Ragionare sul contrasto alla criminalità trovando la giusta misura tra meno Stato e più Stato. E’ questo il principale obiettivo del convegno organizzato dalla Società Libera dal titolo “Stato e Criminalità”, che avrà luogo sabato, alle ore 9.30, all’interno di Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno. Dopo gli interventi del presidente della Provincia Antonio Iannone e del direttore della rivista “Intervento nella Società”, Riccardo Pedrizzi, ad aprire il dibattito sarà il direttore di Società Libera, Vincenzo Olita. A discutere del rapporto tra “Stato e Criminalità” vi saranno anche Ernesto Savona, docente dell’università Cattolica di Milano e direttore Transcrime; Luigi De Sena, vice presidente della Commissione Bicamerale Antimafia; il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Federico Cafiero De Raho; il Procuratore della Repubblica di Salerno Franco Roberti; il docente dell’università di Pisa e direttore Master Apc Alberto Vannucci; il presidente della Piccola Industria Vincenzo Boccia; il direttore de “Il Denaro” Alfonso Ruffo; l’editorialista del Corriere della Sera Pietro Ostellino e il cofondatore di Liberti Tv Marco Marchese. Con Società Libera esponenti del mondo accademico ed imprenditoriale hanno ritenuto di dar vita ad una aggregazione, capace di arricchire il dibattito culturale e contribuire così al processo di trasformazione della società italiana.
Direttore Vincenzo Olita perché un convegno su “Stato e Criminalità” a Salerno?
«Vogliamo mettere in relazione il rapporto tra lo Stato e le organizzazioni criminali. Quindi discuteremo non solo della presenza in Italia della criminalità ma bensì di quale rapporto ha lo Stato con essa»
Si spieghi meglio
«Tutti sanno che nel nostro territorio ci sono la mafia, la n’drangheta, la Sacra Corona Unita, che esistono diversi fenomeni di criminalità organizzata e per questo motivo noi non parleremo di questo ma ci porremmo delle domande. Come, ad esempio: qual è il rapporto tra lo Stato e queste organizzazioni? La battaglia contro di esse la stiamo vincendo oppure no? Basta arrestare i latitanti per ridurne la potenza e il controllo sul territorio o va fatto qualcos’altro?»
E lei, invece, cosa pensa?
«Io credo che non basta arrestare i latitanti per contrastare la criminalità. Bisogna puntare su tre leve: una repressiva, un’altra culturale e un’altra basata sullo sviluppo economico»
In che modo?
«La repressione nei confronti delle mafie deve continuare e sempre di più con maggiore forza e determinazione ma tutto il lavoro non lo può fare solo ma magistratura. Per quanto riguarda la leva culturale, devo dire che un’iniziativa importante la possono svolgere i mezzi d’informazione, che non devono solo esaltare, giustamente, il lavoro della magistratura e delle forza dell’ordine quando vi è un arresto ma bensì approfondire un problema, quello della criminalità, che spesso viene ancora sottovalutato. E, infine, c’è bisogno di sviluppo economico ossia di lavoro. Si può parlare di cultura ma se non c’è lavoro a che serve? Per questo occorre un piano complessivo che unisca repressione, cultura e sviluppo economico per capire che rapporto c’è tra lo Stato e le mafie»
La disoccupazione aumenta ma non è ancora scoppiata una rivoluzione. Secondo lei c’entra qualcosa la criminalità?
«Certamente. In alcuni territori, come la provincia di Caserta, dove si registra un alto tasso di disoccupazione giovanile, vi è pace sociale. Qualcuno si è mai chiesto il motivo?»
Spesso sono vittime delle mafie gli imprenditori. Molti di loro, però, hanno il coraggio di denunciare chi li ricatta. Basta?
«Giustissimo, ma non vanno considerati bravi perché non pagano il pizzo ma occorre creare un sistema di contrasto facendo anche cose nuove come, ad esempio, sburocratizzando l’apparato statale»
Direttore, dunque, qual è la sua conclusione?
«Occorre la leva economica ed ancor più quella culturale affinché lo Stato sia Stato»