scrive a De Mita che sarà uno dei protagonisti della politica del Novecento, propendendo per la presenza di cattolici meno conservatori della Democrazia Cristiana, pur mantenendo un profilo costituzionale laico. Lo stesso De Mita ne riconosce immediatamente le qualità da gladiatore che Clemente Mastella porteranno Clemente Mastella alla carriera parlamentare, non prima di essersi fatto strada nella sua terra, attraverso la parola, ed effettuando fino a 20 comizi al giorno per la rivoluzione della sinistra democristiana. Pe lui la Politica è servizio. Sul piano nazionale il rapporto col consenso è più fluido, se si sbaglia a livello locale si può riprendere la corsa ma correggendo gli errori, mentre a livello nazionale è più complicato risollevarsi. Fanfani nel 1982 rimbrottò i fischi del congresso DC rispondendo che se negli anni ’40 avesse avuto paura dei fischi disse alla platea. “Voi non stareste qui”. Il ’76 fu un anno incredibile per Mastella: fu eletto deputato superando le aspettative con il triplo dei consensi previsti, si sposò ed ebbe il primo figlio. L’incontro negli Stati Uniti e l’affiatamento, immutato negli anni, con la futura moglie Sandra, sono destinati a cambiare la sua vita e ad essere un ingrediente fondamentale per il successo di un uomo che non aveva privilegi di nascita. Il passaggio tra Fanfani e Moro è molto delicato, l’uno destinato alla Presidenza del Senato e l’altro a quella del partito. Ma il rinnovamento è una parola civica che si ripropone continuamente nella storia e così Mastella si oppone ad una linea già prefigurata. A nulla valgono i consigli di De Mita che cerca bonariamente di ridimensionarlo, Mastella chiede ostinatamente a tutti i veterani della DC di seguire un calendario e votare. Moro naturalmente vinse con 70 voti e 40 tra contrari e astenuti, riconoscendo a Mastella la sua integrità fino ad accettare l’invito di una storica conferenza a Benevento, in cui annunciò il problema del terrorismo, l’apatia delle forze politiche che non riusciranno a sintonizzarsi tra loro. Moro e Fanfani non diventeranno mai Presidenti della Repubblica anche a causa dell’idea di apertura e collaborazione con il Partito Comunista che era un’innovazione in nome della libertà occidentale, ma poteva sembrare una trasgressione agli occhi di Kissinger per la separazione nel blocco della cortina di ferro. Il rapimento di Moro colse tutti di sorpresa e l’omicidio è stato uno dei momenti più drammatici della storia politica italiana. Clemente Mastella fece un’interrogazione parlamentare parlando di un possibile coinvolgimento dei Servizi Segreti, del K.G.B. e della C.I.A., poiché, non era accettabile che ci fosse un’esperienza nuova dei cattolici con la presenza dei comunisti in Italia, che avrebbe portato Berlinguer al potere in una primavera italiana, senza l’utilizzo dei carrarmati, come sarebbe avvenuto in Polonia e altrove e dopo, anche con Giovanni Paolo II, immaginando un’Italia preda e prigioniera dei comunisti. L’ascesa politica è comunque inarrestabile al fianco di De Mita. L’idea che un gruppo di provincia fosse alla guida del Paese dava fastidio alla grande impresa, alla guida nazionale e al potere della stampa. A Pertini succede Cossiga alla Presidenza e l’intervento di Mastella evita spaccature nel partito, destinandolo tuttavia ad un ruolo di mediatore, anche a livello internazionale come sottosegretario alla Difesa di un’Italia che ha sempre voluto aborrire la guerra che si combatte, allora come oggi, anche con la manipolazione della comunicazione. Si apre l’era berlusconiana che inizialmente lo rifiuta in quanto rappresentante dell’idea più antica della sinistra democristiana, ma poi si rivela una scelta determinante per una continuità elettorale. Mastella è stato danneggiato e prosciolto da ogni accusa giudiziaria dopo 11 anni e se oggi gli si chiede se preferisce fare il Sindaco o il Parlamentare, preferisce il suo ruolo perché l’idea della centralità del Parlamento è cambiata, in quanto la trasfigurazione istituzionale è data dall’Europa, dalle Regioni e dai Comuni. “Sono stato vittima della malagiustizia italiana come capito’ all’allora ministro Luigi Gui quando fu ingiustamente investito dello scandalo Loockeed”. Il racconto prescinde dall’attacco ai magistrati perché Clemente Mastella continua a rileggere la politica del futuro che non è un luogo astratto, ma un progetto per il futuro, un’idea, un percorso, un metodo, una storia, un’identità.






