di Olga Chieffi
Poco più di una quindicina di anni fa Mario Biondi, grazie a “This Is What You Are” e a una vocalità immediatamente riconoscibile, si impose come un unicum sul nostro panorama musicale avvicinando il grande pubblico alle sonorità soul-jazz che solitamente non sono avvezze a conoscere i vertici delle classifiche di vendita. Mario non ha dilapidato il capitale di fama e notorietà regalatogli da quel brano avviando una carriera che, tuttora, gode del favore della gente, trasformandosi in un artista imprescindibile del nostro panorama musicale, unico con la sua voce profonda che cavalca uno stile in cui nessuno riesce ad apparire credibile quanto lui. Voce ricca, piena, di timbro scuro e intenso volume; spazia nella zona centrale del registro. Ha gli stessi passaggi di registro del baritono lirico-drammatico, quindi la differenza tra i due è essenzialmente una differenza di timbro e tessitura, ricca di armoniche basse che le conferiscono una morbidezza e un colore riconoscibile tra mille. La sapienza e la padronanza dello stesso arriva da anni di gavetta, di live in lungo e largo per tutta la penisola che gli han permesso di non essere impreparato all’arrivo del successo. Tanti anni in cui Mario ha collaborato con i più grandi della nostra musica, come ad esempio, Claudio Baglioni, non disdegnando altresì emergenti di belle speranze, trovando in tali collaborazioni linfa vitale poi collimata in progetti propri. In questi anni il crooner-soul man catanese ha inanellato successi, si è concesso collaborazioni importanti, ha frequentato palcoscenici di grande visibilità come Sanremo. Mario Biondi omaggia il grande cantautorato italiano, pubblicando quale ultimo atto del progetto “Crooning Undercover”. Oltre ai due brani “La donna cannone” di Francesco de Gregori, ed “E tu come stai” di Claudio Baglioni, “Pensiero Stupendo” di Patty Pravo e “Sulla Terra io e lei” di Riccardo Cocciante, quattro brani che hanno avuto un ruolo determinante nella sua formazione artistica. Infatti, il crooner siciliano ha dichiarato più volte di essere cresciuto ascoltando molta musica italiana, in particolare dei grandi cantautori ed interpreti degli anni 70 e 80 grazie soprattutto al padre Stefano Biondi, anch’egli cantante. Un tributo ai grandi artisti che hanno portato al successo le versioni originali, ma anche un modo di affermare quanto questi quattro brani siano stati vissuti come propri dall’Artista, che ora ne restituisce delle versioni profondamente ispirate dal proprio bagaglio musicale. La definizione di “crooner”, ovvero colui che “canta in tono sottomesso” – uno stile che ha avuto la sua massima espressione negli Stati Uniti con i cantanti jazz dagli Anni Quaranta -, non rende giustizia all’atmosfera avvolgente che si crea ascoltandolo dal vivo. Il jazz classico, ultimamente è tornato di moda, come anche il soul; tutti amano sentirlo, tutti amano cercare di capirci qualcosa, perché è pur vero che è un tipo di musica estremamente colta. Non si sa bene il perché sia riscoppiata questa passione per tale genere, ma è un bene vedere come, alle nuove generazioni, venga data spesso la possibilità di avvicinarsi ad un genere che, solitamente, non riscontra molto successo. Se poi esiste un cantante che, ancora di più, permette alle masse di rendere piacevole quel suono riportando dalla tomba una timbrica che si credeva spenta, ecco che il genere non diventa più una moda, ma un’esplosione di felicità e un fenomeno senza precedenti, in particolar modo per il nostro paese: Mario Biondi ha fatto quest’effetto all’Italia. Non serve andare oltre oceano o indietro nel tempo e il concerto di domani, fissato per le ore 21 principierà, infatti con My favorite things, la sua storica band di sei elementi, in questo nuovo atto Mario Biondi proporrà uno spettacolo elegante ed essenziale, calandoci in un’atmosfera intima e raccolta, accompagnato sul palco, tra gli altri, da un trio inedito: Elisabetta Serio, nota per il suo sodalizio artistico con Pino Daniele, al pianoforte, Aldo Capasso, vincitore di vari premi di livello internazionale, al basso e contrabbasso e Francesca Remigi, anche lei molto apprezzata per le sue doti in composizione ed improvvisazione e vincitrice di vari riconoscimenti nei contest jazz, alla batteria. Quindi, Mario Biondi si dividerà tra Cantalupe Island, Dindi, No More Trouble, Jeannine, Love is a temple e tanti altri titoli, in un mix di cover e inediti, centrato su questo genere musicale, una sfida, quella dell’acustico, che va in controtendenza, in un momento in cui gli artifici nella musica vanno per la maggiore. L’idea è quella di umanizzare il suono e il canto, una prova sensoriale importante sia per i musicisti che per il pubblico.