Venerdì 24 giugno, alle ore 19, sarà inaugurata nei locali di Chiaroscuro, la collettiva degli allievi di Mariella Siano
Di OLGA CHIEFFI
Riappropriarsi di una manualità originaria, fatta di ritmi lenti e misurati e di una saggezza rituale che dona linfa alla sperimentazione contemporanea. Assaporare il delicato fruscio dei pennelli, recuperare la materia ceramica come strumento di espressione creativa. È questa la filosofia che ha dato vita al corso di ceramica tenuto da Mariella Siano nel suo showroom di via Duomo: un laboratorio di idee e di talenti, uno spazio dedicato alla ricerca, nato dall’incontro della ceramica con l’arte e il design, per offrire al mondo del progetto oggetti artistici e d’arredo. Gli allievi di Mariella Siano saranno ospiti, con le loro produzioni, dei locali di Antonia Rinaldi, Chiaroscuro Illuminazione, in corso Garibaldi 139, da venerdì 24 giugno, con opening fissato per le 19, sino a fine mese. Quattro gli “iniziati” all’arte ceramica i cui pezzi verranno esposti, Arianna Bagnati, Marzia De Rosa, Francesco Di Lisa e Yana Zatvarnytska, opere attraverso cui si potrà toccare con mano il loro percorso, dall’avvicinamento alla materia per iniziare a capire cos’è l’argilla, fino ad arrivare ad una fase avanzata, più progettuale, nel quale affinare le tecniche apprese, “un processo del poièo che produce conoscenze da trasferire in altro, anche da far fruttare nella vita – ci rivela Mariella- come è avvenuto per la prima delle mie allieve, Loredana Salzano, oggi artista e designer, creativa che si è trasferita a Lipari, in una vera e propria fucina creativa, un antro della maga ai piedi del vulcano, dove realizza ceramiche artistiche, pitture informali, sculture, installazioni e gioielli”. Esiste un legame stretto tra il pensiero filosofico dell’esistenza e della ragione umane e il sapere del progettare-costruire, entrambe hanno un comune, e fondamentale riferimento, lo spazio. Noi uomini della fine ereditiamo il concetto di spazio come extensio, con esso Cartesio pensava lo spazio quale pienezza e continuità della materia e quindi quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione. Marsia nome antico e materico, cantiere, progetto in costruzione, diviene, aprendosi a tutti con i suoi corsi, il tòpos, il dove, che, localizzando, determina una cosa come cosa-per-l’uomo, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza, che consente la progettualità e l’attuazione, l’esistenza razionale, aprendo all’arte, e quindi assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”, mentre la familiarità del luogo assumerà il tratto di condizione necessaria di ogni progettualità, non solo civile. L’arte ceramica, come la musica o la pittura e la danza, è esperienza, è sempre prima “come” e poi “perché”: solo grazie a un dove che stabilizzando, normalizza, è possibile rendere comune l’esperienza, familiarizzarla, nel senso di comunicarla, dando vita a questo progetto che inaugura una nuova fase artistica del laboratorio ove le forme e le decorazioni degli oggetti diventano il risultato di un sofisticato esperimento, che si svolge in maniera dinamica, dando vita a creazioni originali, antiche, dalle linee estremamente contemporanee.