Luigi Francavilla e quella tromba appesa ad un filo - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Luigi Francavilla e quella tromba appesa ad un filo

Luigi Francavilla e quella tromba appesa ad un filo

Olga Chieffi

Quando decisi di studiare il flauto traverso e preparare l’ammissione al Conservatorio, il mio primo Maestro Mario Baldino, raccomandandomi leggerezza e morbidezza nel registro acuto, disse: “Olga sai che ci stava un trombettista di Corbara che riusciva ad emettere sovracuti pulitissimi con la tromba sospesa ad un filo?” Era Luigi “Gigino” Francavilla. Il Maestro fu una tromba mitica, classe 1920. suoi primi studi li compì all’orfanatrofio Umberto I, in quel periodo magico che produsse grandi strumentisti che portarono il nome della Salerno artistica in tutto il mondo, come successe anche per il giovanissimo Luigi, per proseguire al Conservatorio di Roma, dove condivise gli studi con un giovane Ennio Morricone. Ma è nel dopoguerra che Francavilla si impose come protagonista della scena musicale italiana fondando nel 1947 l’Orchestra Willy Frank – nome d’arte che gli aprirà le porte del successo. Dotato di uno stile unico nell’interpretazione dello swing, Francavilla conquistò Max Angelovic, celebre arrangiatore statunitense, che non esitò a ad accostarlo a leggende del calibro di Bunny Berigan e Ziggy Elman. Con la sua orchestra, fu protagonista per sei mesi di un programma radiofonico notturno trasmesso anche in Nord America, e divenne il gruppo residente della Casina delle Rose, iconico locale romano. L’omaggio pensato per i Concerti d’estate di Villa Guariglia ne ripercorre la carriera attraverso musica e narrazione, intrecciando la storia del trombettista con quella dell’uomo. Una vicenda personale che si arricchisce di aneddoti straordinari, come la relazione con Lilla Pacelli, nipote di papa Pio XII, conosciuta negli anni Quaranta. I salernitani, che ricordano lo sbarco alleato lo legano alla sua orchestrina jazz che ogni sera, con grande successo, si esibiva al Tersicore, una ballroom sita nei locali dell’attuale San Genesio, e ad un assolo di oltre mezz’ora sulle note di Stardust, un “duel”, insieme ad un Achille Guglielmi al sax contralto, che incantò il Generale Clark, in un Teatro Verdi stipato sino all’ultimo ordine di posti dalle forze alleate. Poi, il successo quale direttore artistico del Teatro di Rio de Janeiro, della maggiore emittente di quella città e la fondazione della Willy Franck, una big band che trasmetteva negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Stasera il jazz torna protagonista dei Concerti d’estate di Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare con una serata dedicata alla “scuola salernitana”. Alle 20.30 con “Storie di jazz salernitano, tra parole e swing”, Carlo Pecoraro ed Enzo Negro ripercorreranno gli aneddoti di vita di Luigi Francavilla, la tromba di Corbara che ha saputo incantare anche Rio de Janeiro. Naturalmente, la vita di Francavilla avrà il suo racconto in musica con gli X-Group, formazione composta da Enrico Di Martino (chitarra e voce), Carmine Viscido (contrabbasso), Enzo Negro (batteria) e Jacopo Martone (tastiere) e special guest Giovanni Paracuollo alla tromba. Storie e aneddoti sono veramente numerosi. La prima è che il M° Francesco Florio, compagno di studi di Francavilla al “Serraglio”, poi istitutore, anzi “inventore” della prima cattedra di sassofono in Italia, qui a Salerno, dopo il 10 settembre del 1943, la deportazione in Germania, chiuso in un campo di prigionia e salvo grazie al suo talento musicale, al quale, fortunatamente, le camicie brune non furono indifferenti, rientrando in patria, tra mille peripezie, solo alla fine del conflitto nel 1946, non possedeva più neanche lo strumento per riprendere a studiare, Luigi Francavilla, a sua volta prigioniero dell’esercito alleato, avendo in animo di allestire una formazione da ballo, gli regala un sax alto. Francavilla, di stanza alla ballroom “Tersicore” – l’ ex teatro San Genesio – aveva sapientemente sottratto diverse partiture dell’orchestrina jazz del reggimento, particolare importante perché, proprio avvicinando la musica afro-americana, Franco Florio scoprì con sorpresa che diversa notazione è scritta al di sopra dell’estensione consueta , suoni “fuori registro”, che i saxofonisti americani erano in grado di produrre, iniziando, così, lo studio e lo sviluppo della tecnica dei bis-acuti, che lo porterà a redigere tavole e studi con le posizioni relative da lui sperimentate. Quindi una più simpatica, un’ esecuzione celeberrima di Ciliegi rosa , cavallo di battaglia del trombettista che il M° Paracuollo sicuramente avrà in scaletta, unitamente a Misty, alle grotte del Piccione a Roma quando la cromatina di cui aveva intriso i capelli Luigi Francavilla si disciolse sotto le lampade incandescenti da palco in uso al tempo.