Un’analisi senza sconti sull’astensione record, un richiamo potente alle radici del cattolicesimo democratico e un obiettivo ambizioso: il 20% dei consensi. È questa la “sfida” lanciata dall’onorevole Salvatore Cardinale, già ministro delle Comunicazioni. Le dichiarazioni, rilasciate in un’intervista separata raccolta a margine della convention di Forza Italia “Libertà” a Telese Terme offrono una visione strategica netta per il futuro del partito. Cardinale non usa mezzi termini per descrivere l’attuale vuoto politico, parlando di un “50-55% di elettori che non vanno a votare” e che vivono in uno stato di “apolidia politica”. Per l’ex ministro, il compito storico degli azzurri è diventare la “casa” di questi orfani della politica, plasmando un partito capace di fare sintesi tra anime diverse – dal liberale al popolare, dal cattolico al socialista – e, contemporaneamente, di agire come “mitigatore” delle spinte più radicali all’interno del centrodestra di governo. La sua visione per il rilancio di Forza Italia è chiara: pluralità, ascolto e una piattaforma riformista che superi la politica della “pancia”. L’analisi di Cardinale parte da un dato di fatto ineludibile: la crescente astensione. “Ci interroghiamo, ma questo lo debbono fare anche gli altri partiti, su un 50-55% di elettori che non vanno a votare”, ha affermato l’ex ministro, legando strettamente questo fenomeno all’assenza di un punto di riferimento ideologico e programmatico. “E allora a questi vuol dire che manca una casa, che manca una risposta rispetto alle attese, alle domande e alle necessità”. In questo contesto di disaffezione, Cardinale vede per Forza Italia non solo un’opportunità, ma un preciso compito politico: quello di far sì che “la società diventi Stato”. Nel corso dell’intervista, l’onorevole Cardinale ha fatto un profondo richiamo alle sue radici politiche, l’esperienza del cattolicesimo democratico. “Debbo la mia iniziativa, l’attività e anche quei successi che ho avuto nella mia carriera politica al fatto che il mio precettore mi ha mandato giovanissimo a militare nel movimento giovanile della DC”, ha ricordato, sottolineando come il cattolicesimo democratico sia “eternamente nuovo” e capace di offrire una “piattaforma di straordinaria portata”. Un messaggio, quello di Cardinale, che si è intrecciato idealmente con le riflessioni sulla spinta al rinnovamento, citando la figura di Leone XIV, Papa della Rerum Novarum, la pietra angolare della dottrina sociale della Chiesa che diede la spinta ai cattolici a impegnarsi in politica. Cardinale ha definito questo messaggio ecclesiale come “sempre nuovo e utilissimo a Forza Italia”. Tuttavia, l’ex ministro ha messo in guardia da derive identitarie restrittive. Sebbene il richiamo al cattolicesimo sia fondante, “se Forza Italia vuole conquistare lo spazio di cui parlavamo, non può limitarsi a parlare ai cattolici”, ha ammonito. “Non ci sarà più il partito dei cattolici e Forza Italia non lo potrà essere”. Il futuro di Forza Italia, quindi, non è in una singola etichetta, ma in una sintesi programmatica e ideologica di più anime storiche della politica italiana: un “partito riformista, liberale, popolare, cattolico, socialista e laico-risorgimentale”. Per poter incarnare questo ruolo di grande partito plurale, Cardinale ha indicato alcune condizioni essenziali, dettate dalla “contingenza” del momento politico. La prima è l’assoluta necessità di un “partito plurale, un partito che ascolti, un partito che si confronti”. Il confronto, in particolare, deve portare a una sintesi capace di superare l’attuale “politica che oggi narra una realtà che non è, perché fa leva sui bisogni della gente, quindi sollecita come si suol dire la pancia”. Contro una politica basata sull’istinto e la contrapposizione, Cardinale ha invocato un ritorno al pensiero e alla costruzione condivisa. “Noi dobbiamo tornare a ragionare, dobbiamo tornare a costruire insieme, dobbiamo far sì che venga sciolto il nodo delle contrapposizioni politiche”. Questo messaggio di pacificazione e costruzione, proveniente da Telese Terme, è visto dall’onorevole come fondamentale e destinato a raggiungere anche le periferie del Paese. Infine, l’ex ministro ha sottolineato l’importanza del rafforzamento di Forza Italia anche per il destino dell’intera coalizione di governo. Una Forza Italia forte e con un consenso al 20% non servirebbe solo a sé stessa, ma alla stabilità del centrodestra. “Così Forza Italia potrà avere un ruolo, uno spazio sempre più grande che serva anche a mitigare le asprezze dei radicalismi anche all’interno del centrodestra”, ha concluso Cardinale. La sua visione è chiara: “Più forte è Forza Italia e meno spinte ci saranno verso posizioni radicali”. La sfida, dunque, è lanciata: riconquistare gli “apolidi”, costruire un grande partito plurale e, al contempo, fungere da bilancia moderatrice e riformista per il futuro della coalizione e del Paese.





