di Andrea Pellegrino
Spuntano anche le «avverse condizioni del tempo» nella relazione generale al progetto di variante necessaria per «la situazione verificatasi nel sito dei lavori che può considerarsi, da un punto di vista geologico – idrogeologico, come fenomeno “imprevisto ed imprevedibile”». Ma per quest’atto, finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Salerno, i pm ipotizzano il reato falso per Antonio Ragusa (responsabile unico del procedimento), per Paolo Baia (direttore dei lavori della Lotti/Bofill e firmatario della relazione) e per Sergio Delle Femine (direttore operativo nominato dalla direzione dei lavori). Tra le accuse mosse anche quelle di aver falsamente dichiarato eccezionali condizioni meteorologiche. Nella relazione si legge, infatti, di «anormale stagione piovosa nella primavera nel 2009 e piogge di elevata intensità e durata registrate in novembre 2009». Dichiarazioni fase per la Procura che spiega: «Tali fenomeni, in realtà, erano del tutto in linea con le medie stagionali ed anzi non tenendo conto che, in passato, si erano verificati eventi alluvionali gravissimi».
Ma non solo. La Procura avrebbe dimostrato false attestazioni da parte dei tecnici e progettisti tali da determinare maggiorazioni pari a quasi il 1000 per cento. Ed in particolare riguardo alle demolizioni: «Mediante le false attestazioni – scrivono i pm – si appropriavano di 1 milione e 200mila euro (circa), applicando alla lavorazione il prezzo unitario di 215,27 euro al metro cubo (previsto per le demolizioni con martello pneumatico a mano), in luogo di quello di euro 23,00 al metro cubo, corrispondente alla lavorazione effettivamente eseguita».
Ancora la vicenda dei materiali interrati. Tra cui i resti dell’ex pastificio Amato finiti sotto la piazza della Libertà (ed oggetto già di un processo in corso). Nell’ambito della nuova inchiesta, la Procura ipotizza reati che vanno dalla frode nell’utilizzazione dei materiali di riempimento (i rifiuti provenenti dal pastificio) fino all’illecito riconoscimento all’impresa esecutrice degli oneri di conferimento in discarica delle terre e rocce da scavo. Contrariamente al capitolato d’appalto, infatti, le terre e le rocce da scavo, prodotte dalle lavorazioni di realizzazione di Piazza della Libertà sarebbero state smaltite, con l’illegittima qualifica di sottoprodotti, nelle cave di Montecorvino Pugliano (gestita dalla Sarno Costruzioni) ed in parte presso la cava di Coperchia, gestita dalla Meca Meridionale Cave srl.
Quanto alla Lotti associati l’accusa di peculato scaturirebbe da una fattura del 9 settembre 2011, con la quale si chiedeva l’acconto per la redazione della perizia di variante; progettazione che, invece, secondo la procura sarebbe stata firmata dall’ingegnere Nunziata, professionista facente capo all’impresa appaltatrice.