di Pina Ferro
Non perdeva occasione per spintonare, maltrattare e generare uno stato di paura nei confronti dell’ex convivente. A mettere la parola fine all’incubo che stava vivendo la donna, originaria della Sardegna e da qualche tempo rifugiatasi ad Agropoli, sono stati i militari della locale compagnia, coordinati dal capitano Fabiola Garello, che hanno fatto scattare le manette ai polsi del 40enne, ex collaboratore di giusitizia, attualmente residente a Baronissi, Walter Castagna. L’uomo è stato assicurato alla giustuzia e rinchiuso nella casa circondariale di Vallo della Lucania, nella serata di venerdì. Nel dettaglio, Walter Castagna è stato sorpreso dai militari a bordo di una vettura con alla guida un amico, un 40enne di Pollica già noto alle forze dell’ordine, successivamente denunciato all’autorità giudiziaria per detenzione abusiva di armi. La donna, dopo aver subito per lungo tmpo i maltrattamenti di Castagna, è riuscita a ribellarsi e dopo essersi allontanata dall’abitazione del convivente, si è recata presso la stazione carabinieri di Agropoli per denunciare reiterati episodi di maltrattamenti in famiglia subiti nel corso della convivenza, segnalando, nel contempo, la presenza dell’ex convivente nei pressi della caserma unitamente ad un amico. Immediatamente, i carabinieri raccolta la denuncia si sono posti alla ricerca dei soggetti che sono stati rintracciati e trovati in possesso di diversi coltelli a serramanico, un tirapugni metallico e un bastone animato. Walter Castagna, espletate le formalità di rito, è stato ammanettato, mentre l’amico è stato deferito in stato di libertà. Walter Castagno nei panni di collaboratore di giustizia rivelò gli scenari delle nuove leve della criminalità salernitana, in particolare del clan Villacaro-D’Andrea a cui fu attribuito l’omicidio, nel febbraio del 2007, di Donato Stellato. A Vincenzo D’Andrea e Vincenzo Villacaro (detto Ciro) fu notificata anche un’ordinanza per l’omicidio, nell’agosto dello stesso anno, di Fabio Petrone, legatissimo Castagna, che secondo la Dda fu ucciso proprio perché si temeva che potesse seguire l’amico nella scelta collaborativa. Dopo la morte di Petrone anche Castagna fece marcia indietro, affermando tra l’altro di aver parlato sotto l’effetto di sostanze psicotrope, ma finì in carcere.