Di Olga Chieffi
Le arti afferrano il presente, lo ripartiscono e ci costruiscono un ponte che conduce verso il tempo della vita. Su questo ponte, ci si trova un amalgama perduto di passato, presente e futuro finchè la scienza umana persisterà, si andrà avanti e indietro. Così è stato per l’intera giornata di sabato nel corso del congresso “Conoscere e Curare i Vasi” Sala Convegni dell’ Ordine dei Medici di Salerno, nato come evento formativo di carattere nazionale sulla scia di ” Conoscere e Curare il Cuore”, altro format nazionale di più vecchia data. Come per Conoscere e Curare il Cuore anche Conoscere e Curare i Vasi riunisce le più alte competenze mediche al servizio della formazione medica. Oltre a importanti medici salernitani, ci sono state anche le relazioni di grandi maestri della Chirurgia direttori di Cattedra, quali i Professori Corradino Campisi dell’Università di Genova, Roberto Chiesa e Andrea Luitz Kahlberg dell’ Università Vita Salute San Raffaele di Milano, oltre che Raffele Pulli dell’Università di Firenze. Il progetto ha da oggi l’obiettivo di approfondire le conoscenze relative alla evoluzione della patologia vascolare “arteriosa, venosa e linfatica” ed al rischio cardiovascolare correlato, alla luce delle ultime evidenze. Si è discusso anche della gestione ottimale del paziente con ipertensione, dislipidemia e cardiopatia finalizzata al raggiungimento del target indicati nelle ultime linee guida, favorendo, così, il confronto tra le diverse figure professionali coinvolte nella presa in carico del paziente, dal medico chirurgo alle diverse discipline accreditate. Conoscere il sistema dei vasi nel corpo umano in modo diffuso, non limitato alla classe medico-infermieristica, è salvavita. Non solo per il malato, ma anche per quelli che vivono con lui o in cui si imbatte. All’insorgere di certi sintomi, infatti, tutti costoro sono in grado di richiedere tempestivamente l’intervento medico. C’è poi un altro motivo per istruirsi. Nell’Arte Medica “illuminata” si fa strada il concetto che il medico deve fare cura personalizzata. Questo richiede un paziente che sappia descrivere i sintomi in modo appropriato e ne monitorizzi l’entità e la frequenza. È arrivata l’ora del cambiamento. Per anni infatti molti medici seguivano un protocollo standardizzato e i pazienti mettevano il proprio corpo nelle mani dell’esperto, quasi che non appartenesse a loro. Quindi il convegno salernitano, ha toccato diversi temi, un programma interessante che è stato presentato dal direttore del corso e Responsabile del Centro delle Malattie Rare cardiovascolari e linfatiche Asl e referente U.o.c. Chirurgia Vascolare Asl Salerno Enza Maria Ottoveggio ed è stato aperto da una disamina della chirurgia dell’Aorta e grossi vasi, medicina digitale e intelligenza artificiale con una tavola rotonda con relatori in presenza e da remoto quali Roberto Chiesa, Andrea Luitz Kahlberg, Raffele Pulli, Roberto Sanseverino, Fernando Chiumiento, Francesco Tortorella, Mario Vento, la stessa Enza Maria Ottoveggio, Bartolomeo Di Benedetto, Antonio Frusciante, Paola Landi e Valerio D’Agostino. Si è continuato con l’analisi delle patologie arteriose degli arti inferiori di interesse clinico e chirurgico con relatori Enza Maria Ottoveggio, quindi, si è passato alle patologie venose e linfatiche di interesse clinico e chirurgico, unitamente alle malattie rare, oltre ad analizzare il linfedema primitivo e lo scompenso cardiaco destro, con relatori Corradino Campisi, Francesco Maria Boccardo ed Enza Maria Ottoveggio. La prima parte del convegno si è conclusa con la discussione del tema Il trattamento del piede diabetico e delle ulcere difficili con la partecipazione di Pasqualina Memoli, Mario Infante, Carmine Oricchi ed Enza Maria Ottoveggio. I lavori del convegno sono continuati con la discussione intorno alle complicazioni apportate dall’Ipertensione, la dislipidemia, l’arteriosclerosi e la malattia dei vasi coronarici che verrà affrontata da Carlo Vigorito, Marco Agrusta e Fernando Chiumiento. Occhio, poi, sulle patologie cerebrovascolari con relatori Giorgio Iaconetta, Isabella Esposito, Anna Bellissimo, Andrea Manto, che ha inviato a relazionare il suo eccellente assistente Valerio D’Agostino e ancora Antonio Di Donna ed Enza Maria Ottoveggio, prima di concludere con I vasi nella storia della medicina. Cosa è rimasto di tutto ciò oltre, naturalmente l’immenso cammino che ha effettuato la medicina nelle tecniche chirurgiche e dell’ algoritmo che riesce con facilità un cancro in base ad un esame mammografico o alla TAC? Gli algoritmi possono essere addestrati a trovare e rilevare vari tipi di anomalie sulla base delle immagini, quindi perché non dovremmo permettere loro di fare questo lavoro in modo che i radiologi possano dedicare il loro tempo alle questioni più difficili?Con le possibilità del deep learning, gli algoritmi sono in grado di imparare da soli mentre i radiologi ne sorvegliano l’efficacia. La radiologia potrebbe, così, diventare rapidamente una delle specialità più creative in cui il problem-solving e l’approccio olistico sono fondamentali. La raccolta dei dati per “addestrare” le macchine, con diverse metodologie, la cosiddetta “apertura” dei tanti anche piccoli tesoretti di indagini e casi da porre a disposizione del “bene” pubblico. L’omaggio del Maestro attuale Corradino Campisi al proprio Maestro, che ha ricordato e ringraziato quale fondatore della scuola italiana, di flebolinfologia, Egidio Tosatti, che continua con suo figlio Corrado Campisi. Omaggiare il proprio maestro, colui il quale ti ha messo gli “strumenti” in mano per “fare” ciò che insegui e ricerchi da sempre è il sogno di ogni bravo allievo. Maestro è un termine di cui si abusa, senza rispettarne l’intenso significato: “Maestro” era l’appellativo di Gesù Cristo nei Vangeli, l’omaggio dei contemporanei ai grandi del Rinascimento. Oggi è banalizzato, nelle arti, nella scuola, in teatro, dappertutto. Il Maestro è generoso, offre aiuto, suggerimenti, ispirazione dentro e fuori l’aula, segnala svolte e insegna prospettive, indica una via e la illumina, col proprio esempio, col proprio “fare”, col proprio porsi sempre in gioco, instilla il dubbio, che è la via per uscire dalla “selva”, un passaggio sicuro fatto di pochi principi chiari, su cui procedere, lavora indefessamente con severità, nella costruzione del sapere, senza mai aggobbire sotto sistemi pre-confezionati, verso sempre nuovi traguardi, conquistati in prima persona. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, di accendere una scintilla in chi viene dopo, un piacere puro, “gratuito”, quindi, impopolare. Il risuonare del termine Maestro ha legato, nell’immediato attraverso le parole del Presidente dell’Ordine dei Medici Giovanni D’Angelo, l’IA alla Schola Medica Salernitana, dove tutto nacque, nelle relazioni di Giuseppe Ferrantino, Enrico Indelli e del decano dei nostri medici, Giuseppe Lauriello, da “Paolo Grisignano, Priore della Scuola Medica Salernitana”, col suo Libellus de pulsibus et urinis del 1543, autorevole anticipatore delle funzioni vitali del cuore, laddove la medicina occidentale dell’epoca era ancora influenzata in maniera pervasiva dalla visione fisiologica di Galeno, la leggenda di Roberto II Ferito in battaglia, portato a Salerno per essere curato e la leggenda che Roberto si sarebbe salvato soltanto se qualcun altro avesse succhiato il veleno dalla sua profonda ferita del braccio che iniziava anche a incancrenirsi. Colui che lo avrebbe fatto, però, avrebbe anche sacrificato la propria vita esua moglie Sibilla d’Altavilla da Conversano decise di sacrificarsi salvando la vita del marito per amore, e per finire la scoperta e la cura dello scompenso cardiaco attraverso le erbe, il salasso e i diuretici nella nostra Schola. Finale di Giovanni D’Angelo, sul medico di esperienza che ipotizzava immediatamente una diagnosi con le sue forze, con la sua intuizione (ricordiamo l’occhio clinico Antonio Cardarelli -ndr-), la semeiotica, per poi avere conferma con gli esami. Oggi è il contrario, ma sarà sempre il dubbio, l’errore, la scintilla improvvisa a fare sì che la medicina faccia parte delle Arti, e che il medico sarà sempre un essere umano.