Luca Daniele: Adesso è necessario introdurre il reatodi omicidio sul lavoro - Le Cronache
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Luca Daniele: Adesso è necessario introdurre il reatodi omicidio sul lavoro

Luca Daniele: Adesso è necessario introdurre il reatodi omicidio sul lavoro

di Erika Noschese
È di poche settimane fa l’ennesima tragedia al porto di Salerno dove ha perso la vita un giovane marinaio messinese. Episodio, questo, che ha riacceso la polemica sulla mancata sicurezza sui posti di lavoro. A chiedere di inasprire le pene, fino ad arrivare al reato di omicidio sul lavoro è Luca Daniele, segretario provinciale Fillea Cgil di Salerno, categoria che tutela i lavoratori dell’edilizia, del legno e affini. Intanto, proprio la Fillea Cgil con la Cgil il prossimo 7 ottobre sarà a Roma alla manifestazione di protesta indetta dalle organizzazioni sindacali per dire “basta morti sul lavoro”.
Segretario, uutimo incidente mortale al porto di Salerno, occorre un cambio di passo immediato…
«Purtroppo si, il contrasto agli infortuni mortali in tutti i luoghi di lavoro deve diventare una priorità nazionale. Lo conferma la sequenza atroce di vittime, degli ultimi giorni, avvenuta in differenti ambiti lavorativi. “Lavorare non è morire”, lo ha ribadito qualche giorno fa anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella , nel suo appello alla Ministra del lavoro Marina Calderone».
Da dove si dovrebbe ripartire secondo lei, in termini di sicurezza?
«Sicuramente da un aggravamento delle pene, fino ad arrivare al reato di omicidio sul lavoro. Occorre, ancora, promuovere la cultura della formazione e della prevenzione incrementando le ore a partire dai più giovani e dalle scuole, diversamente da quello che oggi prevede la bozza dell’accordo tra Stato e Regione che taglierebbe le ore di formazione obbligatorie passandole da 16 a 10, affiderebbe la formazione all’azienda affidataria e non a quella presente in cantiere e soprattutto riconoscerebbe titolarità all’accreditamento anche a enti di formazione con poca o nulla esperienza. Infine una riforma delle pensioni che riconosca, finalmente, che non tutti i lavori sono uguali e tuteli realmente chi svolge mansioni gravose o ad alto rischio. Una cosa è salire su di una impalcatura a 20 anni e una cosa è salirci a 65 anni».
I controlli oggi sono sufficienti?
«No, Assolutamente, occorre una maggiore sinergia tra enti ispettivi e di polizia. Le 800 assunzioni fatte ultimamente all’Ispettorato del lavoro non risolvono minimamente il problema. La consistenza del corpo ispettivo adibito alla vigilanza deve quintuplicare il numero degli attuali funzionari, per tentare di essere rispondenti alla molteplicità di imprese ed aziende presenti sul territorio nazionale. Attualmente una impresa edile riceve una visita ispettiva una volta ogni 20 anni, traete voi le conclusioni».
Disoccupazione, lavoro nero tra le criticità più importanti. Quali soluzioni?
«La precarizzazione continuerà a creare povertà e farà crescere ancora di più il numero di incidenti mortali in tutti i luoghi di lavoro. Bisogna invertire la rotta, il governo sbaglia nel liberalizzare il tempo determinato e l’utilizzo dei voucher. Occorrono, diversamente, risorse pubbliche volte ad incentivare l’assunzione di giovani con contratti a tempo indeterminato, soprattutto nel meridione d’Italia, attraverso sgravi contributivi alle aziende, investimenti e progetti mirati utilizzando i fondi del Pnrr».
Qual è lo stato di salute del settore edile oggi?
«Il settore è in salute, dopo il rallentamento che la pandemia aveva generato, i vari bonus e super bonus hanno dato slancio all’intero comparto oltre ad aver ridotto emissioni e portato risparmio energetico. Ad oggi, cresce la massa salai, cresce il numero di imprese impegnate nei lavori , cresce il numero degli operai. Bisogna ora salvaguardare questo trend positivo investendo bene su rigenerazione, sostenibilità e messa in sicurezza del territorio dal rischio frane ed alluvioni, purtroppo, ancora molto frequenti sull’intero territorio nazionale».