di Red. Cro.
La Procura non ha dubbi, al mercato ittico di Salerno c’è la mano dei clan della camorra. Una dichiarazione pubblica che arriva manco un mese dopo all’assoluzione di 17 persone legate al clan D’Alessandro, con interessi nel mercato salernitano. Tra gli assolti il nome eccellente c’è anche Michele D’Alessandro, 39enne pregiudicato, figlio del boss Luigi, detto Gigginiello, scarcerato lo scorso aprile dopo aver scontato una condanna a 30 anni, e nipote omonimo del defunto padrino di Scanzano. E sarebbe stato proprio lui, oggi libero, ma al tempo dei fatti in carcere, secondo l’accusa a gestire il business del mercato del pesce nello scalo salernitano, attraverso due ditte gestite da una serie di prestanome, tra i quali sua moglie Giovanna Girace e il cognato Nunzio Girace, detto ‘o mericano, indagato per evasione fiscale e vittima di un agguato nel 2013. Inchiesta del Pm Montemurro. Ora con l’arresto di Gianni Mauro si riapre il capitolo tra clan e mercato del pesce. L’imprenditore capaccese Gianni Mauro di 32 anni, titolare di un banco ittico, il quale, secondo le ipotesi inve
stigative, voleva assicurarsi il monopolio nel mercato di Via Mecio Cracco e per questo avrebbe assoldato il commando punitivo; il 46enne Massimo Squillante di Sarno, presunto fornitore delle armi; il 31enne Biagio Lammardo di Sala Consilina e il 37enne sarnese Donato Cataldo, presunti autori dell’agguato. Come si evince da numerose intercettazioni schiaccianti, eseguite sulle utenze degli indagati, ad agevolare il gruppo le presunte ‘soffiate’ di due carabinieri amici, l’appuntato scelto G.G. in servizio presso il Comando provinciale dell’Arma, e A.D.V. del Nas di Salerno, il quale avrebbe anche sollecitato controlli a sorpresa pilotati presso la pescheria ‘Marechiaro’ per mettere in difficoltà l’attività ‘rivale’ gestita da Ferrigno. A StileTV, lo stesso Ferrigno spontaneamente ha spiegato l’accaduto: “Fu una notte terribile, mi hanno sparato solo perché rappresento un concorrente onesto e scomodo, ma ho sempre confidato nella giustizia e negli investigatori; ho subito danni morali, psicologici e materiali, così come la mia famiglia, di concerto con i nostri avvocati mi costituirò parte civile nel processo, ma annuncio che devolverò tutto in beneficenza ad associazioni benefiche”. Una vicenda apparentemente slegata dal contesto malavitoso ma che è bastata per riaprire la porta ad una ipotesi investigativa che evidentemente non si è arenata nonostante la sentenza di assoluzione. Perché evidentemente l’ipotesi di Montemurro che con il declino della vecchia camorra salernitana ora si opera nella legalità.