di Salvatore Marrazzo
Gentile direttore,
Le scrivo in merito a due articoli usciti di recente sul suo giornale, il primo, scritto da Lei e il secondo, come risposta, scritto dal dott. Carmine Landi. Con tempestivi dettagli, Lei presentava la notizia di presunte riunioni politiche alquanto “sotterranee” o, nella loro essenza, carbonare, e ciò nel tentativo di costruire a Mercato S. Severino una valida possibilità democratica, percepita e, ormai, acclarata la deludente “performance” di governo dell’attuale amministrazione tenuta insieme indistintamente da un accordo tra destra e sinistra. Uso termini obsoleti, me ne scuso, ma sintetici per meglio far intendere qualcosa d’incomprensibile, e cioè un accordo amministrativo tra forze politiche completamente avverse una all’altra. Senza entrare nel merito politico, che pur andrebbe sviluppato, e tornando al motivo di questa mia necessità di scriverle, mi chiedo, senza mancarle di rispetto, dove sia la notizia e dove il pettegolezzo giornalistico, di cui, ormai la stampa ci ha abituato da qualche tempo. Se ci sia qualche volontà da parte di persone, di cittadini liberi e capaci, e ansiosi di misurarsi democraticamente per il benessere di una cittadina, che si facessero avanti con un volto e non con sotterfugi che sembrano rimodulare proprio ciò che, nelle intenzioni, essi intendono contrastare. Nello scrivere ciò, concordo con il dott. Carmine Landi e con il dott. Giovanni Nigro, che in un suo recente post, riferendosi all’articolo del dott. Landi, scrive di un ripristino di gramsciana “connessione sentimentale” con l’elettorato. In breve, entrambi, sia il dott. Landi sia il dott. Nigro, chiedono una partecipazione serena e civica affinché si possa ricreare, offrire, ristabilire quel modello democratico fatto d’incontri propositivi, di scambio d’idee e di pacificazione costruttiva. Se ne avvantaggerebbe la comunità tutta, una comunità logorata da una guida a dir poco deludente e provinciale nei metodi e nell’ascolto. Più presenza tra la gente e meno demagogico nascondimento, chi vorrà avere l’onore di amministrare la nostra Città, rifletta su quest’aspetto, scrive Giovanni Nigro. Mi permetto di aggiungere alle parole del dott. Nigro, e specificare, che “presenza” debba significare conseguenzialità di azione e di fatti, in un agire possibile che sia non la mera presenzialità come, ahimè, i tempi ci hanno abituato e sedotto ma riconoscimento di un’azione concreta e valoriale. “Presenza” deve tornare a significare unità e attenzione. Attenzione, cioè interesse, riflessione, tensione verso quelli che sono i bisogni primari e necessari della comunità. Primo tra tutti, il bisogno sanitario. E, quindi, ambientale. L’ambiente è nella sua prerogativa risorsa umana, misura e non gozzoviglia mercantile. La necessità socio-educativa. Cultura non significa trattenimento, spettacolo ma impegno e lavoro faticoso e costante. Detto ciò, che non vuole essere un programma politico, ma solo un auspicio e un’umile e modesta riflessione da proporre a chi voglia effettivamente vedere nell’amministrazione di una comunità, nel caso specifico Mercato S. Severino, non un’opportunità personale ma un gravoso quanto stimabile impegno di ricostruzione etica e civile. L’attuale crisi, non solo quella locale ma nazionale e internazionale richiede uno sforzo collettivo enorme e uomini capaci di assumersi responsabilità non indifferenti. La cosa pubblica non è un trastullo qualsiasi, un gioco da giocare in maniera subdola e poco onorevole, ma una cosa seria e importante. Non chiede uomini speciali ma uomini che sappiano esprimere uno sguardo d’insieme e un’abnegazione assoluta. Si reclamano, pertanto, semplicità e competenze. Non sono tempi di sperpero e di bagordi. Ovviamente, uno sguardo postula un volto. Il mio vuole essere, soltanto, un invito alla sobrietà e al pudore. Cordialmente.





