di Erika Noschese
Originario di Capaccio Paestum, oggi vive ad Avellino ma il suo talento è noto ovunque. Paoloantonio Sabino è pronto a lanciare il suo primo lavoro discografico: “Maasai”, infatti, uscirà il prossimo 17 marzo su TraxSource e il 31 marzo su tutte le piattaforme musicali. È il primo lavoro discografico del dj capaccese, noto producer: un viaggio musicale che attraversa la tribù Maasai con i suoi suoni e l’atmosfera tipica dell’Africa. Distribuito da Moiss Music Black, nota etichetta russa, Maasai è un percorso artistico e umano che il 21enne capaccese ha intrapreso fin da giovanissimo.
È nato un nuovo lavoro musicale. Come nasce questo singolo e quali sono i temi trattati?
«Il brano Maasai nasce come una traccia che deve portare il segno di come brano house tribale ma anche come un brano culturale trasportando gli ascoltatori in un viaggio all’interno del mondo delle tribù Maasai così da unire la musica elettronica all’arte della natura, dando un tocco di house a quelle che possono essere i suoni utilizzati dalle tribù come flauti, tamburi e canti popolari. Non è la prima volta che si ascolta un brano del genere, ne esistono moltissimi ma il mio obiettivo è trasmettere a chi ascolterà il mio brano la sensazione di unire la musica elettronica alla cultura; non è solo “rumore”, come qualcuno ancora la definisce. I miei progetti musicali sono sempre studiati nel dettaglio per lanciare messaggi in codice culturale».
Come nasce la tua passione per la musica?
«La mia passione per la musica, o meglio per il mondo del deejay nasce all’età di otto anni quando frequentavo le scuole elementari. Iniziai a scoprire il mondo del deejay e ne rimasi subito affascinato da tutto ciò, a tal punto che decisi di costruirmi da solo una console da deejay unendo due piccoli lettori Cd e un mixer. E così, iniziai ad esibirmi alle feste di compleanno dei miei amici all’età di soli nove anni. La mia cameretta era un po’ la mia personalissima – e ovviamente unica consentita – discoteca. Con il passare del tempo, crescendo, iniziai a studiare davvero per capire cosa vuol dire essere un deejay ma soprattutto studiare la musica. È fondamentale la storia della musica, va conosciuta a fondo».
Quale genere musicale preferisci o meglio ti distingue produrre?
«Diciamo che io amo tutti i generi musicali dalla musica classica: per fare due nomi di artisti che amo della musica classica ad esempio Fryderyk Chopin, Nicolò Paganini, Igor’ Fëdorovič Stravinskij fino ad arrivare alla musica Techno. Quindi non ho un genere preciso su cui mi focalizzo ma amo ascoltare e suonare la musica, nel suo insieme. Però diciamo che il genere che ho deciso di portare avanti, artisticamente e in termini di produzione è la latin house / tribal house ma non è detto che non lavorerò ad un disco house o in disco techno. Vivo di vibes, tutto nasce e cambia giorno per giorno».
Da giovane, quali sono le difficoltà che riscontri nel tuo percorso musicale?
«Più che difficoltà diciamo che ci sono dei piccoli imprevisti che possono esserci durante questo percorso, nuovo per me ma la difficoltà più grande è quella di far capire realmente la passione e la voglia di fare musica che viene nascosta e mascherata da questi social di oggi. Sempre più spesso, infatti, i social fanno passare messaggi sbagliati, soprattutto nel mondo del deejay/producer facendo capire che è un mondo usato solo per l’immagine ma non è per nulla così perché la musica è una lingua e una cultura non si può parlare solo di note».
Progetti futuri?
«Per il futuro? Ho passato anni ad inseguire questa passione, con tutte le difficoltà e gli ostacoli del caso. Spesso, venivo preso di mira dai ragazzi della mia età, persone che giudicavano negativamente il mio percorso artistico. Ora, lascio fare al destino. Ho altri progetti in cantieri a partire dalle tante collaborazioni con musicisti di spicco. Chissà, lo scopriremo strada facendo, per il momento mi godo il presente».