di Erika Noschese
«Una situazione angosciante». Così il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno in merito alle liste d’attesa sempre più lunghe che mettono a rischio la vita dei pazienti fragili, oncologici e cardiopatici per i quali una visita medica può davvero salvare la vita. Nei giorni scorsi, infatti, Hi – Healthcare Insights, attraverso l’“Osservatorio Indipendente sull’Accesso alle Cure” di Fondazione The Bridge, ha presentato i risultati della ricerca 2022 sulle liste d’attesa per l’erogazione delle prestazioni all’interno di strutture ospedaliere pubbliche e private convenzionate. Il Report ha confermato con riferimento al 2021 il quadro di assoluta disomogeneità dei dati forniti dalle singole Regioni, già registrato per le annualità 2019 e 2020 come conseguenza della libertà che la normativa nazionale, indicata nel Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (Pngla), lascia a ciascuna di esse nello stabilire le modalità attraverso cui i dati sono raccolti, utilizzati e resi accessibili ai cittadini. Ciò non consente un’analisi comparata tra le prestazioni dei diversi sistemi sanitari regionali e spesso nemmeno tra i dati della medesima Regione riguardanti anni diversi. Dalla ricerca emerge, dunque, l’urgenza di un ripensamento delle modalità di raccolta dei dati per una corretta e completa analisi dei tempi di attesa. Dal Report emerge una situazione abbastanza complesso in provincia di Salerno, sia per quanto riguarda il Ruggi sia per quanto riguarda l’Asl di Salerno: «Una situazione caotica in questo momento, relativamente ad una problematica che penso sia ancora più importante di tante altre, sempre di natura sanitaria – ha dichiarato D’Angelo – Emerge una fotografia ancora più angosciante in una sanità che da un punto di vista numerico, il rapporto tra professionisti ed atti sanitari, si trova in una situazione di grande difficoltà». Il presidente dell’Ordine dei medici ha poi chiarito che «le soluzioni non sono semplici da adottare perchè il numero dei professionisti è estremamente ridotto e si va riducendo sempre di più, a causa soprattutto dei pensionamenti e dell’esodo spontaneo da parte di molti professionisti a causa del caos, delle continue denunce che subiscono ogni giorno da parte del personale, delle persone e dei propri assistiti perchè per la gente se non funziona la sanità la responsabilità è del medico ma non sempre è così – ha aggiunto D’Angelo – Occorre sicuramente anche un compenso economico che sia dignitoso per il professionista, anche a livello di dignità che il medico deve possedere ma spesso vanno via perchè in altri posti la carriera è più semplice».