“La traccia audio nel tuo reel non è più disponibile.” È questa la frase che da giorni ormai fa da copertina a milioni di contenuti social, silenziati dall’impresa californiana Meta. Il colosso di Zuckerberg non è giunto ad un accordo con la Società Italiana degli Artisti ed Editori(Siae). Entrambe le parti non hanno ceduto sui propri punti. Siae recrimina a Meta di dover accettare un accordo unilaterale mancante di qualsiasi valutazione trasparente riguardante l’effettivo valore economico del repertorio italiano. Continua dicendo: “Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana.” Posizione rafforzata da accordi con ben 150 paesi, 27 dei quali europei. Di seguito al mancato accordo, Meta ha silenziato tutti i contenuti aventi tracce audio sotto tutela dell’impresa italiana senza appurare nessuno distinguo dai contenuti affiliati Siae o Soundreef. Ora proviamo ad osservare la questione con gli occhi di chi con i social ci lavora quotidianamente. Centinaia oggi i creator che del loro rapporto con i social ne hanno fatto un vero e proprio lavoro. Vengono impiegate un notevole numero di ore per creare contenuti che riescano a superare standard calcolati in termini di visibilità ed economici. Un reel – video di diversi secondi condiviso sui social – oggi è composto da una buona base audio, che faccia tendenza, da una buona grafica e da un contenuto. Potremo quindi azzardarci a dire: più visibilità hai, più fatturi. Ma se questa visibilità verrebbe lesa, o in qualche modo compromessa dal mancato accordo tra Siae e Meta, potremo quindi affermare che il lavoro di centinaia di persone è nelle mani di imprese che fanno i capricci? Abbiamo chiesto il parere della nota influencer salernitana, Benedetta De Luca, che non si è fatto attendere. Creator di numerosi contenuti attraverso i social, la De Luca dichiara: ”Non penso tanto ai reel futuri ma a tutti quelli già creati, dove abbiamo investito tempo, ingegno e denaro. Sono ormai tutti silenziati. Ci ritroviamo quindi con profili pieni di contenuti privi di musica e di audio.” È chiaro quindi che il danno si è trasportato non solo su tutti coloro che lavorano con una qualsiasi base audio, ma su tutta la discografia italiana, emergente e non. Oggi i social portano sotto l’occhio di milioni di persone qualsiasi contenuto condiviso, basti pensare ai numerosi artisti emergenti che dei social hanno fatto il loro primo palco. È proprio su questo che si esprime Farina Lorenzo, creator nonché personaggio pubblico, il quale dichiara: “ Il danno non è a Meta che si ritrova una manciata di contenuti audio in meno, bensì alle case discografiche italiane che vedranno lesi i loro interessi e che saranno più propense a spostarsi verso Soundreef”. Un danno enorme per l’Italia. Ciò che viene da chiederci al netto di questa districata storia è: A chi appartengono davvero i contenuti che tutti noi pubblichiamo sui NOSTRI account? Siamo davvero noi a gestire i NOSTRI profili o ci viene solo lasciato credere? A rispondere ci pensa Stefano Maiolica, il nostro “terrone a Milano”: “Questa situazione non fa altro che ricordarci, come una doccia fredda, che quello che portiamo sui social non ci appartiene davvero e che queste piattaforme non sono un servizio pubblico a nostra disposizione ma vere e proprie aziende che fanno prima di tutto i loro interessi.”
Cosmo Nicolino